Andrea Campanella di Roma, insieme a molti altri utenti, ci interroga sull'uso e sulla grafia di glielo: si scrive attaccato o staccato? e quando c'è il verbo avere? si può riferire anche a una donna?
Glielo potremmo spiegare così!
Confidando nell'indulgenza e soprattutto nella pazienza dei nostri lettori, mi permetto di rispondere a questo dubbio prendendola un po' "alla larga".
In italiano, i pronomi personali complemento (quelli cioè che non hanno funzione di soggetto) possono avere due forme: quella tonica e quella atona. Il pronome tonico ha un accento proprio e normalmente si posiziona dopo il verbo: Anna porta a Marco un libro > Anna porta a lui un libro. Il pronome atono si appoggia invece per l'accento al verbo, che sta normalmente subito dopo il pronome: Anna gli porta un libro. Non lo precede solo in alcuni casi, come quando il verbo è all'imperativo, all'infinito o al gerundio: es. portagli il libro!
Se è presente un altro pronome atono, come nel nostro esempio il pronome con funzione di complemento diretto che può sostituire il sostantivo libro, le frasi diventano: Anna lo porta a lui, nel primo caso, e Anna glielo porta, nel secondo.
Che cosa succede nel secondo caso? Il pronome gli, usato in combinazione con un altro pronome, si trasforma in glie: questo fenomeno è normale anche per le altre persone, parallelamente infatti abbiamo mi dai il libro? > me lo dai? ecc. In questi casi l’univerbazione però non è avvenuta probabilmente perché si è preferito non dar vita a parole con forma uguale ad altre già esistenti, come i sostantivi melo, mela, tela ecc., creando così delle possibili (benché improbabili) ambiguità.
Alla terza persona, invece, i due pronomi atoni si fondono normalmente in un'unica parola: glielo, gliela, glieli, gliele. La grafia corretta e diffusa è oggi dunque quella unita; quella staccata è certamente possibile, ma di uso letterario e antico, oggi assai raro.
La stessa considerazione vale se la parola che segue glielo è il verbo avere nelle sue forme che iniziano con h etimologica (cioè la prima e seconda persona singolare e la terza persona singolare e plurale del presente indicativo, comprese le corrispettive forme in funzione ausiliare): in questo caso può avvenire un'elisione dovuta all'incontro delle vocali: gliel'ho, gliel'hai, gliel'ha, gliel'hanno. Anche qui la grafia corretta dei due pronomi è quella unita, con possibile (ma non obbligatoria) elisione davanti al verbo.
Per quanto riguarda le incertezze sul femminile, occorre ricordare che mentre i pronomi personali complemento tonici per la terza persona singolare, se si esclude la forma riflessiva, sono lui, lei e, al plurale maschile e femminile, loro, quelli atoni che esprimono un complemento indiretto sono gli (ormai usato anche per il plurale, sia maschile che femminile) e le. Tuttavia, quando gli e le si trovano in combinazione con altri pronomi atoni, diventano un glie invariabile. La forma glielo/gliela ecc. per riferirsi a una donna è dunque corretta: Paolo porta a Luisa un libro > Paolo le porta un libro > Paolo glielo porta.
11 gennaio 2013
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