Alcuni lettori ci chiedono chiarimenti sull’impiego del confisso di origine greca filo sia all’inizio di una parola (come in filatelia, filantropia, filosofia...) sia nella parte finale (antropofilo, cinofilo...); in particolare un lettore domanda se il posizionamento diverso possa veicolare una differente connotazione, negativa in un caso, positiva nell’altro.
L’elemento di origine greca filo- che costituisce la prima componente di parole come filosofia, filologia o filantropia si definisce prefissoide, allo stesso modo di altri elementi tratti dalle lingue classiche (aero-, tele-, termo- ecc.) collocati a sinistra in parole come aeromobile, telelavoro, termosifone. Lo stesso tipo di elementi può essere collocato anche a destra di una parola (come -filo in bibliofilo, -fono in telefono, -fero in sonnifero, ecc.) e in questi casi si parla di suffissoidi. Prefissoidi e suffissoidi sono detti, nel loro insieme, confissi.
In certi casi un confisso, trovandosi all’interno di una parola di uso molto comune (come auto- in automobile o geo- in geografia), si diffonde come accorciamento della parola in questione e con questo nuovo significato è utilizzato per formare altri vocaboli. Lo spiega chiaramente Serianni (2012) quando osserva che i confissi estratti da una parola composta sono “suscettibili di creare una serie di formazioni anche molto ricca”: auto- è “estratto da automobile e adoperato in composti in cui non significa ‘da sé’ ma ‘relativo all’automobile o all’automobilismo’ (autoambulanza, autoraduno)”. Come si ricava dal passo citato, le parole create coi confissi sono considerate composte e ciò le differenzia da quelle create con i prefissi e i suffissi, che sono considerate derivate (per esempio celebrazione, formata col suffisso -zione, è un derivato di celebrare). Nonostante, infatti, i prefissoidi e i suffissoidi siano simili ai prefissi e ai suffissi per la collocazione a sinistra e a destra di una parola, rispetto ad essi sono dotati di una maggiore autonomia di significato: mentre un suffisso come -zione acquista un significato preciso soltanto in combinazione con un altro elemento, il suffissoide -filo evoca da solo il concetto di ‘amore’ o ‘propensione’ verso qualcuno o qualcosa.
La composizione tramite prefissoidi e suffissoidi (detta anche “composizione neoclassica”) è un procedimento tipico dei linguaggi specialistici – non solo in italiano, ma anche in altre lingue – e in particolare del linguaggio della medicina (si pensi a parole come gastroenterologo e odontostomatologia, ciascuna delle quali è formata da ben tre elementi di origine greca) e di quello della psicologia, in cui i suffissoidi più utilizzati sono -fobia e -mania (sia in composti di vecchia data come claustrofobia e cleptomania, sia in formazioni recenti, anche scherzose, talvolta registrate dai dizionari dell’uso, come penterafobia ‘paura della suocera’: cfr. Rati 2022). In ambito medico e psicologico anche -filo e -filia sono adoperati come suffissoidi per formare termini che indicano patologie, come emofilia e il calco dal tedesco parafilia (con gli aggettivi corrispondenti emofiliaco o emofilico e parafiliaco o parafilico); pedofilia e zoofilia (con gli aggettivi corrispondenti pedofilo e zoofilo).
L’elemento -filo è usato per formare parole composte anche al di fuori dei linguaggi specialistici: si tratta, infatti, di un suffissoide produttivo nella lingua comune (si pensi alla diffusione di cinefilo, cinofilo, bocciofilo, esterofilo), che può anche dar vita a “strani occasionalismi”, come ricorda Dardano (2009) citando l’improbabile cartogiocofilia ‘passione per le carte da gioco’ comparso su “Panorama” il 22 settembre 1980. Ma la lingua di tutti i giorni non ricorre ai confissi con la stessa sistematicità della medicina e della psicologia: è del tutto normale, quindi, che non esistano – almeno per ora – parole composte per designare l’attenzione verso i bambini intesa in un’accezione non patologica (se si eccettuano casi come Pro bimbi, nome commerciale di alcuni integratori alimentari per bambini corrispondente all’inglese Pro Kids, e pro bambino, spesso riferito a capi di abbigliamento adatti ai bambini). Tra l’altro il meccanismo della composizione, che oggi ci sembra così familiare e che viene adoperato sempre più spesso per la creazione di parole nuove, non è un procedimento tradizionale nella lingua italiana, che ha cominciato a servirsene in modo consistente solo a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento (mentre in passato si ricorreva prevalentemente alla derivazione mediante suffissi).
