Il genere di Artide e Antartide

Diverse persone ci scrivono chiedendo informazione sul genere di Artide e Antartide.

Risposta

Le lettrici e i lettori che ci hanno posto il quesito (spesso insegnanti, anche di geografia) dichiarano di aver sempre usato questi nomi con un certo genere, ma di aver letto o udito usi con il genere opposto. Le cose stanno effettivamente così: Artide e Antartide sono nomi usati sia al maschile sia al femminile (come già osservato per esempio in Thornton 2003). Elenchiamo alcuni esempi di contesti nei quali Antartide controlla accordo, tratti dal corpus ItTenTen2020:

(1)

a. L’Antartide è stata internazionalizzata dal TRATTATO DI WASHINGTON

b. Poiché l’Antartide è stata ufficialmente scoperta dagli inglesi solo nel 1819, la presenza di mappe dettagliate relative a quella regione e redatte in un periodo antecedente, sarebbe a dir poco inspiegabile.

c. Esiste nel loro lavoro una forte evidenza che rivela che l’Antartide è stata abitata molto tempo fa da creature sconosciute, quando la temperatura di questo continente era molto più calda

(2)

a. L’Antartide è stato internazionalizzato con il Trattato di Washington (1959)

b. l’Antartide è stato giuridicamente definito “terra comunis or terra nullius”

c. Inizialmente solo per maschi-alfa, l’Antartide è stato poi meta di un numero crescente di donne esploratrici.

Si noti in particolare il contrasto tra gli esempi (1a) e (2a), nei quali il predicato è identico ma il genere cambia. Analogo contrasto si osserva negli esempi (3a-b), nei quali l’accordo è controllato da Artide:

(3)

a. L’Artide è anche conosciuta come la “terra del sole di mezzanotte”, per il fatto che oltre il Circolo polare artico, durante la stagione estiva boreale, cioè da aprile a luglio, il sole tramonta verso mezzanotte.

b. L’Artide è anche conosciuto con il nome di Terra del sole di mezzanotte, come succede oltre il Circolo Polare Artico: infatti il 21 giugno (solstizio d’estate) l’area è per tutte le 24 ore illuminata dal sole, mentre il 21 dicembre (solstizio d’inverno) è sempre in ombra.

Come mai questa oscillazione? Diversi fattori cospirano nel rendere difficile l’assegnazione di un valore di genere a questi due nomi.

Entrambi i nomi terminano in -e, e in italiano i nomi in -e sono abbastanza equamente divisi tra maschili e femminili (a differenza di quelli in -o, per la stragrande maggioranza maschili, e di quelli in -a, per lo più femminili − anche se esiste un nutrito gruppo di maschili in -a, come papa, pediatra, atleta, problema, tema, clima, e i maschili in -ista; cfr. D’Achille-Thornton 2003). Quindi la terminazione non aiuta a determinare il genere.

Inoltre, entrambi i nomi iniziano in vocale, e quindi l’articolo che li precede subisce elisione della sua vocale finale, che potrebbe dare un’indicazione sul genere: se sentiamo dire l’Artide, l’Antartide non ricaviamo alcuna informazione sul genere del nome, che resta “latente” o “coperto” (termini con cui è stato tradotto in italiano il termine inglese covert, introdotto da Benjamin Lee Whorf, in opposizione a overt, tradotto con “manifesto” o “scoperto”).

Chi si trova a dover usare questi nomi in contesti in cui controllano accordo su un aggettivo o un predicato che mostri il genere in modo manifesto, come tutti i participi passati usati nei tempi composti con ausiliare essere, che hanno forme maschili singolari in ‑o e femminili singolari in ‑a,  può quindi essere in dubbio sul genere da utilizzare, e questo spiega l’oscillazione osservata.

Se si cerca un’indicazione normativa, almeno in relazione a quale sia il genere originariamente attribuito a questi nomi, va considerata la loro etimologia.

Si osservi in particolare che in altre lingue europee i territori detti in italiano Artide e Antartide sono denominati in modo parzialmente diverso, con un aggettivo sostantivato: si ha inglese Arctic, Antarctic, francese Arctique, Antarctique. Questi aggettivi derivano da un aggettivo greco a sua volta derivato dal nome árktos, che significa ‘orso’ e ‘Orsa maggiore’, la costellazione visibile dall’emisfero settentrionale: dunque artico indica una posizione all’estremo nord, e il suo opposto antartico una posizione all’estremo sud.

