Nel gennaio del 2003 Francesco Sabatini, Presidente onorario dell’Accademia della Crusca, fu invitato al Seminario di presentazione della Federazione italiana di Leniterapia (FILE) per esprimere il suo parere linguistico sul termine leniterapia, proposto dalla Fondazione stessa in alternativa all’espressione cure palliative che – come fu ribadito anche in quell’occasione – ha sempre avuto, nella percezione della stragrande maggioranza dei parlanti, un’accezione fortemente negativa. Recentemente, alla nostra redazione di consulenza linguistica, è stata richiesta la diffusione delle motivazioni che hanno portato alla proposta del termine e alla sua piena approvazione da parte di Sabatini. Riportiamo di seguito il brano in cui Sabatini sintetizza le ragioni linguistico-comunicative a favore del termine leniterapia e rinviamo chi fosse interessato alla lettura dell’intero articolo all’indirizzo
Leniterapia
«Dunque il senso negativo [di palliativo] è fortemente radicato nella coscienza linguistica dei parlanti. Quando mi sono reso conto di questo fatto, cioè l’ho ricostruito anche storicamente, ho prestato molta attenzione alla proposta che la Fondazione FILE mi faceva di riflettere anche su l’alternativa da proporre, cioè “Leniterapia”. A questo punto interveniva un altro fatto interessante: il verbo lenire, poco usato perché è un termine letterario e colto, si documenta a Firenze in uno scrittore fiorentino, il notaio Zucchero Bencivenni dei primissimi del ’300, che traduce dal francese un trattato di medicina e parla di lenire il dolore. Il sintagma “lenire il dolore” è attestato, non dico che vi sia nato, a Firenze ai primi del ’300. Le ragioni di storia delle parole non sempre sono decise per un uso attuale, però credo che possa far piacere il fatto che il primo documento di “lenire il dolore” sia qui a Firenze. Riflettendo sui termini attuali alla luce di questa ricostruzione storica, a me sembra che “cura palliativa”, con il significato che ha assunto e che può essere certo modificato da un uso medico che ne focalizza gli effetti positivi, ha il significato che resta nella coscienza di tutti, ovvero, quello di nascondere il male, coprire il male perché ne elimina il sintomo. Non mi pare che sia possibile ridare a questo significato quell’antico significato che aveva pallium, la veste di Tertulliano, cioè veste di umiltà, di carità. Il salto sarebbe troppo lungo: ridare significato positivo a questo termine, risalendo al concetto di umiltà. Dall’altra parte c’è il concetto di “lenire il dolore” e a me sembra, da linguista, che sia un termine più oggettivo, più trasparente, più veritiero che dice al sofferente che quella cura lenisce il dolore cioè, se posso osare questa interpretazione davanti a tanti esperti di questo campo, combatte quella parte del male che è il dolore. Ho scorso velocemente il libro di Sergio Zavoli che condensa tante testimonianze sul concetto di dolore. Il dolore è quasi un’altra cosa rispetto alla malattia, è quella parte generata certo dalla malattia, più soggettiva, che opprime di più lo spirito, la persona, le facoltà dell’individuo, quindi è un male di per sé. La cura che combatte e riesce a combattere il dolore, dunque, combatte un male ma non la causa di tutto ciò; combatte quel male che è il dolore. Se riuscisse a passare attraverso il termine “lenire il dolore” il concetto di cura del dolore, a meno che l’equivoco generato dal termine palliativo non venga rideterminato profondamente e presto, io credo che il vantaggio sarebbe notevole. Quindi mi è sembrato che la proposta di trovare un termine che abbia poi tutti i crismi della efficienza tecnica, perché formato come tante parole quali psicoterapia, chemioterapia, fisioterapia ecc. sia vantaggiosa e abbia tutte le qualità per diventare un termine di uso comune, anche perché lenire è una parola comprensibile a tutti. Queste sono le considerazioni di un linguista, e in questo caso dell’Accademia della Crusca, istituzione nata, cresciuta e viva a Firenze, che possono dare un contributo ad un’impresa così vasta nella società.»
Leniterapia sul sito della File
Francesco Sabatini
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5 luglio 2013
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