A. Raffaelli chiede la differenza di significato e di uso fra lemma, parola e termine.
I concetti di lemma, parola e termine
Un lemma (dal greco lêmma 'presa', da lambánein 'prendere'), così come viene definito nel Dizionario di linguistica a cura di G.L. Beccaria (Torino, Einaudi, 1996) è un'"unità grafica che costituisce l'intestazione di un articolo o voce di dizionario o di enciclopedia. Di solito ha caratteristiche tipografiche (neretto, maiuscolo, ecc.) che ne facilitano il reperimento quando scorrono le colonne del testo". Il Dizionario di linguistica di Dubois et alii (Bologna, Zanichelli, 1979) mette l'accento sui complessi problemi posti dalla determinazione dei lemmi. "Quando una parola grafica ha più significati ed un'etimologia diversa, essa avrà due entrate omografe (cioè due lemmi scritti nel medesimo modo): per esempio, le parole italiane 'delfino' (tipo di cetaceo, dal greco 'delphís') e 'delfino' (titolo dato al primogenito del re di Francia, dal francese 'dauphin'). Invece, per parole che presentano uguale etimologia ma sensi diversi - come ad esempio 'atto' (dal latino actum, da agere 'fare') - si costituirà un solo lemma che riunisce i diversi sensi sotto una stessa parola, che sarà in tal caso polisemica, come per esempio atto (teatrale), atto (giuridico), atto (nel senso di azione). Il lemma può avere anche uno o più sottolemmi nel caso in cui la forma di una parola (ad esempio il femminile o plurale di un nome, la forma pronominale di un verbo, ecc.) ha un senso particolare; per es., 'calcolatrice' è un sottolemma di 'calcolatore', in quanto definisce un tipo di macchina diversa".
La parola è un'unità ben presente alla coscienza linguistica dei parlanti di una lingua ma difficile, se non addirittura impossibile, da definire "scientificamente". La definizione più diffusa, cioè "segmento della catena parlata e del testo scritto tale che non sia interrompibile da altri elementi, che sia mobile, che possa comparire da solo e che abbia significato" (in Beccaria (a cura di), 1996) è corretta se riferita ad alcune lingue - quali ad esempio quelle analitiche come l'italiano, quelle agglutinanti come il turco e quelle flessive, come il latino - ma non alle lingue incorporanti - come ad esempio il basco e l'ungherese - nelle quali l'unità parola può contenere vari elementi costituenti una frase. Probabilmente si riesce a comprendere meglio il significato di parola se lo contrapponiamo a termine e anche a lemma, che abbiamo prima definito.
Riassumendo, il termine è un elemento lessicale (sia una parola singola che una locuzione) che è proprio del linguaggio settoriale di una determinata specializzazione e che ha un significato univoco, solo denotativo. Ad esempio, se parliamo di 'raggio x, raggio gamma' è chiaro che ci stiamo riferendo univocamente ad un significato - quello che assume quel termine nell'ambito della fisica - mentre se troviamo la parola 'raggio' in un altro contesto, ad esempio in un testo poetico oppure se viene utilizzato nella lingua comune, la parola 'raggio' sarà suscettibile di significati diversi (pensiamo, ad esempio, a 'raggio' in espressioni come 'raggio di speranza', 'raggio di sole', 'ruota a raggi', ecc). Il lemma, invece, rappresenta la forma di base da cui deriva un intero sistema flessionale nominale, aggettivale e verbale; ad esempio, nel caso della nostra lingua, troviamo nel vocabolario il nome al singolare, l'aggettivo al maschile singolare e la forma verbale all'infinito.
Per approfondimenti:
A cura di Marina Bongi
Redazione consulenza linguistica
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11 aprile 2003
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