F. A. da Roma, F. B. da Cagliari e M.R. da Parigi sono perplessi riguardo alla sigla TAV usata frequentemente al femminile, mentre il suo scioglimento imporrebbe l'uso del maschile.
Il TAV e la TAV
A rigor di logica tutte le domande poste riguardo al genere grammaticale di TAV contengono già la risposta. Basta infatti sciogliere la sigla correttamente (Treno ad Alta Velocità) per capire che il genere selezionato è il maschile, dal momento che in italiano, nel caso di sigle, il genere “vincente” è quello della prima parola ridotta in sigla (che è di norma un nome). E dunque, come suggeriscono i nostri interlocutori, sarebbe opportuno dire il TAV; in effetti, interrogando il motore di ricerca Google, notiamo che in rete le occorrenze al maschile sono oltre 10 milioni. È altrettanto vero, però, come lamentato dai nostri interlocutori, che nei (tele)giornali è invalso l’uso del femminile, e che tale uso è coonestato sia dalle attestazioni in rete (circa 14 milioni e mezzo) sia dalle voci lessicografiche. Oltre al caso del Vocabolario Treccani, infatti, citato dal signor F. A., anche il Devoto-Oli 2014 registra TAV come sostantivo femminile, mentre il GRADIT di De Mauro si limita a segnalare la sigla senza attribuirle alcun genere.
Naturalmente il passaggio dal maschile al femminile ha una spiegazione piuttosto semplice. La sigla è stata presto identificata non più col treno in sé, ma con la linea il cui tracciato, come è noto, ha scatenato furiose polemiche e contrapposizioni, sino al recente caso giudiziario che ha coinvolto lo scrittore Erri De Luca. Si tratta, insomma, di una sorta di metonimia, per cui il significato della sigla è stato rimodulato per contiguità. Ecco quindi che quando sentiamo o leggiamo la TAV, dobbiamo intendere “la linea (o la rete) dei treni ad alta velocità”. Va inoltre osservato che la vera novità, nel caso specifico, è rappresentata proprio dal contestatissimo percorso, e non certo dal tipo di treno, che è ormai in funzione su molte tratte ferroviarie, prima fra tutte la Roma-Milano. In più, a favore del femminile ha giocato il cosiddetto “movimento NO TAV”, che si oppone al tracciato e non, ovviamente, ai treni che dovrebbero percorrerlo. Ci si potrebbe chiedere se non sarebbe stato opportuno trovare una sigla diversa per indicare la linea o la rete ferroviaria. La sigla LAV (Linea ad Alta Velocità), tuttavia, ha già altro uso e sta per “Lega AntiVivisezione”, mentre RAV (Rete ad Alta Velocità) è già una sigla multiuso.
In conclusione, al momento la sigla TAV mantiene una doppia valenza, una pienamente rispecchiata dalla sigla, laddove si alluda al treno (ed è quindi di genere maschile), l’altra invece estensiva, laddove si alluda alla linea o alla rete nel suo complesso (considerata dunque femminile).
Claudio Giovanardi
2 novembre 2015
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