Una lettrice di Belluno ci chiede se sia corretto dire ieri l'altro anziché l'altro ieri, dal momento che le è stato rimproverato l'uso dell'espressione considerata dialettale; un'altra lettrice di Matera trasferitasi a Milano che usa abitualmente avantieri si dice "guardata in modo strano" nella sua nuova città.
Il giorno prima di ieri
L'italiano corrente ha a disposizione per indicare il giorno prima di ieri (parallelamente a quanto avviene per indicare il giorno dopo domani con dopodomani, domani l'altro e posdomani) ben tre diverse alternative, tutte legittimate dalla tradizione letteraria e dalla lessicografia contemporanea: l'altro ieri (o l'altr'ieri scritto anche l'altrieri), ieri l'altro (o ier l'altro scritto anche ierlaltro) e avanti ieri (o avant'ieri, avantieri).
Stando ad alcuni dei più diffusi dizionari di lingua, le tre diverse forme non sembrerebbero avere rilevanti differenze rispetto all'uso: in Sabatini-Coletti 2008, ZINGARELLI 2010 (che ha una distinzione a proposito delle varianti apocopate ier l'altro dato come letterario o raro e ierlaltro letterario) e in Devoto-Oli 2008, per avantieri, l'altro ieri, ieri l'altro, non troviamo annotazioni che facciano riferimento a una diversa frequenza (o a un diverso ambito) d'impiego. Diversamente in GRADIT 2007 avantieri, tradotto con il sintagma "di uso comune" l'altro ieri, è glossato come "di basso uso"; anche ieri l'altro è annotato come di "di uso comune" ("di basso uso" sarebbe invece la variante ierlaltro), senza alcun riferimento a usi regionali o letterari.
La particolare produzione scritta a carattere prevalentemente informale testimoniata dalla rete sembra concordare almeno in parte con quanto registrato da GRADIT: un rapido sondaggio condotto attraverso Google mostra, di contro alle circa centomila occorrenze di avantieri (o avant'ieri o avanti ieri), quasi tre milioni di occorrenze per l'altro ieri (o l'altroieri o l'altrieri); anche ier(i) l'altro (o ierlaltro) risulta abbastanza diffuso, per quanto si mantenga al di sotto del milione di occorrenze; in confronto a quanto testimoniato dal dizionario diretto da Tullio De Mauro quindi possiamo supporre che ieri l'altro cominci a recedere rispetto a l'altro ieri.
Ulteriore conferma di questo regresso ci viene da LinCi La lingua delle città, un'indagine a carattere scientifico cofinanziata dal MIUR e coordinata da Teresa Poggi Salani, che ci permette di valutare anche l'elemento della diffusione geografica delle diverse forme: i risultati delle inchieste confermano ancora una volta l'altro ieri come scelta standard praticamente in tutte le città indagate; inoltre nella scelta della locuzione non sembra emergere una precisa distribuzione areale visto che risulta risposta maggioritaria a Genova, L'Aquila, Latina, Lecce, Milano, Roma, Verona. D'altra parte, con le eccezioni di Verona e Latina che la mostrano come unica risposta, l'altro ieri è sempre affiancato da altre forme; più legate alla tradizione locale appaiono avanti ieri (o avantieri) - unica alternativa in Sardegna, a Catania, Lecce, L'Aquila e Genova - e la locuzione, tipica della Toscana, ieri l'altro (o anche ier l'altro). Ancora una conferma dunque della grande diffusione a livello nazionale di l'altro ieri; in più abbiamo la testimonianza di un radicamento in Sardegna, nel sud e in Liguria di avantieri e la riduzione all'area toscana (o quasi) di ieri l'altro.
Come spesso accade esaminando la situazione linguistica italiana, si configura una sorta di scollamento tra la tradizione letteraria testimoniata nella lessicografia e quella che forse possiamo riferire al parlato corrente, più legato alla tradizione dialettale. Una sintesi del panorama tradizionale sottostante alle diverse realtà regionali ci è offerta da ROHLFS 1969 (§ 923 p. 266 sg.): formazioni dialettali analoghe a avantieri si trovano in Sicilia e Calabria oltre che in Liguria, mentre nelle varietà lombarde e piemontesi si usano forme analoghe a l'altro ieri; la costruzione con l'aggettivo posposto oltre che in Toscana si ritrova poi nel bolognese e nel veneto; infine risultano attestate, benché non in aree compatte, forme derivate da post-heri, tra cui postieri, in Lombardia (Crema) e soprattutto al sud (provincia di Messina, estremo sud della Calabria e potentino).
