Le possibilità di mentre

Riproponiamo una risposta a tre diverse domande sui possibili usi di mentre già pubblicata sul n. 48 (I, 2014) della nostra rivista La Crusca per voi.

Risposta

Le possibilità di mentre

La forma mentre è oggetto di molte domande: Claudio La Rosa, Orsola Sciacca e Alessandra Ferrari domandano se sia possibile la sequenza mentre che in luogo del semplice mentre; Fernando Pietròpoli Maria Rossi, Peppe D'Alice, Alberto Obino e Eva Basagni chiedono invece se sia corretto l'uso di nel mentre che; infine Eddi Bergnach, Lorenzo Fabbri, Elena Piazza e Gianmarco Poggi si domandano se in italiano "esista" il termine frammentre.

Nell'italiano contemporaneo mentre è, dopo quando, la più diffusa tra le congiunzioni e locuzioni congiuntive che introducono le proposizioni temporali esplicite indicanti relazioni simultanee (cfr. Serianni, Grammatica XIV § 195). L'altra funzione della congiunzione, quella di introdurre proposizioni avversative esplicite (in questo caso anche rafforzata in contesti informali dall'avverbio invece), estranea all'italiano antico (cfr. Grammatica dell'italiano antico, a cura di G. Salvi e L. Renzi, V § 3), trova una delle prime attestazioni negli scritti di Galileo (cfr. M. Cortelazzo e P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana). In antico, d'altra parte, mentre era "usato anche per indicare la relazione di contemporaneità parziale, nel senso di finché" (cfr. Salvi-Renzi, cit., XXVII § 1.2.1.2), ovvero poteva corrispondere all'italiano moderno finché, sianel valore di 'per tutto il tempo in cui' («Madonna Pallas vi manda questa insengna, e ssì vi manda che voi la guardiate inn onore e i [sic] riverenza, ché, mentre che voi l'avrete, non sarete vinti», Libro de la distruzione di Troia), sia nel valore di 'fino al momento in cui' («Mentre che la gran dota provenzale / al sangue mio non tolse la vergogna, / poco valea, ma pur non facea male», Dante, Purgatorio, 20. 61-63).

Mentre ha origine dalla sequenza latina dum interim 'mentre intanto', testimoniata nelle antiche forme domentre, dummentre e simili, reperibili, a partire dall'anno 1225, in testi veneti, ma anche di altra provenienza (cfr. CNR - Opera del Vocabolario Italiano, Tesoro della Lingua Italiana delle Origini) e ancora affiorante – secondo quanto emerge dalla consultazione dei corpora della Letteratura italiana Zanichelli- LIZ.4 e della Biblioteca Italiana BiBIt - Università della Sapienza – in testi di autori veneti tra la fine del XV secolo (compare ben 12 volte nell' Hypnerotomachia Poliphili, attribuita a Francesco Colonna e datata 1499) e la prima metà del secolo successivo (nella riscrittura del sonetto petrarchesco Solo e pensoso i più deserti campi di Girolamo Malipiero nel suoPetrarca spirituale del 1536).

Fin dalle prime attestazioni, sia per la forma dummentre sia per quella ridotta esiste la possibilità della sequenza (dum)mentre che. Possibilità e non necessità, perché, per quanto le occorrenze seguite da che siano nettamente maggioritarie, troviamo comunque anche testimonianze in cui è omesso; un tale fenomeno di alternanza, del resto, riguardava altri operatori di subordinazione come avanti che / avanti, poi che / poi, avvegna che / avvegna e (con) tutto che / (con) tutto (cfr. Salvi-Renzi, cit., XX § 2.2).
Nel corso del tempo, la sequenza, ormai solo nella forma mentre che,perde progressivamente terreno, almeno nella tradizione letteraria: esaminando le testimonianze offerte nei corpora ricordati, se ne nota la riduzione a favore del semplice mentre  e l'uso, da massiccio ancora nel Cinquecento, si fa via via sempre più scarso, arrivando comunque ad approdare al Novecento. Ne abbiamo esempi nei versi di Guido Gozzano: «serra per sostegno fra i ginocchi la ciotola di legno: / mangia in pace così, mentre che annotta» (L'analfabeta); «Or mentre che il dialogo ferve mia moglie, donnina che pensa, / per dare una mano alle serve sparecchierebbe la mensa» (L'ipotesi).
Per ciò che concerne la situazione odierna, la lessicografia contemporanea registra mentre che annotandolo come appartenente alla tradizione letteraria o proprio di usi regionali: i nostri lettori quindi hanno libertà di impiegarlo, almeno in certi contesti comunicativi, con l’avvertenza che molti parlanti lo sentono come desueto e popolare; l’omissione del che appare dunque senz’altro preferibile, se ci si vuole attenere allo standard contemporaneo.

