Diversi lettori ci domandano se le parole asciutto e asciugato siano sinonimi, se esistano differenze di impiego tra l’una e l’altra, e se siano corrette costruzioni come “i pantaloni si sono asciutti al sole”.
Per rispondere alle domande dei lettori, occorre innanzitutto distinguere i due termini asciutto e asciugato sia sul piano della categoria grammaticale di appartenenza sia riguardo alla loro etimologia.
Asciugato è il participio passato del verbo asciugare (anche riflessivo, asciugarsi), il quale deriva dal latino tardo exsucāre ‘trarre il succo’ (composto di ĕx ‘da’ e sūcus ‘succo’) con sovrapposizione del prefisso ad- (cfr. DELI). Come ci spiegano i dizionari, i significati e gli usi figurati del verbo sono molti; ne ricordiamo alcuni tratti dalle voci asciugare e asciugarsi del GRADIT: il primo e più comune significato è ‘rendere asciutto eliminando l’umidità specialmente con un panno o con l’esposizione a una fonte di calore’ (asciugare i piatti con uno strofinaccio; asciugare le mani, la faccia; e anche asciugare il pianto, le lacrime a, di qualcuno, nel senso figurato di ‘consolarlo’) e per il riflessivo ‘diventare asciutto’ (stendere il bucato ad asciugarsi) e ‘togliersi di dosso l’acqua o l’umidità’; per estensione anche ‘seccare, disseccare’ (il caldo asciuga la gola) e ‘prosciugare’ (asciugare una palude e figurativamente asciugare un fiasco, un bicchiere, ‘berne tutto il contenuto, scolarlo’); sono comuni anche i sensi figurati ‘privare di denaro, di risorse’ (il mutuo ha asciugato il mio conto), ‘rendere conciso, stringato’ (asciugare uno scritto, il proprio stile) e ‘dimagrire’ (ti sei asciugato con l’età). Il verbo ha inoltre dato origine a molti derivati (asciugabile, asciugamento, asciugata, asciugatoio, asciugatrice, prosciugare) e composti (asciugamano, asciugacapelli, lavasciuga).
Asciutto è invece un aggettivo (e in alcuni contesti, come vedremo, anche sostantivo) derivato dal latino exsūctu(m), che, secondo il DELI, è participio passato di exsūgere ‘succhiare, suggere’, con sostituzione del prefisso ex- in ad-, mentre secondo l’Etimologico si tratterebbe del participio passato di exsucāre, da cui deriva anche asciugare. Come primo significato il GRADIT registra ‘che non è cosparso o intriso di liquido (il bucato è asciutto, se non ho i capelli asciutti non esco) e, detto di bacino o corso d’acqua, ‘prosciugato, senz’acqua’ (torrente, pozzo asciutto); l’aggettivo è spesso impiegato in riferimento al clima ‘secco, privo di umidità’ o alla mancanza di denaro (avere le tasche asciutte); negli usi figurati ha valore di ‘magro ma vigoroso e atletico’ (un fisico asciutto), di ‘conciso, sobrio’ (uno stile asciutto) e di ‘brusco, secco, privo di cordialità’ (rispose in modo asciutto); infine, come sostantivo maschile, usato solo al singolare, indica un ‘clima secco’ o un ‘terreno non bagnato’ (camminare sull’asciutto; all’asciutto, ovvero ‘al riparo’). Dall’aggettivo derivano il composto pastasciutta e locuzioni comuni come restare a bocca asciutta (cioè ‘a digiuno’ o figurativamente ‘senza niente’) e pane asciutto (‘pane senza companatico’).
Sia l’aggettivo asciutto sia il verbo asciugare sono attestati in italiano fin dal XIII secolo e sono ben documentati nell’intera letteratura nostrana (si veda, ad esempio, il ricco apparato di attestazioni proposte dal GDLI).