Un nome proprio apposito per indicare le due regioni polari, diverso dalla sostantivazione dei due aggettivi, sembra essere stato coniato originariamente in tedesco da Gustav Jaeger, che fu professore ordinario di zoologia e fisiologia al Politecnico e alla Facoltà di Veterinaria di Stoccarda. Nell’ottobre 1869 la rivista viennese “Archiv für Seewesen” (Wien, im Selbstverlage des Herausgebers [Johannes Ziegler], Commissionsverlag von Carl Gerold’s Sohn, Heft X, pp. 545-547) pubblica la seguente nota:

Die Arktis. – Dr. Gustav Jaeger veröffentlicht in der „Neuen Freien Presse“ einen interessanten Aufsatz, dem wir folgendes entnehmen:
[…]
Groenland und Skandinavien sind die Aeste eines in der Miocenzeit vorhanden gewesenen Continentes, den ich im Gegensatze zu der Unger’schen Hypothese von der miocenen Atlantis mit dem Namen Arktis belegen möchte, und seine Zertrümmerung ist ein Werk des Golfstromes.
[L’Artide. – Il Dr. Gustav Jaeger pubblica nella “Neue Freie Presse” un interessante articolo dal quale traiamo quanto segue: [...] Groenlandia e Scandinavia sono i rami di un continente esistito nel Miocene, al quale vorrei dare il nome Arktis [Artide] contrariamente all’ipotesi di Unger sull’Atlantis [Atlantide] miocenica, e il suo sfacelo è opera della corrente del Golfo]

Lo stesso Jaeger qualche anno dopo, nelle sue Zoologische Briefe (Vienna, Braumüller, 1876, p. 315), utilizza anche Antarktis, nel passo seguente, che sembra costituire la prima attestazione di Antarktis in tedesco:

daß wir mithin für die Warmblütler zwei getrennte Schöpfungsmittelpunkte, die Arktis und eine Antarktis, anzunehmen haben.
[che dobbiamo dunque assumere per gli animali di sangue caldo due centri di creazione separati, l’Artide e una Antartide]

Si noti che Jaeger usa Atlantis, Arktis e Antarktis come nomi di genere femminile (come si evince dalla forma degli articoli che li determinano nei passi citati).

Il merito del conio della “felicissima denominazione” Artide (ted. Arktis) è riconosciuto a Jaeger nella prima attestazione italiana di Artide finora reperita, in un articolo del geografo piemontese Cosimo Bertacchi (1854-1945), Il Polo Nord e la ricerca della «Jeannette», pubblicato nella “Gazzetta letteraria” nel 1882, nel quale leggiamo (p. 149):

Negli spazi ancora inesplorati della regione artica non esiste un continente collegato, come un tempo credevasi, ma singole masse terrestri, avanzi forse di un continente perduto, onde molto bene si possono raccogliere nella sola felicissima denominazione di Artide, proposta da Gustavo Jaeger.

Lo stesso Bertacchi usa poi più volte anche Antartide, per esempio nella parte II dell’articolo Dal Nord al Sud, pubblicato in più puntate su “Natura ed arte. Rivista quindicinale illustrata per le famiglie” (la parte per noi rilevante è in anno VII, 1897-1898, fascicolo 11, pp. 903-911):

Il primo viaggio verso l’Antartide è dovuto ad Amerigo Vespucci, che nel 1501 giunse in vista a quel gruppo d’isole, le quali ebbero da Cook nel secolo scorso, in onore di Giorgio III, il nome di «Nuova Georgia Australe». (p. 904)
[...]
Le sue [scil. di Cook] scoperte in ordine all’esistenza supposta di una vastissima Antartide asciutta, che nella Nuova Zelanda si avanzava tuttavia fin presso il 35°di lat., sono di importanza fondamentale. (p. 904)
[...]
Nel gennaio del 1775 [Cook] fece ritorno dall’Antartide (p. 907)
[...]
La terza circumnavigazione dell’Antartide (p. 910)

Come si vede, qui Artide e nella maggior parte dei casi Antartide occorrono in contesti nei quali il genere del nome non è manifesto, perché mancano elementi in accordo con esso diversi dall’articolo determinativo in forma elisa; ma nel secondo esempio di Antartide citato, dove ci sono diversi elementi in accordo con genere manifesto, Antartide è femminile: una vastissima Antartide asciutta.