Da quanto detto finora è emerso come in italiano il confisso filo venga usato nel significato di ‘amico di’, ‘amante di’ non solo come prefissoide, ma anche come suffissoide. Il grecista Janni (1994) afferma che l’uso di -filo come suffissoide nel significato in questione è privo di riscontri nel greco antico: «la storia delle parole in -filo è uno dei più monumentali esempi di ‘grecoide’, di greco autarchico, di greco fatto in casa che un greco vero non capirebbe». Lo studioso evidenzia che in greco antico filo- ha il senso di ‘amico di’, ‘amante di’ solo quando costituisce il primo elemento di un composto, mentre quando figura come secondo elemento assume significati diversi (theófilos e kainóphilos significano rispettivamente ‘caro a Dio’ e ‘che ha spesso nuovi amici’, e non ‘che ama Dio e ‘amico del nuovo’). Avverte, inoltre, che le parole in cui -filo è adoperato come secondo elemento nel senso di ‘amico di’, ‘amante di’ non sono completamente assenti in greco antico, ma risultano «estremamente rare, tarde, tramandate insicuramente o in qualche modo discutibili». Si può osservare, tuttavia, che una vistosa eccezione è rappresentata proprio dalla parola paidóphilos o paidóphiles (da cui deriva il nostro pedofilo), usata nel significato di ‘amante dei fanciulli’ da poeti come Saffo e Teognide. L’impiego di -filo nel significato di ‘amico di’, ‘amante di’ non si può dunque considerare estraneo al greco antico, in cui esiste almeno l’esempio di paidóphilos che poteva essere usato come modello dei composti formati modernamente nelle lingue romanze.
Venendo a filo- come prefissoide, il significato di ‘amico di’, ‘amante di’ era presente in un grandissimo numero di composti greci, compresi i nomi propri (che in certi casi sono passati all’italiano, come Filippo ‘amante dei cavalli’; e grazie al titolo di un’opera di Giovanni Boccaccio può risultarci familiare anche un nome come Filostrato ‘amante degli eserciti’). Alcuni composti greci con filo- sono entrati in italiano attraverso il tramite del latino, a cominciare da filosofia ‘amore per la sapienza’, trasferitosi dal greco al latino al pari dei nomi di altre scienze dell’antichità come retorica, aritmetica, geometria, geografia (Napolitano 2023); altre volte l’italiano ha ripreso questi composti, per via dotta, direttamente dalla lingua greca (è il caso di filotea ‘l’immaginaria anima amante di Dio nei libri devoti’), ma nella maggior parte dei casi i composti con filo-, in italiano come in altre lingue europee, sono stati formati in età moderna attraverso il meccanismo della composizione tramite confissi, soprattutto, come si è visto, nell’àmbito dei linguaggi specialistici. Per esempio, filo- ha contribuito alla creazione di numerosi termini della botanica e della zoologia: oltre al filodendro (letteralmente ‘amante delle piante’), che compare anche nei dizionari dell’uso, si possono citare la filodriade (genere di serpente che letteralmente è ‘amico delle piante’), il filòdromo (genere di ragni che ‘ama la corsa’) e la filofilla (genere di insetti che ‘ama le foglie’).
A partire dalla prima metà dell’Ottocento filo- ha cominciato ad assumere una connotazione particolare, ossia a essere usato con riferimento a simpatie di tipo politico o ideologico. Nel dizionario Tommaseo-Bellini filellenico e filelleno sono definiti come segue: “così chiamaronsi, dalla guerra greca del 1821, gli Europei che, con la spada, con gli scritti, con sussidio d’armi e di danari, dimostrarono l’affetto loro alla Grecia. Tra i Filelleni in senso politico c’era de’ Filelleni in senso letterario”. Nel corso del tempo nei vocabolari italiani è aumentato il numero dei composti in cui filo- ha una valenza politica o ideologica: il GDLI ne registra un discreto numero, per la maggior parte novecenteschi (filoamericano, filobolscevismo, filocattolico, filocinese, filocomunismo, filodemocristiano, filofascismo, filofascista, filogallismo, filogiobertismo, filogreco, filoliberalismo, filosemita, filosemitismo, filosemitico, filosocialismo), e negli ultimi decenni i dizionari di neologismi hanno offerto svariati esempi di composti con filo- usati con riferimento a tendenze ideologiche o a personaggi politici del momento: il repertorio Neologismi quotidiani di Giovanni Adamo e Valeria Della Valle registra parole come filoeuropeo ‘che sostiene l’Unione europea, soprattutto nel quadro della politica internazionale’, filogay ‘che sostiene i gay, l’omosessualità e il suo riconoscimento pubblico’, filo-Milosevic ‘che condivide la politica di Slobodan Milosevic’ e filo-no-global ‘che sostiene il movimento di protesta contro la globalizzazione’. Anche sfogliando i giornali di oggi ci si può imbattere in esempi dello stesso tipo: “in piazza le femministe filo-Hamas” (“Il Giornale”, 25 novembre 2023).