Passiamo alla seconda domanda a proposito di nel mentre. Si tratta di una tra le possibili locuzioni in cui mentre poteva ricorrere a partire dal XIV secolo come sostantivo introdotte da in; oltre in mentre, le altre appartenenti a questo gruppo, con la preposizione seguita da un aggettivo  –nel quale oin tale /questo /quel mentre –, sono presto usate esclusivamente con valore avverbiale nel senso di 'frattanto, nel frattempo'; nell'italiano contemporaneo è ancora usata in quel mentre, che vale 'nello stesso momento, proprio allora'. La sequenza nel mentre che, interpretabile come 'nello stesso tempo in cui', appare consolidata tra XVII e XVIII secolo; successivamente la troviamo impiegata anche dai testimoni della nostra tradizione letteraria otto-novecentesca: dal Leopardi dello Zibaldone (vi compare per tredici volte), al Manzoni dei Promessi sposi («Ma nel mentre che bilanciavano i partiti, si udì un bussare alla porta...», inalterato dall'edizione del ’27 a quella del ’40), al Collodi delle Avventure di Pinocchio («ma nel mentre che lo piallava in su e in giù, sentì la solita vocina che gli disse ridendo: – Smetti! tu mi fai il pizzicorino sul corpo!»), al Pascoli dei Canti di Castelvecchio («lavora nel mentre che ascolta, / lavora nel mentre che sogna», La canzone del girarrosto).
Nell'italiano attuale la locuzione viene considerata propria dell'uso popolare o comunque di impiego raro; sicuramente essa sopravvive in alcune varietà regionali, tra cui il fiorentino, in questo caso non seguita da che, il toscano centrale e il romanesco.

Veniamo infine alla voce frammentre. Si trova, più frequentemente nella forma non univerbata fra mentre, a partire dal XVII secolo, usata con la stessa funzione di mentre o con valore avverbiale, in testi di autori di varia provenienza: nella formula di congedo in una epistola secentesca del poeta pugliese Giovanni Francesco Maia Materdona, nell'Historia della disunione del Regno di Portogallo dalla corona di Castiglia, pubblicata nel 1647, del genovese Giovanni Battista Birago Avogaro, nelle Prediche secentesche di Monsignor D. Placido Carrafa, siciliano. Del resto la possibilità di locuzioni introdotte dalla preposizione fra è testimoniata già dal XVI secolo: in un passo dell'Historia dell'Europa (1556) di Pier Francesco Giambullari troviamo fra questo mentre col significato di 'frattanto, nel frattempo' («Noi altri fra questo mentre, pigliando quei traditori, li daremo a' vostri offiziali»).
Come sostantivo fram(m)entre appare, in locuzioni analoghe a quelle in cui abbiamo visto ricorrere mentre, solo nel XVIII secolo, nelle Lezioni Di Commercio O Sia D'Economia Civile di Antonio Genovesi («In Inghilterra non è rado vedere il minor fratello di una casa nobilissima essere Console della nazione in qualche Città mercantile. Gl'lnglesi usano dire, chein questo framentre, la nobiltà dorme») e nel Compendio di voto «dato in luce» a Roma «da N.N. lettor teologo, e predicatore» («Viddero in quel fra mentre non molto lungi una luce risplendere»). Le testimonianze sono comunque assai scarse e tendono quasi a scomparire nei secoli successivi; né sembrano aver lasciato traccia nella lessicografia. (Nel) frammentre resta evidentemente una possibilità non attuata pienamente in lingua, a differenza di formazioni analoghe come frattanto o nel frattempo.

Matilde Paoli

5 settembre 2014


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