In sostanza, in buona sostanza significa in sostanza

Due lettori, dall’Emilia-Romagna e dalla Toscana, ci chiedono se la locuzione avverbiale in buona sostanza (variante di in sostanza) sia corretta o se non sia, forse, ridondante e da quando si è diffusa nell’uso.

Risposta

La locuzione avverbiale in sostanza ha il significato di ‘alla luce dei fatti, in ultima analisi’, ‘in conclusione’, come confermano le principali fonti lessicografiche contemporanee come il GRADIT e il Vocabolario Treccani in rete, che fa riferimento anche al significato letterale di ‘badando a ciò che ha importanza fondamentale ed escludendo ciò che è secondario’. La locuzione si origina, infatti, da una delle possibili accezioni del sostantivo sostanza: ‘parte essenziale, fondamentale di qualcosa’ (v. GDLI). Lo stesso GDLI (s.v. sostanza 16) registra e glossa così la locuzione: “per quanto riguarda l’essenziale, nel significato fondamentale; in realtà, oltre le apparenze o le formalità”. Quest’ultimo dizionario riporta attestazioni già quattrocentesche, nei Dialoghi d’amore di Leone Ebreo (Lisbona 1430 ca. - Napoli 1530 ca.), passando poi per autori come Guicciardini, Manzoni e il pittore Carlo Carrà, vissuto nella prima metà del Novecento. Il Corpus OVI dell’italiano antico permette però di retrodatare ulteriormente la locuzione fino al 1309, anno cui risalgono le Prediche inedite di Giordano da Pisa, in cui si trova l’espressione (nella variante latineggiante sustantia invece di sostanza): “et così de’ essere amato dal re l’uno come l’altro, però che in sustantia ambidue son fratelli et figliuoli del re” (13, 108.33). Del 1334 è invece l’esempio (nella grafia in sustança) nel fiorentino Statuto dell’Arte di Calimala: “si legga e sponga volgaremente tutto el processo sobreviloquio e in sustança il facto” (I, cap. 39). La locuzione inizia a diffondersi stabilmente intorno alla metà del secolo: in questo periodo sono molte le occorrenze di in sustanza in opere come la Cronica di Matteo Villani (“Nella pace in sustanza si contenne che generale e perpetua pace sia tra l’arcivescovo di Milano, e tutte le sue città e distrettuali […]”, III, cap. 59) o le Esposizioni sopra la Commedia di Boccaccio («Il giuramento è in sustanza questo: “Se io non dico il vero, che questo mio libro non duri lungamente nella grazia delle genti”», c. XVI, par. 83).

La locuzione ha dunque una lunga tradizione nell’uso ed è vitale ancora oggi, sia in contesti letterari, sia nell’uso quotidiano. Grazie al corpus PTLLIN (recentemente esteso fino al 2021) è possibile, infatti, reperirne attestazioni in romanzieri contemporanei come Helena Janeczek:

“Georg: è successo qualcosa? Qualche problema?” All’epoca in cui era Willy, era stato anche l’amico a cui chiedere un aiuto pratico: dei soldi, in sostanza, dato che ne aveva sempre avuti più degli altri. (La ragazza con la Leica, Milano, Guanda, 2017, p. 24)

o Antonio Scurati:

Il Vate abbracciava idealmente Benito Mussolini, lo apostrofava affettuosamente, lo metteva al corrente (anche se a cose già fatte) ma pubblicava il suo proclama al mondo su di un altro giornale. In sostanza, un dispaccio in cui s’impartiscono istruzioni a un sottoposto. (M. Il figlio del secolo, Milano, Bompiani, 2018, p. 94)

Anche i social network, come X, possono testimoniarne la vitalità, in contesti non letterari:

È una poesia giapponese dei tempi dello Shogun… in sostanza dice “se mi indichi la strada” (post del 28/10/2024)

Non ci ho capito nulla del suo tweet causa mia incompetenza. In sostanza cosa dice, se posso chiedere? (post del 27/10/2024)

I dizionari menzionati finora (GRADIT, Vocabolario Treccani, GDLI) non registrano la variante in buona sostanza (quella, cioè, che i lettori portano alla nostra attenzione), che è presente invece nello Zingarelli 2024. Quest’ultima opera attribuisce due diverse definizioni per le due forme, di significato sostanzialmente analogo: in sostanza ‘insomma, in conclusione’; in buona sostanza ‘in ultima analisi, in definitiva’. Questa seconda variante è più recente rispetto a in sostanza: il corpus di Google libri ci permette infatti di datarla al 1596 (“Quanto al capitolo di Udine, gli adversarij senza dir altro producono certe scritture, le quali in buona sostanza vogliono dir nulla”, Giovanni Domenico Salomoni, Difesa del capitolo de’ canonici della città di Udine, Udine, Giovan Battista Natolini, 1596, p. 69) e nei due secoli successivi le occorrenze sono diverse decine.