A giudicare dalle attestazioni presenti nelle raccolte di neologismi, i composti che contengono filo- sembrerebbero essere più numerosi di quelli che contengono -filo: attualmente nella banca dati dell’ONLI (Osservatorio Neologico della Lingua italiana) figurano 12 parole con filo- (filoarabismo, filoberlusconismo, filo-confindustriale, filocurdo, filodalemiano, filoeuropeo, filogay, filografia, filotalebano, filoterrorista, filotibetano, filo-UE) e una sola (birrofilo) con -filo. A ogni modo, riteniamo che la produttività di composti come russofilo non sia destinata a regredire, visto che può contare sul sostegno di corrispettivi nella lingua inglese (russophile, italophile ecc.) e che gli aggettivi in -filo hanno il vantaggio di poter essere affiancati più spesso dai sostantivi corrispondenti: è facile formare coppie come russofilo e russofilia, mentre filorusso non è associato a nessun sostantivo. Sia filo- sia -filo subiscono, comunque, la concorrenza di altri elementi formativi, e in particolare di pro- nel caso del prefissoide (pro-gay) e di -friendly nel caso del suffissoide (gay-friendly).
Si è visto come a partire dal secondo Ottocento e soprattutto nel corso del Novecento filo- si sia specializzato nel designare simpatie di tipo politico-ideologico, non significando più semplicemente ‘amico di’ o ‘amante di’, ma ‘a favore di’, il che risulta ancora più evidente se si considera che gli antonimi delle parole create modernamente con filo- presentano il prefissoide anti- nel senso di ‘contrario a’ (l’antonimo di filoislamico è antislamico, quello di filofascista è antifascista, ecc.). La specializzazione di significato che ha interessato filo- avrà contribuito al fatto che, nel corso del Novecento, il senso più generico di ‘amante di’, ‘appassionato di’ venisse assunto più stabilmente dal suffissoide -filo: anglofilo, bocciofilo, cinefilo, cinofilo, esterofilo, idrofilo, xenofilo sono comparsi tutti nel XX secolo (pur non mancando esempi di composti in -filo nei secoli precedenti: nel Settecento coesistevano filobiblo e bibliofilo, accademie come quella dei Filodrammatici e quella dei Georgofili). Gli antonimi dei termini in -filo sono termini in -fobo, che in certi casi possono alludere, come quelli in anti-, a una contrapposizione di tipo politico o ideologico (come avviene nel caso di xenofobo), ma più spesso indicano un sentimento di ripugnanza o una paura morbosa, con un significato assimilabile a quello dei termini della psicologia in cui -fobo indica patologie (per esempio cinofobo ‘che prova paura o repulsione di fronte ai cani’).
Come si ricava dagli esempi riportati, esiste comunque un’ampia zona di intersezione tra il significato di filo- prefissoide e quello di -filo suffissoide, così come tra il significato di anti- e quello di -fobo. Non ci sentiremmo, dunque, di affermare che tra filo- e -filo si possa tracciare una vera e propria differenza di significato, né che il primo esprima valori negativi e il secondo positivi. Del resto, a volte filo viene aggiunto a una parola indifferentemente prima o dopo, senza che il significato cambi: accanto a filotedesco esiste tedescofilo (Dardano 2009), accanto a filoislamico esiste islamofilo (registrato nel Supplemento 2007 del GRADIT): in casi come questi sarebbe difficile individuare vere e proprie differenze di significato fra i termini appartenenti a ciascuna coppia.
In generale, quello della composizione tramite confissi è un settore che – in italiano come in altre lingue – presenta una certa flessibilità. Si consideri, per esempio, il fatto che uno stesso confisso può avere significati diversi (lo stesso filo- in parole come filobus o filogenesi non significa ‘amico di’, ‘amante di’, ma ‘comunicazione mediante filo’ nel primo caso e ‘discendenza’ nel secondo: i vocabolari, pertanto, distinguono tra un filo1, un filo2 e un filo3). O anche il fatto che uno stesso confisso può svolgere di volta in volta funzioni sintattiche diverse: per esempio, geno è presente come secondo elemento sia in allucinogeno sia in terrigeno: mentre in allucinogeno ha il valore di ‘ciò che genera’, in terrigeno ha il valore di ‘ciò che è generato’. A ulteriore riprova di questa flessibilità menzioneremo, per rimanere nel tema della consulenza, il termine pedofobia (con l’aggettivo corrispondente pedofobo), utilizzato non per indicare una patologia opposta alla pedofilia bensì nel significato di ‘negazione dei diritti di bambini e adolescenti’: un articolo di Paolo Crepet del 2017 si intitolava Siamo un paese omofobo, ma chi difende i bambini dalla pedofobia?
Nota bibliografica:
Maria Silvia Rati
20 marzo 2024
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