La Crusca è l'accademia italiana più longeva di sempre?

Molti utenti ci segnalano l'uso, in particolare nella lingua della pubblicità e dei mezzi di informazione, di espressioni come: il mese più caldo di sempre, la canzone più bella di sempre, i prezzi più bassi di sempre. Tutti avvertono quest'uso come recente ed estraneo alla lingua italiana; qualcuno lo considera un calco dall'inglese; qualcuno si chiede quale sia l'equivalente in italiano.

Risposta

 

La Crusca è l'accademia italiana più longeva di sempre?

 

Benché la costruzione che i nostri utenti ci sottopongono non sembri (ancora) approdata nei testi letterari, lo è in quello di un linguista: nella sua recensione a Le varietà dell'inglese contemporaneo di Matteo Santipolo, pubblicata su "Rassegna di linguistica applicata", Fabio Caon scrive, concordando con l'autore, che "ben poche persone, nel XVI secolo, avrebbero potuto ipotizzare che l'inglese, una lingua allora parlata da non più di cinque, sei milioni di persone, quasi esclusivamente in Inghilterra, nel volgere di pochi secoli, si sarebbe potuta trasformare nella lingua più importante di sempre nella comunicazione internazionale" (a. XXXVIII (2006), n. 1, p. 238 sg.)[corsivo mio].
Come alcuni di coloro che ci hanno scritto sostengono, il modello su cui si è formato questo particolare costrutto iperbolico che sostituisce il secondo termine di paragone è proprio la lingua inglese. In conversational English, as big as ever e bigger than ever valgono "grande come è sempre stato" e "più grande di come sia mai stato"; inoltre, accanto a the biggest of all time, è possibile anche the biggest ever che vale "il più grande che ci sia mai stato", "il più grande di tutti i tempi". Ancor più evidente la matrice inglese del modulo da cui, come vedremo, probabilmente l'espressione ha preso il via: first time ever, second time ever in inglese valgono "la prima /seconda volta in assoluto" e first/second fastest time ever "il primo/secondo tempo più veloce che sia mai stato realizzato". In tutte queste espressioni troviamo ever, il cui primo significato è appunto 'sempre' (per le altre possibilità si rimanda all'OED s.v.), mentre in italiano sarebbe necessario ricorrere a espressioni diverse: la traduzione con (di) sempre permette di creare una serie di espressioni parallele a quelle inglesi e ugualmente "economiche".

Anche in italiano abbiamo, accanto a forme endogene o comunque integrate, come sempre, in alternativa a come è sempre stato, come al solito, e anche forme meno acclimatate come più di sempre, per più del solito, più del consueto,che sembra risalire alla fine del secolo scorso ed è in crescita (in questo secolo Google libri ne registra circa 3000 occorrenze, mentre erano tre nel secolo scorso). Inoltre l’italiano prevede da tempo (è testimoniato almeno dalla prima metà del XVI secolo in Annibal Caro, cfr. GDLI s.v.) di sempre con funzione aggettivale in alternativa a di tutti i giorni, con il valore di 'solito, consueto, abituale', anche riferito a persona per sottolinearne abitudini e atteggiamenti ricorrenti (ci sono i rivali di sempre, i buffoni di sempre e anche, ahimè, i problemi di sempre). Infine troviamo l’uso in relazione a un superlativo relativo, dilagante, oltre che nelle pubblicità televisive come segnalano i nostri utenti, nella stampa, soprattutto nei titoli, di cui diamo un solo esempio: Macaluso: "Temo l'elezione più caotica di sempre" (Repubblica.it, 19.12.2014).

