Ex novo, ab ovo, de novo

Andrea C. da Firenze chiede quale sia il significato esatto della locuzione ex novo, e se la locuzione ab ovo possa essere usata come suo sinonimo, mentre Maria Antonia G. da Bari e Gaia G. da Ancona chiedono se la locuzione de novo, da loro recentemente riscontrata in testi scientifici influenzati dall’inglese, sia corretta e utilizzabile come sinonimo di ex novo.

Risposta

Partiamo dal significato di ex novo. Nel Grande dizionario italiano dell’uso di De Mauro (GRADIT) troviamo per la locuzione la definizione ‘di nuovo; dal principio, da capo’, con l’esempio redazionale “rifare qualcosa ex novo”.

Per capire meglio le sfumature di significato della locuzione sarà utile vederne alcuni esempi di uso concreto. Il principale dizionario storico della nostra lingua, il Grande dizionario della lingua italiana fondato da Salvatore Battaglia (GDLI), non fornisce purtroppo alcun esempio d’autore. Né risulta molto utile la prima attestazione segnalata nel Dizionario etimologico della lingua italiana di Cortelazzo e Zolli (DELI), tratta dal Dizionario moderno di Alfredo Panzini (Panzini 1905, alla voce ex novo): “Ex novo: di nuovo”.

Qualche attestazione fornisce invece, dagli anni Novanta del Novecento, una diligente raccolta di latinismi dell’italiano contemporaneo (Citernesi-Bencini 1997, alla voce ex novo), sotto la definizione ‘di nuovo, di sana pianta’ [neretti nostri]:

con i soldi stanziati per rendere abitabili i Sassi, si è allargata a dismisura Matera: la città antica doveva essere risanata, invece gli abitanti sono stati cacciati via, mandati in quartieri costruiti «ex novo» (T. Giura Longo, architetto e urbanista, “La Stampa”, 13 dicembre 1993);

la nuova «Storia della guerra civile», che uscirà in ottobre in edicola in fascicoli bisettimanali, conterrà due capitoli scritti «ex novo» e saranno proprio quelli sulla morte del Duce (D. Carafoli, “Il Giornale”, 2 settembre 1995);

[l’allenatore del Lecce] ha ricostruito una squadra ex novo con ben quattordici giocatori nuovi (E. Caputo, “la Repubblica”, ed. di Firenze, 25 ottobre 1995);

la valutazione viene rimessa alla discrezionalità della commissione ministeriale che valuterà caso per caso non solo il ripotenziamento, ma anche la realizzazione «ex novo» (P. Ficco, “Il Sole 24 Ore”, 11 luglio 1996).

Da questi esempi si ricava che l’espressione indica qualcosa che di nuovo o di sana pianta viene concretamente costruito (quartieri), ricostruito (una squadra di calcio), composto (parti di un libro) oppure più genericamente realizzato.

Questo stesso ventaglio di significati riflettono le numerose attestazioni distribuite nell’arco dell’Otto-Novecento che è possibile reperire con l’ausilio della “ricerca avanzata” all’interno del corpus di Google libri, con prime attestazioni (anche nella variante ex-novo) nei primi decenni dell’Ottocento:

onde render soggetti a feudo questi beni che passarono con titolo emptizio, e libero nella famiglia Pisani, sarebbe stato necessario che fossero stati ex-novo infeudati, cioè a dire che i possessori gli avessero offerti e la repubblica gli avesse accettati a titolo di feudo (“Giurisprudenza pratica secondo la legislazione Austriaca attivata nel regno Lombardo-Veneto”, vol. I, gennaio/marzo 1817, p. 113);

quei meriti personali che si richiedono per ottenere dalla clemenza Sovrana la Nobiltà Austriaca ex novo (Circolare Governativa alle Delegazioni, ed al Fisco Centrale, sulla trasmissione della Nobiltà in un figlio adottivo, in Collezione di leggi e regolamenti pubblicati dall’Imp. Regio Governo delle Provincie Venete, vol. XV/1, Venezia, Francesco Andreola, 1826, p. 3).

Si noterà con un certo interesse che entrambe queste prime attestazioni italiane di ex novo hanno a che vedere con il diritto e con l’area linguistica austriaca (solo ulteriori ricerche potranno dirci se si tratti di un caso oppure se si possa ipotizzare una interferenza linguistica tra le due aree).

Si rilevi, inoltre, la funzione aggettivale della locuzione, presente nell’esempio del 1996 riportato sopra («la realizzazione “ex novo”») ma non ancora registrata nella nostra principale lessicografia, che riporta la sola funzione avverbiale (oltre a GDLI, VOLIT e GRADIT, si vedano i vocabolari monovolume Zingarelli 2025, Devoto-Oli 2024 e Sabatini-Coletti 2024).