Il genere femminile del ted. Arktis, Antarktis nell’uso di Jaeger e dell’italiano Antartide (e presumibilmente anche Artide) nell’uso di Bertacchi sono con ogni probabilità dovuti al fatto che i nomi geografici in -ís, -ídos del greco sono femminili. Pierre Chantraine (La formation des noms en grec ancien, Paris, Champion, 1933, nuova ed. 1968, cap. XXX) sostiene che l’elemento -d- presente in diversi suffissi del greco antico è un “élargissement sans valeur sémantique précise” [un ampliamento senza valore semantico preciso], presente in formazioni sia nominali che aggettivali, sia maschili che femminili; tuttavia, esistono consistenti serie di nomi femminili con tema in -id-, tra i quali diversi nomi di paesi e territori, quali Argolís ‘Argolide’, ecc. Secondo Chantraine (§ 273) questi nomi geografici sono aggettivi sostantivati, e sono femminili in quanto modificano i nomi femminili “sottintesi” γῆ - ‘terra’ o χώρα - khṓra ‘luogo, terra, paese’. Per l’esempio più vicino ai nostri Artide e Antartide, tuttavia, cioè Atlantide, nome esplicitamente citato da Jaeger nel passo in cui propone di chiamare Artide il continente al polo Nord, non è neppure necessario invocare un nome femminile “sottinteso” per spiegare il genere femminile: la prima attestazione di Atlantide con riferimento al misterioso continente scomparso, nel Timeo di Platone (25a), contiene un nome femminile nḗsos ‘isola’ di cui Atlantide potrebbe essere un aggettivo: ἐν [...] τῇ Ἀτλαντίδι νήσῳ - en […] têi Atlantídi nḗsōi è tradotto di solito  come ‘nell’isola di Atlantide’, ma potrebbe valere anche ‘nell’isola atlantide’, cioè l’isola ‘di Atlante’ (secondo la mitologia questa isola era abitata dai discendenti di Atlante, figlio del dio Poseidone e della mortale Clito). Dunque il genere femminile del nome Atlantide si potrebbe spiegare come permanenza del genere presentato dall’aggettivo per accordo con il nome femminile nḗsos ‘isola’ dopo la caduta di questo nome e la conseguente sostantivazione dell’aggettivo.

Quale che sia l’esatta causa (attribuzione di genere femminile in base a un criterio semantico per il quale sono femminili i nomi di terre e paesi, o perché sono sottintesi nomi femminili come quelli evocati da Chantraine, o perché è caduta una testa femminile precedentemente presente), i nomi geografici in -ís, -ídos del greco sono femminili, e quindi i primi coniatori delle formazioni moderne ted. Arktis / it. Artide e ted. Antarktis / it. Antartide a essi ispirati hanno usato questi nomi al femminile.

Il femminile è ancora il genere prevalente: per esempio, una ricerca delle espressioni Artide russa, Artide siberiana, Artide sovietica, Artide americana e dei loro equivalenti maschili (Artide russo, ecc.) nel corpus di libri in lingua italiana digitalizzati da Google (books.google.it) mostra che le espressioni al femminile sono più frequenti di quelle al maschile in una proporzione di oltre dieci a uno. Una analoga ricerca su Google (in data 2/8/2024) mostra ancora una prevalenza delle espressioni in cui Artide è trattato come femminile, ma in un rapporto di tre a uno. Dal complesso dei dati esaminati risulta che l’uso al maschile è più recente, e compare più frequentemente in testi di carattere generale come quelli reperibili in rete, ma meno frequentemente in testi specialistici, nei quali il femminile continua a prevalere. Per esempio, (3a) proviene dal sito personale di un docente di scienze naturali, quindi una persona con competenze professionali, che usa Artide al femminile, mentre (3b) proviene dal sito di un’agenzia di viaggi, che usa Artide al maschile.

In conclusione, dato che il femminile è il genere originariamente assegnato ai due nomi Artide e Antartide, è il genere corretto dal punto di vista etimologico, ed è ancora quello largamente prevalente, chi vuol andare sul sicuro dovrebbe scegliere il femminile, anche se nell’uso odierno il maschile non si può più considerare marginale.

Nota bibliografica:

  • Paolo D’Achille, Anna M. Thornton, La flessione del nome dall’italiano antico all’italiano contemporaneo, in Italia linguistica anno Mille – Italia linguistica anno Duemila. Atti del XXXIV congresso internazionale di studi della SLI, a cura di Nicoletta Maraschio e Teresa Poggi Salani, Roma, Bulzoni, 2003, pp. 211-230.
  • Anna M. Thornton, L’assegnazione del genere in italiano, in Actas del XXIII Congreso Internacional de Lingüística y Filología Románica, a cura di Fernando Sánchez Miret, vol. I, Tübingen, Niemeyer, 2003, pp. 467-481.



Franz Rainer
Anna M. Thornton

17 novembre 2024


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