Ai molti che ci fanno domande in proposito riproponiamo la risposta di Vittorio Coletti apparsa sul n. 51 della rivista La Crusca per voi (II, 2015) sulla reggenza di fuori, dentro, sopra e sotto.
La reggenza di dentro e fuori, sopra e sotto
"Paolo Ziani da Trieste chiede un chiarimento intorno alle preposizioni da usare con dentro, in particolare in associazione a pronomi personali: dentro di me o dentro a me oppure dentro me? Ci sono eventualmente delle differenze? Filomena Marsiglia da Praia a Mare (Cosenza) pone una domanda analoga riguardo a sopra: sopra il letto o sopra al letto? Marcella Rosignoli da Grosseto pone la questione in rapporto a sotto: sotto il o sotto al? Infine, Pietro Binel da Aosta ci chiede quale sia la forma migliore per la costruzione con fuori: fuori della o dalla porta?
Preposizioni come quelle nominate sono dette “improprie” nel senso che possono svolgere funzione di preposizione, ma fungere anche da avverbi e persino da sostantivi; in qualche caso sono nati come avverbi (FŎRIS latino, da cui il nostro fuori), più spesso anche in latino avevano il doppio valore (ĬNTRO, che nella locuzione DE ĬNTRO ha dato origine al nostro dentro, era un avverbio).
Tuttavia la differenza tra il valore avverbiale e quello preposizionale è spesso minima e la funzione preposizionale è avvertibile anche in quella avverbiale: in votare contro, contro fungerebbe da avverbio ma è chiaro che si vota sempre contro qualcuno o qualcosa (“votare contro il governo”); in “sotto la casa c’è un garage” sotto è preposizione; in “al pianterreno c’è il soggiorno e sotto il garage” sotto sarebbe avverbio, ma è evidente che è sottinteso “(sotto) il pianterreno”: la valenza preposizionale è insomma netta e in un certo senso prevalente.
Questo spiega perché queste preposizioni si legano alla parola che introducono senza alcuna altra mediazione: dentro casa, fuori strada, sopra il tetto, sotto l’armadio. Ma se seguono pronomi personali è consuetudine della grammatica italiana chiedere il rinforzo e la disambiguazione di una locuzione propria: dentro di me, fuori di sé, sopra di te, sotto di noi, ecc. La lingua sta cercando di livellare il funzionamento e non mancano casi di omissione della preposizione anche davanti al pronome personale. La costruzione, del resto, è già attestata anticamente con locuzioni come sopra te, sopra noi, sopra sé, ben documentate nel GDLI. Per tutti ricordiamo, tra i vari esempi di Dante, quelli di Pd XXI 86 («Luce divina sopra me s’appunta») e di If XXV 35 («e tre spiriti venner sotto noi»). Oggi poi capita abbastanza spesso (vedi le attestazioni in Google) di sentire o leggere dentro me, sopra te, ecc.; dopo te è meno attestato di dopo di te, ma è frequentissimo. Per il momento, tuttavia, è decisamente raccomandabile conservare la preposizione, che è a volte indispensabile, come si vede confrontando un eventuale * fuori sé col normale fuori di sé.
Per rispondere dunque alle domande poste, precisiamo: se dopo la preposizione impropria segue un nome, in genere è preferibile omettere quella propria (sopra il tavolo, sotto il letto), mentre questa è obbligatoria (o preferibile) se segue pronome personale: sopra di lei, sotto di me. Il sistema sta livellandosi e sono quindi sempre più diffusi i tipi sotto me, sopra te, ecc.
La preposizione fuori con valore locativo in molti casi si lega direttamente al nome che segue (fuori porta, commercio, luogo, strada), ma in certe espressioni esige o anche solo ammette di: fuori (di) casa, fuori d’Italia, specie in locuzioni fisse come fuori di testa, fuor(i) di dubbio, fuori del mondo. Vuole invece da in altre combinazioni: andare fuori dall’Italia, venire fuori da una brutta malattia, (uscire) fuori dal seminato. Con porta (ma anche con stanza, paese, ecc.) valgono sia della che dalla con valore di stato in luogo: “tenere qualcuno fuori della/dalla porta”; prevale in generale dalla specialmente nel moto da luogo: “mandare qualcuno fuori dalla porta”. Idem con stanza (“è rimasto fuori della/dalla stanza”) e paese: “appena fuori del paese c’è una lapide”; “appena sarete fuori dal paese troverete una lapide”.
Vittorio Coletti
17 marzo 2017
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