Un lettore ci chiede da dove nasca, come vada interpretata e come si usi l’espressione utile idiota.
L’espressione utile idiota, di chiaro tono polemico, affiora nella stampa di centro e di destra durante la campagna elettorale del 1948, per apostrofare il fiancheggiatore – si trattasse di un politico o di un intellettuale indipendente – che sosteneva dall’esterno i partiti del “Fronte democratico” (comunisti e socialisti) e quindi non era altro che uno sprovveduto che alla fin fine faceva il loro gioco. Presi di mira dalla frase ingiuriosa erano soprattutto quegli intellettuali (detti spregiativamente firmaioli) che sottoscrivevano manifesti e appelli dei due partiti di sinistra. Talora, invece di parlare di utili idioti, si rispolverava il vecchio epiteto di mosche cocchiere. Naturalmente erano fondamentalmente gli avversari a parlare di utili idioti, mentre i partiti che ne avevano un tornaconto li chiamavano più benevolmente compagni di strada, un'espressione ricalcata sull'analoga russa.
La locuzione utile idiota si è continuata a usare anche in seguito nel linguaggio politico italiano, riferita non solo ai fiancheggiatori dei partiti di sinistra, ma a qualsiasi fiancheggiatore di qualsiasi partito. Tanto che ha finito per essere impiegata in un’accezione più larga perfino nella lingua comune, per indicare ‘chi si impegna a vantaggio altrui senza badare ai propri interessi’.
Quello dell’utile idiota è un tipico atteggiamento di ipocrita dabbenaggine, o di abile furberia mascherata da ingenuità e disinteresse, che si può riscontrare in ogni epoca e in riferimento ai più diversi schieramenti politici. E infatti anche in passato e sotto altri regimi anime candide di utili idioti non sono mai mancate, seppur indicate con altri nomi.
Massimo Fanfani
27 marzo 2024
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