La voce postieri documentata da ROHLFS, non più attuale in lingua, secondo la lessicografia consultata e LinCi (a differenza di posdomani 'il giorno dopo domani' registrato sia da LinCi, sia dai vocabolari anche se con restrizioni d'uso: letterario in ZINGARELLI e Devoto-Oli, regionale, Sabatini-Coletti), era invece testimoniata dal Vocabolario degli Accademici della Crusca fino dalla prima edizione. Per essere precisi, nelle due prime edizioni del Vocabolario, postieri era addirittura l'unico lemma proposto per "il dì innanzi a ieri", corrispondente al latino nudius tertius; in queste due edizioni del Vocabolario infatti l'altr'ieri valeva "pochi giorni addietro", così come la locuzione non ier l'altro, anch'essa attestata a lemma. Ierlaltro compare solo dalla terza edizione (1691) col significato attuale, mentre l'altr'ieri mantiene il valore anzidetto in tutte e cinque le impressioni. Tale valore si mantiene inalterato nel toscano almeno per tutto l'Ottocento, visto che nel Novo dizionario secondo l'uso di Firenze (Firenze, Cellini, 1870-1897), ancora si leggeva riguardo a l'altr'ieri: "vale propriamente Alcuni giorni indietro, Alcuni giorni fa".
I vari corpora consultati testimoniano un uso costante in letteratura fino alla prima metà del Novecento di ieri l'altro, e meno intenso per l'altro ieri (restando anche dubbie alcune attestazioni considerato il valore indeterminato testimoniato dalla lessicografia toscana); per avantieri si riscontra invece una discontinuità notevole: apparso nel XVI secolo e codificato nel Libro secondo delle Regole della lingua fiorentina di Pierfrancesco Giambullari, s.d. ma 1552 ("Al quando si risponde con questi [avverbi]: ieri, oggi, domani, posdomani, avantieri [....]") è usato tra gli altri da Machiavelli e da Bernardo Dovizi detto il Bibbiena (si veda Prospero Viani, Dizionario di pretesi francesismi e di pretese voci e forme erronee della lingua Italiana Firenze, Le Monnier, 1858). Successivamente la forma scompare dalla tradizione letteraria per ricomparire nel primo Ottocento, ad esempio negli epistolari di Leopardi e Foscolo; a fine secolo, di nuovo quasi scompare; in tempi più recenti è attestato raramente, per esempio in Grazia Deledda e nel palermitano Giuseppe Antonio Borgese o, per arrivare ai giorni nostri, nella sassarese Bianca Pitzorno. L'uso della forma è comunemente considerato un francesismo per quanto riguarda la sua diffusione nell'Ottocento (cfr. anche Costantino Arlìa, Lessico dell'infima e corrotta latinità Carrara Milano 1890 1a. ed. 1881, p. 54) e sempre al francese o al provenzale si deve anche la sua diffusione nel siciliano e nel calabrese (cfr. Giuliano Bonfante, Il problema del siciliano, "Bollettino del Centro di Studi Filologici e Linguistici Siciliani", 1, 1953, pp. 45-64: 52 sg.).
Alle nostre due lettrici quindi possiamo rispondere che, benché entrambe giustificate dalla letteratura nazionale, sia ieri l'altro che avantieri sono attualmente forme a diffusione ridotta (riferibili rispettivamente all' italiano regionale di Toscana e all'italiano regionale sardo, siciliano e calabrese) rispetto alla locuzione standard l'altro ieri: si tratterà, come spesso accade nella nostra lingua, di dover scegliere consapevolmente quale varietà impiegare a seconda del luogo in cui ci troviamo e della competenza linguistica di chi ci sta ascoltando.
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
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