Ma vediamo ora l’etimologia di ex novo. Il DELI e l’Etimologico di Nocentini e Parenti si limitano a indicare che si tratta di una locuzione latina formata da ex ‘da’ e dall’ablativo di novus ‘nuovo’. La nostra lessicografia etimologica non indica però in quale latino sia nata la locuzione: latino classico, tardo, medievale, moderno o contemporaneo?

Ex novo è usato nel latino tardo, come ci informa il Thesaurus linguae Latinae (TLL, alla voce ex, colonna 1124, rigo 69), che ne fornisce un esempio da un trattato di Priscilliano, vescovo spagnolo eretico attivo alla fine del IV secolo.

Nel latino tardo si registra anche la forma sinonimica de novo, attestata nell’opera di un grammatico di inizio VII secolo (TLL, alla voce de, colonna 79, rigo 67).

Nel latino classico è invece attestata, come ci informa l’Oxford Latin Dictionary (OLD), la sola forma sinonimica a novo, presente in un’iscrizione romana dell’84 dopo Cristo relativa al rifacimento ex novo del rivestimento di un acquedotto (“OPVS AQVAE DVCTVS […] LAPIDIBUS QUADRATIS A NOVO TECTUM”).

Nel latino medievale ex novo non sembrerebbe attestato se non nella variante formale e novo, documentata in area britannica (DMLBS, alla voce novus). In area tanto italiana quanto britannica compaiono le sole forme sinonimiche a novo e de novo (DMLBS, ibid. e Arnaldi-Smiraglia 2001).

Ex novo si comincia a trovare nel latino di area italiana in età moderna, a partire almeno dal Settecento, come in questo brano dell’autorevole Ludovico Antonio Muratori:

Dominus […] ex novo construxit Oppidum Saturani cum ampla Turri, muris, turrionibus, scarpatis, moeniis, foveis & omnibus opportunis pro munimine. (Ludovicus Antonius Muratorius, Rerum Italicarum scriptores, Mediolani, Ex typographia Societatis Palatinae, 1733, p. 229)

Si noti come in età moderna in inglese e in italiano l’uso dei sinonimi a novo / de novo / e(x) novo abbia subito la selezione verso un’unica forma: in area britannica ha prevalso la locuzione de novo, attestata dal 1627 nell’Oxford English Dictionary (OED, in cui non sono registrati e novo o a novo, che pure erano attestati nel latino medievale britannico), mentre in area italiana troviamo esclusivamente la locuzione ex novo, che ha fatto spazio a una forma alternativa solo con la recente comparsa di de novo, di cui ci occuperemo poco oltre.

Veniamo ora alla locuzione ab ovo, di cui è stato chiesto se si possa utilizzare come sinonimo di ex novo. La prima attestazione in italiano di ab ovo è riscontrabile in uno scritto del 1726 dello scienziato Antonio Vallisnieri:

Schierati, per così dire, distinti, e descritti sino ab ovo, tutti costoro, passerei agl’Insetti. (Antonio Vallisnieri, Esperienze ed osservazioni intorno all’origine, sviluppi e costumi di varj insetti, Padova, Manfrè, 1726, p. 69)

Questa è una delle tre attestazioni registrate nel GDLI, alla voce ab ovo, che per la locuzione fornisce la seguente dettagliata definizione: “Dal più remoto principio (si dice quando nel narrare una cosa ci si rifà alle origini più lontane)”.

Si forniscono, a integrazione dei dati riportati nel GDLI, altri esempi ricavati da una recente trattazione lessicografica dedicata alla locuzione (Sarli 2018, p. 134):

Volendo parlar di Dante, comincia ab ovo, dalla prima fondazione di Firenze (Francesco De Sanctis, Il Boccaccio e le sue opere minori, in “Nuova antologia di scienze, lettere ed arti”, 1870 [fonte: Google libri], pp. 221-252: p. 228);

Ma un po’ d’ordine pur dovrebb’esserci e per poter cominciare ab ovo, appena abbandonato il dottore che di questi giorni e per lungo tempo lascia Trieste, solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi (Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Bologna, Cappelli, 1923, qui cit. dall’ed. I. Svevo, Romanzi e «Continuazioni», Milano, Mondadori, 2004, p. 626);

Quando si prende la parola, evitiamo di cominciare ab ovo: atteniamoci strettamente all’argomento in discussione e lasciamo perdere i preamboli, tutti i partecipanti ce ne saranno grati (Maria Pedone, Elogio della buona educazione [...], Milano, FrancoAngeli, 2016, p. 48).

Anche questi esempi confermano la definizione del GDLI, secondo cui la locuzione ab ovo si usa in riferimento alla narrazione.