Da quanto visto finora possiamo già individuare la principale differenza tra asciutto e asciugato: non solo i due termini non condividono lo stesso percorso etimologico, come invece ipotizzano alcuni lettori, ma il primo è un aggettivo e come tale deve essere impiegato (o al più come sostantivo nei significati possibili), mentre il secondo è un participio passato e dunque è l’unica forma corretta per creare i tempi composti del verbo asciugare: si dirà i pantaloni si sono asciugati al sole, e non *i pantaloni si sono asciutti al sole, ho asciugato i piatti e non *ho asciutto i piatti. Va però segnalato che anticamente era in uso anche asciutto come participio di asciugare. Il Tommaseo-Bellini registrava asciutto come participio passato di asciugare e forma sincopata di asciugato. Lo troviamo attestato, ad esempio, nel Filocolo di Boccaccio (“Queste parole dette, Florio, asciutti i lagrimosi occhi, uscì dalla camera”) e nel XVIII canto dell’Orlando Furioso (“Come impasto lione in stalla piena, / che lunga fame abbia smaccato e asciutto, / uccide, scanna, mangia, a strazio mena / l’infermo gregge in sua balìa condutto”). Tuttavia, come detto, si tratta di un impiego antico, oggi non più in uso. Il GDLI registra inoltre, come dialettale, il verbo asciuttare, derivato di asciutto (nel Pasticciaccio, Gadda usa la forma asciuttamani per asciugamani), ma si tratta ancora di una forma antica o dialettale e non propria dell’italiano standard.
Dunque, quando asciugato è impiegato come participio nella formazione dei tempi composti di asciugare non vi sono dubbi sulla sua correttezza rispetto ad asciutto. Naturalmente, come molti participi italiani, anche asciugato può assumere valore aggettivale (i piatti sono asciugati, una maglietta asciugata), ed è qui che nasce la sovrapposizione con asciutto e i dubbi riguardo alla loro sinonimia. Non c’è dubbio che i due termini appartengano allo stesso campo semantico e che il loro legame si possa rintracciare anche nell’etimologia: sūgere e sūcus (base di exsucāre), da cui deriverebbero asciutto e asciugare, hanno la stessa radice (cfr. l’Etimologico s.v. succo). Tuttavia, come si legge nella definizione del Vocabolario Treccani online, asciutto soltanto “n qualche caso equivale ad asciugato: i panni sono già asciutti; lasciare il fiasco a., berlo sino in fondo”. Il GDLI mette a lemma asciugato con valore aggettivale, e registra tre significati: il primo è proprio ‘asciutto’, senza ulteriori specificazioni (ma con la citazione settecentesca di Ferdinando Paoletti: “Quindi sopra dei canicci si espongono al sole, e vi si tengono fin tanto che non si trovano perfettamente asciugati”), a cui seguono ‘prosciugato’ e ‘svuotato’. L’alternanza tra i due vocaboli dipende dal contesto ed è infatti possibile solo nei casi in cui i due termini si riferiscano alla qualità “privo di acqua, liquidi o di umidità” e non nelle differenti accezioni di asciugato e asciutto viste sopra; si vedano le frasi seguenti, nelle quali, provando a sostituire uno dei due termini, il senso cambia o si perde: mi sento la gola asciutta; conservare in luogo asciutto; ha un fisico asciutto; Quelle paludi sono le istesse, asciugate poi gran tempo dopo da Emilio Scauro (la frase è tratta dalla Verona illustrata di Scipione Maffei: qui il significato è quello segnalato dal GDLI di ‘svuotate’). La sostituzione è invece possibile in casi come il pavimento, il maglione, il piatto è asciutto/asciugato. Tuttavia, la diversa funzione morfosintattica dei due termini comporta differenti sfumature di significato. L’aggettivo asciutto fornisce un’informazione sulla qualità (privo di acqua o umidità), sullo stato di un oggetto (una camicia asciutta, un piatto asciutto), mentre il participio con valore aggettivale asciugato, oltre a definire la qualità ‘privo di acqua o umidità’, porta con sé la carica semantica del verbo da cui deriva, cioè dell’azione che è stata compiuta, l’asciugare, per arrivare a quello stato, l’asciugato (una camicia asciugata: dal sole, dal vento, dall’asciugatrice).
Luisa di Valvasone
1 agosto 2022
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