La prima attestazione nell'archivio storico di "Repubblica" risale al 10 agosto 1984 (l'archivio permette ricerche a partire appunto dal 1984) in un pezzo riguardante le Olimpiadi di Los Angeles: "Una regata tutta sbagliata [...] forse la peggiore di sempre". Da olimpiade a olimpiade arriviamo ai titoli dei giorni nostri: Rio 2016, la più bella Casa Italia di sempre aspetta le medaglie azzurre (Repubblica TV 4.8.2016).
Benché oggi quest’uso tenda a diffondersi in ogni settore, all'inizio si mostrava decisamente legato all'ambito delle gare sportive, in contesti che spesso facevano esplicito riferimento a graduatorie e, nella maggior parte dei casi, in associazione a migliore (il migliore di sempre). Sin dai primi anni troviamo anche l'impiego della locuzione in espressioni in cui non si indica necessariamente il migliore o il primo assoluto, ma una posizione anche inferiore, indicata da un numerale ordinale, che viene migliorata rispetto alle precedenti: "secondo tempo di sempre in Italia" (12.7.1984), "terza prestazione mondiale di sempre" (24.7.1988), "quarto tempo al mondo di sempre in questa distanza"(14.2.1988).
Pare proprio questa la forma in cui il calco dall’inglese è penetrato attraverso le cronache dello sport internazionale. Da una ricerca della sequenza "di sempre" condotta sull'archivio di "Repubblica" per i primi dieci anni, nel 1984 risultano tre sole occorrenze, tutte di questo tipo e tutte riferibili all'ambito delle Olimpiadi che si svolsero quell'anno a Los Angeles. L'anno successivo non troviamo nessuna attestazione, mentre ne registriamo una nel 1986, sempre in ambito sportivo. Nel 1987 le attestazioni salgono a cinque, ancora tutte riferibili allo sport (quell'anno a Roma si svolsero i Campionati del mondo di atletica leggera). Comincia però a intravedersi la possibilità di una migrazione al di fuori dell’ambito delle gare, in un contesto, pur sempre legato all’ambiente sportivo, ma in modo un po' trasversale: "in assoluto il terzo '13' di sempre". Naturalmente ci si riferisce al Totocalcio.
Il 1988, anno delle Olimpiadi di Seul, registra la prima impennata: 18 attestazioni, di cui 16 legate allo sport e, per la prima volta, due in articoli riconducibili a un ambito diverso, quello della finanza: "uno dei maggiori successi commerciali di sempre", " la posta di una scommessa […] più difficile di sempre".
L'anno seguente mostra un calo delle testimonianze (4 nello sport e 2 in ambito economico-finanziario), mentre il 1990 vede l'ingresso del modulo in un contesto di ambito letterario: "Lope de Vega fu uno dei più prolifici scrittori di teatro di sempre". La crescita registrata in quell'anno (13 occorrenze di cui 11 nello sport), è certo legata ai Mondiali di calcio che si disputarono proprio in Italia; comunque l’uso è in via di affermazione se anche l'anno successivo mostra un aumento, sia pur leggerissimo (14 occorrenze). Così possiamo dire che sicuramente il sensibile incremento del 1992 (23 occorrenze) è legato alle Olimpiadi di Barcellona, ma notiamo che anche il 1993 mostra un numero superiore a dieci.
In sintesi i primi dieci anni mostrano una lenta crescita e un, sia pur lentissimo, accoglimento in altri settori.

 

Sul finire del decennio, si affaccia qualche tentativo (timido) di resistenza: nella rubrica PAROLE PAROLE..., che sottopone ai lettori una serie di frasi "particolari" (qualche esempio per capirne il tenore: "Stanno aspettando che parti [sic] la finalissima", "Avevamo chiesto di chiedere", "Dubbi che indubbiamente pesano"),compaiono, tra le altre, due citazioni: "La più fantastica di sempre" e "Fabia Trabaldo è la seconda donna di sempre in Italia".
Il processo però è ormai avviato e la prima occorrenza del 1994 apre decisamente alla politica: "Ma il 'Berlusconi tour 94', assicurano, sarà l'evento di sempre della politica italiana, qualcosa di mai visto da queste parti" (testimonianza un po' sui generis su cui torneremo) . Da allora si registra una crescita continua, tanto che i dati del solo gennaio di quest'anno sono di poco inferiori al totale delle occorrenze del primo decennio (87 rispetto a 101); inoltre, pur rimanendo un modulo prevalente in ambito sportivo, il modo va decisamente affermandosi in altri settori, in particolare ovunque ci siano graduatorie (gare, quotazioni di borsa, incassi dei film, classifiche di brani musicali...), con qualche resistenza in quello letterario.
Ormai troviamo anche l’uso della locuzione come equivalente di in assoluto con valore temporale che abbiamo visto possibile in inglese: “Australia-Nuova Zelanda sarà per la prima volta di sempre l’ultimo atto del Mondiale”, “...a Okinawa, isola meridionale del Giappone, dove è caduta la prima neve di sempre".

