Alcuni lettori ci chiedono se il sostantivo guardiania possa essere impiegato per indicare il servizio di portineria di un edificio aziendale o privato e anche se la parola possa riferirsi al luogo dove i guardiani svolgono il loro servizio.
Secondo i dati sulle frequenze d’uso, ricavabili tramite il motore di ricerca Ngram Viewer, la diffusione della parola guardiania è cresciuta progressivamente a partire dalla seconda metà del secolo scorso, con un incremento più sensibile negli ultimi due decenni. È molto probabile che la crescita sia dovuta al ricorso sempre più frequente, da parte di aziende, istituti e condomini, a servizi privati di sorveglianza, che vengono comunemente indicati come guardiania.
Il termine entra, però, in italiano con un significato diverso, legato all’organizzazione dei conventi francescani, per i quali indicava l’ufficio e i compiti del padre guardiano (TLIO s.v.). Il Grande dizionario della lingua italiana (GDLI), considerandolo sinonimo di guardianato, che condivide con guardiania la derivazione da guardiano, gli attribuisce lo stesso significato del TLIO, ma aggiunge un’altra accezione, estesa al territorio e ai frati che ricadevano sotto la responsabilità del padre guardiano (GDLI, s.v.). Guardianato è, invece, l’unica delle due voci registrata dal Tommaseo-Bellini (1861-1874).
Ancora oggi il Grande dizionario dell’uso di Tullio De Mauro (GRADIT 2007, s.v.) segnala la parola come di “basso uso” se considerata nell’accezione generica di ‘guardianaggio’, ‘attività di un guardiano’ e come “tecnicismo” se riferita ad altri due significati, il primo ancora legato alla storia dei conventi francescani e identico a quello fornito dal GDLI, il secondo connesso al ‘servizio di custodia e vigilanza di imbarcazioni ormeggiate in un porto’.
Una descrizione analoga si legge nel Vocabolario Treccani online, dove la voce è definita “non comune”; tentano, al contrario, un compromesso, avvicinandosi al senso oggi più diffuso, il Sabatini-Coletti 2018 e lo Zingarelli 2020, che spiegano il lemma come ‘servizio di custodia o sorveglianza’, circoscrivendolo, però a “cantieri, porti, impianti industriali e simili”. È solo il Devoto-Oli 2019 a indicare come primo significato, e senza alcuna restrizione, il ‘servizio di custodia e sorveglianza’.
I repertori lessicografici mostrano oscillazioni e incertezze anche riguardo alla data di prima attestazione della parola. Grazie al TLIO oggi sappiamo che, con il significato più antico, connesso, come abbiamo visto, all’organizzazione dei conventi francescani, il termine era presente nell’area toscana fin dal XIV sec. (1370/1390); però, nelle voci redatte dai dizionari prima che si disponesse di questa importante attestazione, l’anno che si incontra più frequentemente è il 1881 (l’Etimologico; GRADIT 2007; Devoto-Oli 2019; Sabatini-Coletti 2018), con la sola eccezione di Zingarelli 2020, che segnala il 1673. La disomogeneità e soprattutto l’ampia distanza tra le datazioni si spiegano sia con il portato delle compilazioni lessicografiche sia con la storia della parola. Per quanto riguarda quest’ultima, come dimostrano le scarse testimonianze del termine nei secoli successivi alla sua prima attestazione, il primo ristretto significato ne ha limitato l’uso, ed è stata solo l’estensione ai generici servizi di sorveglianza, sia pure circoscritti ad ambiti marinareschi, ad averne accresciuto la diffusione. Ancora il grafico di Ngram Viewer, infatti, mostra un incremento della frequenza di guardinia ai primi del XVII sec., anche se, allo stato attuale delle nostre ricerche, non si riesce a risalire, per una testimonianza della nuova accezione, a prima del 1647:
La Torre tal Aassicüi, cioè a dire del guardiano o della guardiania; quivi si veggono ancora alcune file di questo antico edificio, nella cima di cui si faceva la guardia per iscoprire l’entrata del porto maggiore […] acciò potessero havere i convicini habitanti i segni opportuni dell’improvviso arrivo colà de’ vasselli. (Giovanni Francesco Abela, Della descrittione di Malta, isola nel mare siciliano, Malta, per Paolo Bonacota, 1647, p. 104)
Da che cosa deriva invece la data così avanti nel tempo del 1881, su cui convergono sia L’Etimologico sia la gran parte dei dizionari dell’uso? Tutto parte, a nostro avviso, dal Grande dizionario della lingua italiana che, nonostante non sia collegabile con piena evidenza alla definizione fornita per il lemma, trae il suo primo esempio dalla citazione di una Riforma degli Statuti di Pescia del 1539, riprodotta nel Dizionario del linguaggio italiano storico e amministrativo di Giulio Rezasco (Firenze, Le Monnier 1881):
Il proventuale e condottore del provento della guardiania del Comune…, non possa in alcun modo essere dell’officio de’ Priori. (GDLI, s.v.; Rezasco 1881, p. 506)
Non è chiaro da dove potessero giungere al Comune di Pescia “i proventi della guardiania” e non è neppure facile verificare sul testo della fonte originale, per la quale Rezasco rinvia, nella tavola delle abbreviazioni, a un “manoscritto dell’archivio fiorentino” (p. XXXIX). L’incertezza su questo testo ha fatto sì che i dizionari successivi abbiano preferito segnalare direttamente, come prima attestazione, la data di stampa del Dizionario del linguaggio amministrativo, nonostante il secondo degli esempi leggibili in GDLI risalga a Giambattista De Luca, autore vissuto tra il 1614 e il 1683. A quest’esempio può darsi che faccia invece riferimento lo Zingarelli.
A parte queste considerazioni, tuttavia, appare chiaro che i dizionari non registrano ancora né la più alta frequenza né l’uso nuovo del termine guardiania, che, da un lato, ha subito un processo di genericizzazione, indicando sorveglianza e custodia di qualsiasi bene, edificio o area, e dall’altro si è avviato verso una nuova specializzazione, per indicare, insieme alla vigilanza, i servizi di portierato di un condominio o di un edificio pubblico. Del primo significato le pagine dei quotidiani danno ampia testimonianza, ricorrendovi talvolta anche per spiegare alcune forme di estorsione della criminalità organizzata:
Imponeva il servizio di guardiania, uomo degli Schiavone va in carcere
Ha imposto per conto del clan il servizio di guardiania ad aziende agricole del Casertano, arrivando ad incendiare due fienili agli imprenditori che si opponevano alla richiesta. (“Corriere della Sera”, 23/2/2017)Estorsioni: 4.000 euro per “guardiania”, 3 arresti nel Casertano (“la Repubblica”, 25/10/2019)
Per quanto riguarda, invece, l’associazione tra portierato e sorveglianza, il termine guardiania ricorre in numerosissime pubblicità e illustrazioni di servizi offerti dagli istituti e dalle agenzie di vigilanza, che fanno di tutto per sottolineare differenze e vantaggi rispetto alla tradizionale figura del portiere. A queste due accezioni, che si vanno sempre più stabilizzando, non si è mai aggiunto, però, diversamente da quello che è avvenuto per bidelleria, alcun riferimento al luogo fisico: alla portineria, cioè, o agli spazi in cui si trovano le guardie durante lo svolgimento del loro lavoro. Le domande dei nostri lettori ci fanno, in realtà, supporre che nel parlato spontaneo e poco sorvegliato si affacci talvolta anche quest’uso; ma si tratta, almeno per ora, di un uso improprio.
Rita Librandi
19 gennaio 2021
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