Gli avverbi di quantità

Alcuni lettori chiedono chiarimenti sul valore di alcuni avverbi di quantità. In particolare Guido Cantarelli nota che è ormai abituale, anche da parte di persone colte, definire una quantità o un livello medio di un fenomeno usando l'avverbio abbastanza anche quando si tratta di fatti o fenomeni negativi e sarebbero più adeguati avverbi come piuttosto e alquanto.

Risposta

Gli avverbi di quantità    

L'avverbio (lat. adverbium, da ad "vicino" e verbum "parola, verbo") è una parte invariabile del discorso che, come indica la stessa etimologia, funge da modificatore fondamentale del verbo (a cui generalmente si pospone). Esso può inoltre modificare aggettivi, altri avverbi e nomi (ai quali viene invece anteposto), oppure intere frasi, specificandone o determinandone il significato. Poiché dunque gli avverbi sono essenzialmente dei modificatori e determinatori semantici, si possono classificare in base al loro significato, distinguendo in: avverbi qualificativi o di modo, che specificano le modalità con cui si svolge un'azione; avverbi di tempo, i quali specificano il tempo di svolgimento di un'azione; avverbi di luogo, che specificano il luogo dell'azione, oppure la collocazione di un determinato oggetto; avverbi di quantità, che esplicitano in modo indefinito una quantità; avverbi di giudizio, di affermazione e di negazione, i quali esplicitano l'atteggiamento del parlante rispetto a quanto sta comunicando; avverbi interrogativi oppure esclamativi, che introducono, rispettivamente, una frase interrogativa oppure esclamativa; avverbi presentativi, che si riducono all'unica forma ecco, impiegata per «presentare» (indicando, presentando, mostrando ecc.) un determinato evento.

Gli avverbi di quantità definiscono dunque, senza specificarla, la misura o l'intensità di quanto è espresso dal verbo, dall'aggettivo, dall'avverbio e talvolta dal nome a cui si riferiscono, esplicitandone l'abbondanza o la scarsità. I principali avverbi di quantità della lingua italiana sono: abbastanza, affatto, alquanto, altrettanto, appena, assai, meno, molto, parecchio, più, piuttosto, poco, quanto, quasi, solo, tanto, troppo. Tutti questi termini possono quindi «esprimere, per eccesso o per difetto, il concetto di inadeguatezza quantitativa» (Luca Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, Utet, 1991, p. 503). L'unica eccezione è costituita proprio dall'avverbio abbastanza, il quale, in modo analogo a sufficientemente, esprime invece il concetto di «adeguatezza quantitativa» che sta appunto alla base dell'opposizione tra abbondanza e scarsità; il termine deriva infatti dalla locuzione avverbiale a bastanza "a sufficienza", con bastanza deriv. di bastare. Ad esemplificazione di quest'uso riporto alcuni contesti attestati da LIZ 2001, relativamente all'edizione del 1840-1842 dei Promessi Sposi di A. Manzoni:

 

«si suppone tutt'a un tratto che ci sia grano abbastanza, e che il male venga dal non vendersene abbastanza per il consumo» Cap. 12.2; «Perciò non si può mai abbastanza raccomandare a' furbi di professione di conservar sempre il loro sangue freddo» Cap. 15.96; «come se supponesse, il buon uomo, che Federigo non avesse senso abbastanza per fare una tale scoperta, o non abbastanza perspicacia, per trovar da sé quel ripiego così fino» Cap. 22.20; «Avevano abbandonate le loro case, per non esser forti abbastanza da difenderle» Cap. 30.39; «Quando gli parve d'essere abbastanza lontano, pensò anche a liberarsi dalla causa dello scandolo» Cap. 36.15.

 