L’espressione si rivela molto versatile e, come abbiamo già visto, particolarmente sintetica rispetto alle formulazioni equivalenti; si inserisce nel preesistente sistema di possibilità di impiego dell'avverbio sempre e può trovarvi addirittura elementi di sostegno. La già ricordata locuzione più di sempre, probabile "contrazione" di espressioni quali come sempre, più di sempre o come e più di sempre, può in alcuni casi precedere un aggettivo ("ancor più di sempre buona e affabile", "mio per sempre e più di sempre amatissimo”), ma più spesso lo segue: "sinceri più di sempre", "Era molto depressa, più di sempre", "giovane come non mai, e libera più di sempre", "Caotica più di sempre" e così via (tutti esempi tratti da Google libri). Da libera ocaotica o depressa più di sempre a più libera, depressa ocaotica di sempre il passo è breve e nulla ci pare strano in una frase come sei più bella di sempre (ovvero "sei più bella di come sei abitualmente, di come sei stata fino a oggi"). Il passo successivo, dalla costruzione con il comparativo a quella col superlativo relativo, sei la più bella di sempre, può apparire coerente con il sistema nonostante lo scarto semantico che allarga la prospettiva dall'esperienza consueta di un individuo a quella dell'umanità intera di tutti i tempi.
A rigore, la prospettiva potrebbe aprirsi anche in direzione del futuro, visto che sempre può far "riferimento ad azioni, a situazioni, a condizioni ecc. che hanno continuità nel passato, nel presente e che sono destinate a perdurare nel futuro" (GDLI). Questa proiezione in avanti – presente per esempio in questo passo: "Ma la solidarietà non deve essere solo dell'oggi [...] anche di domani, dopodomani e di sempre" ("la Repubblica" 9.7.1993) – è forse ciò che rende perplessi i nostri utenti: come si può dire che qualcuno è "il più coraggioso di sempre" – anche ammettendo che si conosca la "quota" di coraggio di ogni uomo o donna vissuti in ogni punto del pianeta da quando l'Homo sapiens lo popola fino a questo momento –, se si esclude dal confronto l'intera progenie futura? È vero però che anche nell'espressione "il più coraggioso di tutti i tempi" sembrano esser compresi i tempi futuri.

Ciò che certamente infastidisce è l'alta frequenza con cui viene usata questa nuova formula a scapito della variazione e dell'originalità che la nostra lingua ci può consentire: se non ve ne foste accorti l'estate appena trascorsa è stata la più calda di sempre, mentre quella del 2015 è stata solo la terza più calda di sempre benché il luglio di quell'anno fosse stato il mese più bollente di sempre. Tutto è ormai il migliore di sempre, in particolare le nuove versioni dei prodotti commerciali, quelli per cui dobbiamo sentire la necessità dell'acquisto, tanto più che che vengono proposti al prezzo più basso di sempre.

Le mode linguistiche vanno usate con moderazione perché possono divenire pervasive, quasi un tic, e a volte rischiano di "sfuggire al controllo". Riprendiamo l'esempio del ’94 citato precedentemente: "sarà l'evento di sempre della politica italiana" dove di sempre sembra aver assorbito su di sé l'intera costruzione del superlativo (ad esempio "più grandioso"), ma si avverte comunque una carenza, tanto che si sente il bisogno di aggiungere "qualcosa di mai visto da queste parti". Già nei primi anni si trovano costruzioni quasi ibride tra un superlativo relativo e la locuzione in funzione aggettivale con il valore di "di tutti i tempi" riferita a un sostantivo: "quinto nella classifica di sempre", "il numero uno della boxe italiana di sempre". Per di più, almeno nel secondo caso, può crearsi un conflitto con il valore tradizionale italiano della locuzione aggettivale ('consueto', 'abituale', 'conosciuto' che può assumere anche una sfumatura negativa). Che vi sia incertezza nella "gestione" è testimoniato in questo esempio: "la somma più alta di sempre mai pagata da uno sponsor a una squadra di calcio"(Repubblica.it 29.1.2016), dove il di sempre è "d'obbligo", ma del tutto superfluo.

Attenzione, misura e discernimento: il nostro consiglio di sempre.

 

A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza linguistica
Accademia della Crusca

21 ottobre 2016


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