Paola Buonacasa ci chiede se esista euri come plurale di euro.
Il plurale di euro
La questione della forma plurale del nome della nuova moneta europea non è lineare e, anzi, si distingue per alcune asimmetrie che emergono nel confronto tra l'italiano e le altre lingue europee. Una direttiva della Comunità europea del 26 ottobre 1998 ha stabilito infatti che solo per alcune lingue (inglese, italiano e tedesco) la parola resti ufficialmente invariabile al plurale, mentre per altre segua la morfologia specifica. Questo diverso trattamento è alla base delle molte perplessità e polemiche: senza dubbio l'invariabilità sarebbe stata più giustificata e certamente accettata meglio anche in Italia se avesse avuto come motivazione profonda l'uniformità con gli altri paesi europei, cosa che adesso esiste soltanto nella resa grafica sulle banconote e sulle monete (anche la pronuncia della parola è naturalmente differente nei vari paesi che hanno adottato l'euro). Il presidente dell'Accademia della Crusca, prof. Francesco Sabatini, si è pronunciato in proposito nel numero 23 della rivista La Crusca per voi e la motivazione più forte che ha portato in difesa dell'invariabilità della parola euro è stata che questa è "una parola dotata di una sua particolare fisionomia, portatrice di una semantica che quasi la isola nel contesto morfosintattico... la prima parola di una lingua europea non nazionale". Certo, resta il nostro istinto di parlanti nativi che ci induce ad applicare le regole della morfologia naturale della nostra lingua e a flettere di conseguenza un nome maschile terminante in -o nella sua normale forma plurale in -i: personalmente sono convinta che l'uso parlato resterà vario e spero che nessuno si scandalizzerà di fronte a chi dirà euri.
A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Piazza delle lingue: L'italiano fuori d'Italia
30 settembre 2002
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