Consultando il GRADIT per valutare invece le differenti sfumature semantiche e i vari usi recentemente acquisiti in italiano dagli avverbi abbastanza, piuttosto e alquanto, facendone un confronto, notiamo che l'avverbio abbastanza vi è accolto con la seguente definizione: «1 a sufficienza, quanto basta, quanto occorre: ho mangiato, dormito a.; è abbastanza capace da, per riuscire | alquanto, piuttosto: a. alto, veloce 2 usato anche come agg., sufficiente: ho letto a. libri, ho comprato a. pane». La prima accezione esprime il concetto di adeguatezza quantitativa, che deve però essere sempre contestualizzato, dal momento che non implica necessariamente una valenza positiva; basti pensare alla locuzione verbale averne abbastanza (di qlno. o di qlsa.), nel senso di "non poterne più, essere stanco, stufo (di qlno. o di qlsa.)". Il secondo esempio di questa accezione presenta inoltre una proposizione di adeguatezza, con l'impiego della forma avverbiale abbastanza nella reggente, e l'infinito introdotto da per o da nella subordinata. La subaccezione immediatamente seguente propone però una definizione sinonimica, svolta cioè mediante termini considerati sinonimi del lemma, attestando in questo caso l'uso dell'avverbio abbastanza nel significato rafforzato di "alquanto" o "piuttosto". La forma avverbiale alquanto è invece così esplicitata: «abbastanza, parecchio: oggi sto a. meglio, il tempo è a. migliorato, è arrivato a. in ritardo». In questo caso è l'avverbio abbastanza ad essere impiegato come sinonimo o quasi-sinonimo di alquanto, per definire quest'ultima voce. Per quanto riguarda infine l'avverbio piuttosto, il GRADIT riporta alla quinta accezione quanto segue: «alquanto, abbastanza: è una ragazza p. carina, l'esame mi è andato p. male».

 

In base alle definizioni date in questo dizionario dell'uso, le forme abbastanza, alquanto e piuttosto risultano sinonimiche, in quanto si definiscono reciprocamente. Inoltre, Serianni nota che «Nell'uso più recente, specie orale e giornalistico, va diffondendosi un uso intensivo di abbastanza, da evitare nello scritto formale: "la popolazione italiana [...] dà una dimostrazione di solidarietà e di umanità abbastanza straordinarie" («La Repubblica», 16-17.11.1986, 29 = 'assolutamente, decisamente straordinarie'); "ciò, a nostro parere, è abbastanza scandaloso" («Corriere della Sera», 7.3.1987, 1)» (Luca Serianni, Grammatica italiana, cit., p. 503).

 

Concludendo, si può dunque supporre che nel corso del tempo al concetto di adeguatezza quantitativa si sia affiancato, diffuso soprattutto nel parlato e attraverso i mezzi di comunicazione di massa, un impiego in senso intensivo di questo avverbio, che ne ha rafforzato il significato comportandone l'estensione semantica a quasi-sinonimo delle forme alquanto e piuttosto. La tendenza al rafforzamento semantico si può inoltre notare nella forma alquanto, derivata dal latino aliquăntu(m) che indicava una quantità discreta, spesso traducibile in italiano con un po'. Il DELI definisce infatti il valore avverbiale di questa forma con «un poco», osservando nella sezione etimologica: «Alquanto nel sign. di 'molto' è errore biasimato dal Gher. V. amm. 38»; il dizionario riporta inoltre quanto osserva in proposito Bruno Migliorini (Appendice al "Dizionario moderno", in A. Panzini, Dizionario moderno, Milano, Hoepli, 1950 -9ª ed.-): «alquanto: nel sign. di molto è errore frequente a Napoli». Considerando che il GRADIT impiega il termine parecchio (che in frasi come "ha perso parecchio sangue" - qui in funzione aggettivale - equivale a 'molto') per definire questa forma avverbiale, è quindi possibile ipotizzarne l'uso in senso intensivo, specie per rafforzare un aggettivo (ad es.: "ti vedo alquanto stanco" = 'parecchio, molto stanco'). Nel tempo, infatti, il significato di una parola può ampliarsi o diversificarsi dall'originario significato etimologico.

 

Per approfondimenti:

  • Gian Luigi Beccaria (a cura di), Dizionario di linguistica e di filologia, metrica, retorica, Torino, Einaudi, 2004.
  • DELI = Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, di Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, ripubblicato in seconda edizione in volume unico con il titolo Il nuovo etimologico, a cura di Manlio Cortelazzo e Michela A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 1999 (con CD-rom).
  • Gher. V. amm. = G. Gherardini, Voci italiane ammissibili benché proscritte dall'elenco del sig. Bernardoni, Milano, 1812.
  • GRADIT = Tullio De Mauro, Grande dizionario italiano dell'uso, Torino, Utet, 1999, 6 voll., con l'aggiunta del vol. VII, Nuove parole italiane dell'uso, 2003 (con CD-rom).
  • LIZ 2001 = Letteratura Italiana Zanichelli, CD-ROM dei testi della letteratura italiana, a cura di P. Stoppelli, E. Picchi, Sistema di interrogazione DBT in collaborazione con il Consiglio Nazionale delle Ricerche, Bologna, Zanichelli, 2001.
  • Bruno Migliorini, Appendice al "Dizionario moderno", in A. Panzini, Dizionario moderno, Milano, Hoepli, 1950 (9ª ed.), pp. 761-997.
    Luca Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, Utet, 1991.

A cura di Manuela Cainelli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca

25 novembre 2007


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