La stampatrice può non essere una stampante (anche se non indica una donna)

Un lettore domanda perché si dice stampante anziché stampatrice, mentre si dice lavatrice, e non lavante; un altro lettore chiede se sia più corretto stampante o stampatrice riferito “al macchinario che esegue le stampe da computer”

Risposta

Ambedue i termini, stampante e stampatrice, denotano apparecchi, ma non sono sinonimi stretti. Stampatrice si dice innanzitutto della macchina tipografica, mentre stampante, secondo il Nuovo De Mauro, denota oggi una “unità periferica di un elaboratore elettronico che può stampare su fogli singoli o su moduli a striscia continua i risultati delle elaborazioni effettuate”. In questo secondo senso, stampatrice è detto “non comune”.

Questa divisione del lavoro fra stampante e stampatrice risale all’Ottocento. Ambedue le parole figurano a metà del secolo in termini composti da nome + aggettivo, e sono state sostantivate per ellissi del nome con alcuni decenni di ritardo.

Stampante si documenta per la prima volta su Google libri nell’espressione macchina stampante in un articolo dal titolo Telegrafo a stampa di Brett, che dà notizia di un apparecchio di recente invenzione:

Questo telegrafo si compone di due apparecchj essenziali, l’uno per trasmettere i segnali, chiamato compositore, l’altro per riceverli, e questa è la macchina stampante. (Riassunto generale di telegrafia elettrica, Milano, Ponti 1854, p. 262)

Come si vede, la caratteristica di accessorio è lì fin dall’inizio, anche se l’apparecchio principale naturalmente non era ancora un computer, bensì un telegrafo. Ma l’analogia funzionale è trasparente. La forma ellittica sembra documentata solo nella seconda metà del secolo XX: “una stampante automatica” (Pier Giorgio Perotto, Corso di servomeccanismi e tecnica dei calcolatori numerici, Torino, Levrotto e Bella, 1960, p. 180). Il genere del nome soppresso macchina spiega il genere femminile di stampante, eccezionale con i nomi di strumento in -nte.

Stampatrice è usuale fin dal Cinquecento come nome di agente, per designare la donna che si dedica al mestiere della stampa, generalmente in quanto vedova di uno stampatore. Il nome di strumento è di molto posteriore, ma non è un uso metaforico del nome di agente femminile. Anche stampatrice nel senso tecnico appare dapprima per designare l’apparecchio ausiliare del telegrafo di cui sopra:

Ogni volta che la leva motrice del telegrafo fa una vibrazione per far passare una delle lettere in rilievo, stabilisce una comunicazione fra i poli della pila ausiliaria, o in altri termini, si chiude il circuito dell’elettro-calamita stampatrice, […]. (Commentari dell’Ateneo di Brescia dall’anno 1848 a tutto il 1850, Brescia, Tipografia Venturini, 1850, p. 118)

La divisione attuale del lavoro, secondo la quale stampatrice denota macchine da stampa autonome, tipografiche o di altro tipo, sembra essersi sviluppata a partire della seconda metà dell’Ottocento. Nella Enciclopedia di chimica scientifica e industriale diretta da Francesco Selmi (Torino, Unione tipografico-editrice, 1870) una “macchina per fabbricare la carta dipinta” è chiamata macchina stampatrice (vol. 3, p. 908). E verso lo stesso periodo stampatrice appare anche per la prima volta come forma ellittica con riferimento a una macchina da stampa tipografica:

I tempi nostri hanno, nel campo della produzione dei simboli, assistito ai più splendidi trionfi della tecnica meccanico-chimica; la stampatrice celere di Walter, che per tutto personale non richiede che un sorvegliante e quattro ragazzi, dà in un’ora 11000 fogli stampati nelle due facciate, automaticamente piegati, asciugati e tagliati. (Gerolamo Boccardo, Raccolta delle più pregiate opere moderne italiane e straniere di economia politica, Torino, Unione tipografico-editrice 1881, vol. 7, parte seconda, pp. 523-524)

Anche in questo caso, naturalmente, il genere femminile si deve al nome soppresso macchina.

Col significato strumentale, il suffisso -trice è diventato produttivo solo nell’Ottocento (Lo Duca 2004, Gaeta 2010) sulla base di forme ellittiche del tipo stampatrice, derivate da termini pieni del tipo macchina + aggettivo deverbale in -trice. Anche la specializzazione per designare strumenti classificabili come macchine deriva da questa origine: il significato del nome soppresso è stato assorbito dal suffisso -trice. Nel caso del suffisso -nte invece, le formazioni che designano strumenti classificabili come macchine sono pochissime: accanto a stampante, Lo Duca (2004, p. 372) menziona solo una piccola nicchia coerente formata da telericevente, telescrivente e (radio-, tele-) trasmittente. Il resto sono nomi maschili che designano navi (idroscivolante, silurante), apparecchi meno sofisticati (abbagliante, lampeggiante, natante, pulsante) o addirittura preindustriali (battente, calzante, trinciante, e pochi altri). L’unico modello produttivo di genere maschile sono i nomi di sostanze del tipo fertilizzante. Una formazione come *lavante, come alternativa a lavatrice, che designa una macchina autonoma, non entra in nessuna di queste categorie e perciò suona strana.

Nota bibliografica:

  • Gaeta 2020: Livio Gaeta, On the viability of cognitive morphology for explaining language change, in Alexander Onysko, Sascha Michel (a cura di), Cognitive perspectives on word formation, Berlino, De Gruyter, 2010, pp. 75-95.
  • Lo Duca 2004: Giuseppina Lo Duca, Derivazione nominale deverbale, Nomi di strumento, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 364-374.

Franz Rainer

23 luglio 2025


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