Del resto dal punto di vista etimologico la locuzione è stata ricondotta a un famoso verso dell’Ars poetica di Orazio “Art. poet. 147 nec gemino bellum Troianum orditur ab ovo ‘né [canta] la guerra Troiana dalla storia delle due uova’ (una critica al poeta dei poemi ciclici che, invece di entrare in medias res come Omero, comincia gemino ab ovo, cioè dalle due uova di Leda, da una delle quali nacque Elena, prima causa della guerra di Troia)” (Sarli 2018, in linea con DELI e l’Etimologico). E già a fine Cinquecento si usava citare ab ovo nel significato a noi noto con riferimento esplicito al brano di Orazio, ad esempio in una nota opera di Torquato Tasso (segnalata in Sarli 2018):

nell’ordine naturale ancora non dee cominciar il poeta da principio troppo remoto, e come dice Horatio ab ovo. (Torquato Tasso, Discorsi del poema heroico, Napoli, Venturini, [1594], p. 60)

Torniamo dunque alla domanda indirizzata all’Accademia, se cioè ex novo e ab ovo possano essere utilizzate come sinonimi. Non si può escludere che qualcuno lo abbia fatto, ma dal momento che, come abbiamo visto, le due locuzioni hanno significati piuttosto differenti (ex novo ‘daccapo, di sana pianta [nel costruire, realizzare qualcosa]’, ab ovo ‘dal più remoto principio [nel raccontare qualcosa]’), non si consiglia di usarle come sinonimi.

Veniamo ora alla seconda richiesta di chiarimento, quella sulla locuzione de novo. È una forma che non risulta registrata in alcuno dei principali lessici italiani dell’uso, storici o etimologici (dal GDLI al GRADIT, da VOLIT e Neologismi Treccani agli aggiornati Zingarelli 2025, Devoto-Oli 2024 e Sabatini-Coletti 2024, dal DELI all’Etimologico), né è stata oggetto di studio nelle più recenti monografie sui latinismi nell’italiano (Ricci 2020, Trifone 2023, Crifò 2024). La locuzione non compare neanche nella specifica raccolta dei latinismi dell’italiano contemporaneo di Bencini e Citernesi (Citernesi-Bencini 1997). Del resto, come abbiamo già avuto modo di intuire in relazione ad ex novo, i latinismi non adattati sono purtroppo una delle porzioni del lessico italiano più trascurate dalla lessicografia (Gomez Gane 2024, pp. 103-105).

Anche in questo caso si rende dunque necessaria un’apposita ricerca. L’archivio storico della “Repubblica” ci restituisce attestazioni a partire dal 2000 limitate all’ambito medico, con funzione aggettivale (soprattutto in unione con il sostantivo mutazione) ma anche avverbiale:

Quello che abbiamo scoperto è che possono verificarsi delle mutazioni genetiche spontanee, le cosiddette mutazioni “de novo”, per cui un neonato può avere l’anomalia cardiaca (“la Repubblica”, 28/7/2000, p. 29);

rigenerare ‘de novo’ […] da cellule staminali cutanee che si prestano a questo processo rigenerativo (repubblica.it, 17/5/2007);

grazie ad un’ampia collaborazione internazionale, è stata identificata una mutazione de novo (vale a dire originata nelle cellule germinali dei genitori), associata ad un alterato sviluppo del cervelletto (repubblica.it, ed. di Torino, 14/6/2013);

mutazioni genetiche de novo, ovvero alterazioni occorse nell’individuo ma che non sono presenti nel corredo genetico dei genitori (repubblica.it, 28/1/2020).

Nelle voci di Wikipedia si trovano numerose attestazioni di de novo, non solo in ambito medico, ma anche in quello della chimica (e con funzione tanto aggettivale quanto avverbiale):

Circa l’87% dei casi è dovuto ad una delezione de novo del cromosoma (voce Sindrome di Wolf-Hirschhorn);

Biosintesi de novo delle purine […] Le purine vengono sintetizzate de novo a partire da PRPP (5-fosforibosil-1-pirofosfato), in seguito all’aggiunta di un gruppo amminico donato dalla glutammina (che si trasforma così in glutammato) (voce Purina);

Il carbamilfosfato può essere anche sintetizzato nel citosol dalla carbamil fosfato sintetasi II (CPS II) come precursore per la sintesi de novo delle pirimidine (voce Carbammilfosfato).

Tramite i motori di ricerca è possibile rinvenire in internet la locuzione anche nel campo della biologia, con la “domesticazione de novo” di specie animali o vegetali.

In italiano de novo si presenta come un prestito dall’inglese: l’Oxford English Dictionary (OED, alla voce de novo) attesta la locuzione dal 1627 con funzione avverbiale e dal 1848 con funzione aggettivale e in àmbito medico: “A de novo development of such texture” (ivi).

