Due gentili lettori di area milanese/briantea chiedono chiarimenti in merito a due forme che, a quanto scrivono, affermano di avere sentite. Si tratta di un verbo (ambàre) e di un suo participio passato (ambàto/ambàta) usato in funzione aggettivale: per la precisione nelle espressioni ambàre la finestra/la porta ‘socchiudere la finestra, la porta’ e finestra ambàta ‘finestra con la base fissata e la parte superiore aperta verso l’interno’ > ‘finestra socchiusa’.
Nei due casi si ha a che fare con una evidente italianizzazione di due (per altro rare) voci dialettali d’area milanese (e, più ampiamente, briantea) ambà la finèstra/finestra ambà(d)a che meritano senz’altro un approfondimento. Si tratta, insomma, di due interessanti arcaismi che, appunto oggi poco vitali, appaiono tuttavia registrati, ancorché parzialmente, in dizionari ottocenteschi: così, ad es., nel celebre dizionario milanese di Francesco Cherubini (Cherubini 1839-1856, vol. I, p. 16) appare unicamente ambàa spiegato come aggettivo indicante – cito testualmente – “Inclinato. Obbliquo [sic!]. Bieco. Sghembo. Pendente. Piegato”. Francesco Angiolini, nel suo vocabolario milanese-italiano (Angiolini 1897, p. 26), riporta – e cito nuovamente le due voci, così come riportate a lemma (rispettando, a livello grafematico, la scelta dell’Angiolini) – àmbâ e àmbàa: la prima, àmbâ è spiegata come “v. att.” (cioè verbo attivo), nel valore di “socchiudere, rabbattere, accostare: parlando specialmente di finestra”; la seconda, àmbàa è spiegata come “agg.” nel valore di “inclinato, obliquo. Di imposte, o specialmente di finestre. Socchiuso, accostato”. La forma ambà-mbaa è attestata anche da Cletto Arrighi nel suo Dizionario milanese-italiano (Arrighi 1896, p. 13), chiosata con “[Delle persiane a fessolino] accostare”.
Una testimonianza orale, da me raccolta dall’amico Gianfranco Scotti, informante competentissimo di molti fatti di interesse dialettologico e, più in particolare, del dialetto milanese e delle sue vicende, conferma che ambàa era voce corrente ancora a Milano, alla metà del secolo scorso, per indicare, ad es., su una parete un quadro appeso male/storto (Quèl quàder lì l’è ’n pö ambàa ‘Quel quadro è appeso storto’); e, parimenti, la parallela forma femminile ambàda era riferita per indicare una finestra non ben chiusa (òna finèstra ambàda ‘una finestra socchiusa’).
La territorialità “milanese/briantea” delle due forme sembra essere confermata da una rapida verifica, a campione, su alcuni dizionari dialettali dell’area lombarda occidentale, quella posta a nord del capoluogo lombardo (e fin nell’elvetico Canton Ticino, ben oltre i confini nazionali) e notoriamente verso Milano orientata. Così:
Nessuna delle forme in questione risulta però registrata in altri dialetti della macro-area lombarda orientata verso Milano: non, ad es., in un celebre vocabolario ottocentesco del dialetto di Como (Monti 1844), non in un più recente dizionario del dialetto della medesima città (Bassi 2015), non in dizionari dialettali di Lodi (Pezzini 2020), di Monza e Brianza (Camesasca 2009), non in un dizionario del dialetto di area chiavennasca (Massera 1985) né, infine, in un recentissimo dizionario del dialetto brianteo (Beretta 2017).
Né, a testimonianza del colore “milanese/brianteo” delle due forme, sta il fatto che esse non compaiono in repertori dialettali, antichi e recenti, propri di altre sub-aree di Lombardia: così, ad es., nessuna delle due forme compare nel vocabolario del dialetto di Mantova (Cherubini 1827), né in quello del dialetto di Pavia (Gambini 1850), né in quello dei dialetti di Bergamo (Tiraboschi 1873; Francia-Gambarini 2001), di Brescia (Melchiori 1817; Forzati 1998) e di Cremona (Peri 1847; Taglietti-Taglietti 1994).
Quanto all’etimologia dei due termini – fatta salva l’assoluta non plausibilità del ricondurre le due voci al latino ambo (come proposto da Biella et al. 1992, p. 249) – è forse possibile risalire a una forma proto-romanza in + batare ‘aprire la bocca, sbadigliare’ (REW 988; FEW 1, p. 282): per l’evoluzione semantica di batare (e anche bataculare) da ‘sbadigliare’ a ‘socchiudere’ si vedano i riscontri in piem. anbajè ‘socchiudere, rabbattere, non interamente chiudere, aprire a mezzo’, anbajà ‘socchiuso, rabbattuto, non affatto chiuso; detto di porta, finestra o simile’; anbajura ‘fessura, apertura di una finestra o di un uscio socchiuso’; cfr. anche, in ambito gallo-romanzo transalpino, a St-Sorlin-d’Arves (Savoia) la pòrta et anbòira ‘la porte est entr’ouverte’ e a Villard-St-Christophe (Isère) anbáiri (fem.) ‘petite fente d’une porte ouverte’ (REW 986 e FEW 1, p. 281; VSI 1952, p. 134).
Nota bibliografica:
Emanuele Banfi
9 giugno 2023
Evento di Crusca
Collaborazione di Crusca
Evento esterno
Partecipa alla realizzazione del piccolo glossario illustrato della lingua del fumetto!
Tutte le informazioni qui.
Durante il periodo natalizio gli uffici dell'Accademia resteranno chiusi il 24 e il 31 dicembre 2024.
L'Archivio resterà chiuso dal 24 al 31 dicembre 2024 compresi, la Biblioteca dal 24 dicembre 2024 al 3 gennaio 2025 compresi.
Per concomitanza con le Feste, la visita all'Accademia della Crusca dell'ultima domenica del mese di dicembre è stata spostata al 12 gennaio 2025 (ore 11).