Numerosi esempi della locuzione si trovano anche nel linguaggio giornalistico; nell’archivio storico del “Corriere della Sera”, la ricerca di “in buona sostanza” restituisce 1.473 risultati (consultazione avvenuta il 28/10/2024) e il meno recente risale al 1879:

In buona sostanza il discorso del presidente del Consiglio nulla ci ha rivelato che non si sapesse del passato e nulla di meglio ci ha fatto presentire per l’avvenire. (Lettere romane, “Corriere della Sera”, 6-7/02/1879, p. 1; lettera non firmata)

Quanto ai rapporti di forza tra le due forme, possiamo osservare che in buona sostanza è senza dubbio la meno diffusa. Nel già menzionato PTLLIN se ne trovano solo quattro occorrenze (contro le 67 di in sostanza) nei romanzi La chiave a stella di Primo Levi e La scuola cattolica di Edoardo Albinati (i cui esempi verranno citati più oltre) e nella Dismissione di Ermanno Rea:

Alcuni risero: trovavano del tutto stravagante e comica l’idea che a fondare il mondo potesse essere stato, in buona sostanza, un Grande Tanfo, una sorta di Puzza Universale (Ermanno Rea, La dismissione, Milano, Garzanti, 2002, p. 137)

Anche l’archivio del “Corriere della Sera” ci restituisce una netta prevalenza della forma in sostanza (con 95.961 presenze), così come il corpus di Google libri, attraverso il grafico Ngram Viewer (entrambi consultati il 28/10/2024):

Le occorrenze contemporanee riscontrabili nei corpora PTLLIN, “Corriere della Sera”, Google libri e nei social network (che documentano l’uso nello scritto informale) restituiscono una situazione di sinonimia tra le due forme, che vengono usate indistintamente in contesti simili. Riportiamo alcuni esempi contemporanei:

In sostanza chi ha vinto? (post su X del 29/10/2024)

In buona sostanza vince il PD anche quando perde Occhio al fegato di sti tempi... (post su X del 29/10/2024)

In sostanza i barchini gli attraccano sotto il naso, sulla spiaggia accanto, mentre lui tiene di volta in volta bloccata in mare una nave di soccorsi (Goffredo Buccini, Salvini, storia di un processo, “Corriere della Sera”, 18/10/2024, p. 1)

In buona sostanza non solo si va sgretolando il ceto medio, ma si disgregano anche i territori e le culture (Mauro Magatti, La fragilità delle nostre democrazie, “Corriere della Sera”, 25/06/2024, p. 42)

Come si osserva (non solo dagli ultimi quattro esempi, ma anche da quelli riportati in precedenza), il significato della locuzione è sempre, per entrambe le varianti, quello di ‘guardando al nocciolo della questione’, o di ‘in conclusione, alla luce dei fatti’.

L’aggiunta dell’aggettivo buona alla prima variante (in sostanza) potrebbe essere determinata dall’esigenza di una qualificazione ulteriore del sostantivo. Poiché, infatti, la locuzione in sostanza è usata quando si vogliono trarre conclusioni, basandosi su fatti accaduti o su elementi noti, è possibile che con l’aggiunta di buona a sostanza ci si voglia riferire proprio al vero nodo della questione, agli elementi più importanti a nostra disposizione. Si avvertirebbe, quindi, una leggera sfumatura di significato tra sostanza ‘fatti, nocciolo della questione’ e buona sostanza ‘fatti fondamentali, vero cuore del problema’. L’aggettivo buono può riferirsi, infatti, non solo alle virtù etiche e morali di qualcuno, ma può anche significare “autentico, vero, fondato su argomenti solidi, su una conoscenza approfondita, su una robusta dottrina; conforme alle buone regole” (v. GDLI s.v. buono 30).

Oppure, al contrario, buona potrebbe denotare un certo grado di approssimazione, un valore attenuativo, simile a quello di alla buona, locuzione già presente nel XVI secolo (v. GDLI s.v buono 35) con cui forse potrebbe essersi sovrapposta, mutuando da essa l’aggettivo.

Quest’ultimo potrebbe essere, poi, anche un semplice pleonasmo e non aggiungere nulla, dunque, al significato della locuzione, rispondendo solamente alle logiche del parlato o di uno scritto meno formale, in cui un certo grado di ridondanza è ammesso e a volte necessario a fini espressivi.

Infine, l’uso delle due varianti potrebbe rispondere anche a esigenze di variatio: non è raro, infatti trovarle entrambe in uno stesso testo. Riportiamo degli esempi da Primo Levi ed Edoardo Albinati:

C’erano dei problemi solo quando calava la nebbia, oppure quando c’erano gli allarmi e i tedeschi la nebbia la facevano apposta. In buona sostanza, quando arrivava al capolinea, invece che andare al dormitorio della ferrovia lui si impieniva di carbone le tasche, la borsa e la camicia per regalarlo alla morosa di turno […];
Quel traliccio che le dicevo, poi, lo vado a trovare volentieri, anche se è niente di speciale e fra tutti quelli che passano di lì non ce n’è uno che gli getti un occhio: perché è stato in sostanza il mio primo lavoro, e anche per via di quella ragazza che mi ero portato appresso. (Primo Levi, La chiave a stella, Torino, Einaudi, 1978, pp. 86 e 133)

Fino ad Aristotele le sue lezioni nozionistiche e distaccate ci fecero credere che i primi filosofi fossero in buona sostanza dei pazzi maniaci […];
La guerra in buona sostanza consiste in una serie di azioni violente allo scopo di uccidere gli uomini dichiarati nemici […];
Domanda: Qual è il tuo personaggio preferito della Storia? Risposta: Gesù. Mi si chiedeva in sostanza di credere in qualcosa che non potevo capire […]. (Edoardo Albinati, La scuola cattolica, Milano, Rizzoli, 2016, pp. 36, 161 e 244)

In conclusione, dunque, rispondiamo ai nostri lettori che le due forme possono essere considerate di identico (o quasi) significato e che entrambe hanno una lunga tradizione (lunghissima nel caso di in sostanza) nell’uso sia letterario, sia informale. Pertanto, la scelta dell’una o dell’altra può essere effettuata sulla base delle esigenze comunicative del momento e del nostro gusto personale, senza timore di cadere in errore.


Elisa Altissimi

11 aprile 2025


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