Chiedersi se l’uso di de novo sia corretto in italiano significa chiedersi, più in generale, se sia corretto adottare una parola latina proveniente dall’area linguistica anglofona. In italiano parole del genere abbondano, tanto che il gruppo che le comprende ha ricevuto dai linguisti il nome specifico di anglolatinismi (si pensi al placebo, ai media o allo sponsor: Trifone 2023, pp. 50-52).

Poiché la loro forma è latina, e ci risulta dunque familiare (la maggior parte del lessico italiano viene dal latino, e i latinismi non adattati sono abbondanti in italiano), siamo soliti accogliere serenamente gli anglolatinismi, per lo più senza sapere che non si tratta di latinismi “nostrani” (anche perché spesso coesistono con parole italiane derivate dalle medesime forme latine, come nel caso di campus / campo, focus / fuoco, forum / foro, ecc.: ibid., p. 52).

Quando in italiano si usa de novo e non ex novo è perché si fa riferimento a fenomeni che sono stati studiati e definiti in lingua inglese. In linea teorica parlare in riferimento alla genetica di mutazione ex novo sarebbe possibile, ma nessun medico o scienziato lo fa, in quanto la mutazione de novo è l’unica forma diffusa e soprattutto ritenuta normale, dal momento che rispecchia quella della lingua internazionale della medicina, l’inglese de novo mutation.

Per rispondere dunque in maniera sintetica al quesito sottoposto all’Accademia, se cioè de novo sia corretto e utilizzabile come sinonimo di ex novo, rileveremo che la locuzione de novo è senz’altro corretta (e sarà cura dei futuri lessicografi registrare il termine appena possibile nei dizionari storici e dell’uso), ma che la sua utilizzabilità come sinonimo di ex novo è tendenzialmente limitata ad ambiti settoriali come la medicina, la chimica e la biologia.

Diciamo “tendenzialmente” in quanto si cominciano a intravedere casi di de novo come sinonimo di ex novo anche in ambiti non scientifici, come in questo recentissimo esempio relativo all’edilizia:

Trovo problematica la costruzione de novo di quartieri residenziali in zone così periferiche e mal collegate (Roberto Arsuffi, Milano | Vigentino – Cantiere 5Square di via Antegnati: febbraio 2022, post del 15 febbraio 2022 dell’utente “Alberto”)

Se de novo sia destinato un giorno a sovrapporsi ad ex novo in tutti i suoi ambiti d’uso, se non addirittura a soppiantarlo, non è dato per ora sapere. Solo il tempo e l’uso saranno in grado di dircelo.

Nota bibliografica:

  • Arnaldi-Smiraglia 2001: Franciscus Arnaldi, Paschalis Smiraglia, Latinitatis Italicae medii aevi lexicon, Tavarnuzze - Impruneta (Firenze), SISMEL, 2001.
  • Citernesi-Bencini 1997: Eugenia Citernesi, Andrea Bencini, Dizionario del latino contemporaneo, premessa di Tullio De Mauro, Firenze, Le Monnier, 1997.
  • Crifò 2024: Francesco Crifò, Il nostro latino quotidiano, Firenze, Cesati, 2024.
  • DMLBS: Richard K. Ashdowne, David R. Howlett, & Ronald E. Latham (a cura di), Dictionary of Medieval Latin from British Sources, , Oxford, British Academy, 1975-2013.
  • Gomez Gane 2024: Yorick Gomez Gane, L’«Archivio per il Vocabolario Storico Italiano» e i latinismi non adattati: prime considerazioni, in Il Grande Dizionario della Lingua Italiana UTET: un monumento aperto al futuro (Giornata di studi 2 novembre 2022, Polo del ’900, Torino), a cura di Lorenzo Ambrogio e Monica Bardi, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2024, pp. 103-121.
  • OLD: Oxford Latin Dictionary, edited by P. G. W. Glare, Oxford University Press, Oxford, 2016 (ristampa con correzioni della 2a edizione, 2012).
  • Panzini 1905: Alfredo Panzini, Dizionario Moderno, Milano, Hoepli, 1905.
  • Ricci 2020: Alessio Ricci, Latinismi, Milano, RCS, 2020.
  • Sarli 2018: Martina Teresa Sarli, ab ovo, in AA.VV. Latinismi non adattati (lettera A, parziale), in “AVSI Archivio per il Vocabolario Storico Italiano”, vol. I, 2018.
  • Trifone 2023: Maurizio Trifone, L’eredità latina nel lessico italiano, Firenze, Cesati, 2023.

Yorick Gomez Gane

18 dicembre 2024


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