Irene Berardone da Torino si domanda se sia possibile in lingua usare il termine poidomani come sinonimo di dopodomani; Michele Pittaluga da Genova ci chiede se con posdomani si indica il giorno dopo domani o il giorno ancora successivo.
Il giorno che viene dopo domani
Come nel caso delle denominazioni del giorno prima di ieri la nostra lingua dispone di più termini per indicare il giorno dopo domani: dopodomani, doman(i) l’altro e posdomani, quest’ultimo dato come letterario (o, più raramente, antiquato o raro) dalla lessicografia contemporanea; solo Sabatini-Coletti 2008 glossa posdomani come regionale.
Lo stesso dizionario non registra domani l’altro, forma di tradizione toscana e letteraria (Manzoni lo preferirà a posdomani nell’edizione finale dei Promessi sposi) che, pur essendo registrata senza annotazioni a fianco di dopodomani anche nelle edizioni più recenti della maggior parte dei dizionari, risulta diffusa quasi esclusivamente in Toscana stando alle indagini di LinCi La lingua delle città.
Per quel che riguarda poidomani, l’unico dizionario che lo registra è il GRADIT che lo glossa come “di basso uso” e ne segnala l’impiego da parte del cassinese Antonio Labriola nel suo Carteggio: 1861-1880.
Grazie alle riproduzioni digitali rese disponibili in rete da Google libri, è possibile anticipare notevolmente la datazione della prima attestazione scritta di poidomani: lo si trova infatti nelle Pìstole di Cicerone ad Attico versione del genovese Matteo Senarega edite nel 1555. È stato anche possibile reperire altre attestazioni soprattutto in scritti ottocenteschi di area centromeridionale: appare ad esempio in Cenno su gli avvenimenti militari, del Conte Mathieu Dumas, edito a Napoli nel 1838, in un brano comparso nel quotidiano napoletano Il lume a gas del 18 novembre 1847, in un documento che porta in calce la data “Da Ascoli 22 maggio 1849” pubblicato nelle Memorie storiche sull'intervento francese in Roma nel 1849, di F. Torre, e poi ancora in Ugo dei Frangipane, del romano Paolo Mencacci edito nel 1868. In anni più recenti lo troviamo usato dalla scrittrice abruzzese Laudomia Bonanni, in Palma e sorelle (1954), dal giurista irpino Antonio Guarino, in Diritto privato romano (1958) e dal siciliano Vincenzo Consolo in Retablo (1987).
Se ci spostiamo dal piano della lingua scritta a quello delle varietà locali possiamo affermare che poidomani e sue varianti sono testimoniati nei dizionari dialettali per il siciliano (a questo proposito si nota che Poidomani è un cognome diffusissimo in Sicilia e anche un toponimo in provincia di Siracusa), per il calabrese, l’abruzzese, il molisano, il marchigiano, il ligure e, ma solo fino alla fine dell’Ottocento, per il napoletano.
Gli atlanti linguistici (sia l’AIS sia il più recente ALI hanno una carta che riporta le denominazioni dialettali del giorno dopo domani, rispettivamente la 348 vol. II e la 648 vol. VII), confermano la diffusione di poidomani e varianti in Liguria, Marche meridionali, Abruzzo, Irpinia, Calabria meridionale e Sicilia nord-occidentale. Soprattutto in Calabria, Sicilia e Abruzzo le forme convivono con varianti di posdomani, che risulta diffuso anche in Lombardia nella forma pusduman; è da notare la contiguità dell’area di diffusione di poidomani con quella di pos(t)crai , tipotestimoniato, oltre che in Sardegna, anche in Puglia, Calabria e Basilicata, e che costituisce ildiretto derivato dal latino su cui i più tardi posdomani e poidomani sono modellati.
La distanza tra le edizioni dei due atlanti (l’AIS è stato pubblicato dal 1928 al 1940, mentre il primo volume dell’ALI è uscito nel 1995 e sono ancora inediti l’VIII e il IX) fa rilevare soltanto un incremento dell’affermazione di dopodomani, che appare forma tradizionale in Lazio, Umbria e Campania, in quasi tutta la penisola, meno che in Toscana dove doman(i) l’altro è praticamente esclusivo.
Possiamo quindi rispondere alla nostra utente torinese che poidomani è una variante tradizionale legata etimologicamente a posdomani, che però, a differenza di questa voce, non ha raggiunto sufficiente diffusione nell’uso e nelle opere degli autori tradizionalmente considerati di riferimento dalla lessicografia, per essere accettata nella lingua standard. Infatti l’unica occorrenza di poidomani che abbiamo potuto reperire consultando i corpora di BibIt e LIZ si trovanell’Epistolario di Giacomo Leopardi in una lettera dello zio Carlo Antici al “Nepote carissimo”, datata Urbino 12 Ottobre 1825, mentre il Leopardi usa una volta posdimani.
Anche posdomani del resto, che ha dalla sua abbondanti attestazioni a partire dal XV secolo fino ai primi del Novecento, sta ormai cadendo in disuso, almeno al livello della lingua formale o scritta che tende a convergere su dopodomani.
Al lettore genovese possiamo rispondere che la lingua standard non prevede una denominazione per indicare il giorno dopo dopodomani, ma impiega preferibilmente la locuzione fra tre giorni. Per quanto concerne le varietà locali, dalle testimonianze delle carte dei due atlanti citati, in cui si cercava anche tale denominazione specifica, sembra potersi desumere che solo alcune varietà tradizionali conoscono un termine o una locuzione corrispondenti (per esempio in Toscana è testimoniato doman l’altro di là), ma in nessun caso posdomani appare usato in questa accezione. Non è improbabile però che, in aree in cui convivono più termini, proprio l’affermarsi di uno dei due, nella fattispecie come abbiamo visto dopodomani, abbia potuto favorire l’impiego dell’altro nel significato affine di ‘il giorno dopo dopodomani’.
Per approfondimenti:
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
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