L’Italia, patria di opportunismo, ma non dell’opportunismo

Vari lettori e una lettrice esprimono la loro perplessità sul senso peggiorativo del sostantivo opportunismo, vicino a egoismo e furbizia, connotazione che sembra in contraddizione con il senso positivo della sua base opportuno e del sostantivo opportunità. La lettrice in particolare propone di “distinguere tra un opportunismo negativo, volto al vantaggio personale a scapito altrui e un opportunismo positivo, inteso come la capacità di cogliere in modo consapevole e rispettoso le opportunità che la vita offre, senza nuocere a nessuno”.

Risposta

Diciamo subito che non è compito di questa Accademia cambiare l’uso delle parole, specie se è condiviso dall’intera comunità dei parlanti. L’uso generale nella comunità linguistica è la misura ultima della correttezza, persino quando certe parole possano sembrare illogiche dal punto di vista sincronico.

Nel caso in questione, la connotazione negativa è propria di questa parola fin dall’inizio (gli esempi citati in seguito sono stati trovati grazie a Google libri). Questa connotazione si deve alla circostanza casuale che opportunista – che precede opportunismo nel tempo, sebbene di poco – è nato come termine della polemica politica a metà Ottocento. Chi, durante le rivoluzioni del 1848 o nel Risorgimento, non si schierava con decisione con una delle fazioni rivali veniva facilmente sospettato di voler abbracciare una causa solo a guerra vinta. È sufficientemente eloquente il seguente esempio tratto da un articolo intitolato Fisiologia dell’opportunista di un giornale fiorentino dell’epoca:

L’Opportunista è monarchico e repubblicano, è moderato e democratico, è progressista, è retrogrado tutto in una volta. La sua divinità è il tempo. Egli non ha fede in altro che nell’almanacco, grande politico anch’esso, al dire di molti uomini di stato. Colla scusa del tempo, l’Opportunista si acconcia senza scrupolo a qualunque bandiera. (A[ngelo] Brofferio, Fisiologia dell’opportunista, “Il lampione” n. 97, 6/11/1848, pp. 387 e sg.)

Il successo della parola fu immediato, trovando un terreno fertile nella pubblicistica risorgimentale:

Così [Pier Dionigi] Pinelli, chiamato l’opportunista, cadeva perché non erasi deciso ad una guerra della quale non vedeva, l’opportunità ; [Vincenzo] Gioberti che elevavasi sulle ruine di quello, adduceva, mascherandola, quella dubbiezza stessa nella sua opportunità, che nella dichiarazione politica dei deputati dell’opposizione toccata di sopra, aveva severamente disapprovata anzi condannata (Giuseppe Gabussi, Memorie per servire alla storia della rivoluzione degli stati romani, 3 voll., Genova, Co’ tipi del R. I. de’ Sordo-muti, 1850-1852, vol. II, 1851, p. 305)

Se opportunista fosse stato introdotto nell’àmbito di una corrente filosofica che invitava gli aderenti a cogliere tutte le opportunità per condurre una vita felice e se questa corrente fosse diventata un fenomeno di massa, come il buddismo 2.000 anni fa, la parola avrebbe potuto imboccare naturalmente una strada semantica diversa. Ma la storia ha disposto altrimenti.

Opportunismo, il compagno immancabile di opportunista, sembra attestato pochi anni dopo. È vero che lo Zingarelli e ArchiDATA anticipano la datazione del termine al 1845, ma – come viene detto da Ludovica Maconi proprio in ArchiDATA – nell’attestazione, reperita in Girolamo Calvi, La moderna autobiografia (Milano, tipografia e libreria di Giuseppe Chiusi,1845, p. 60), “la parola opportunismo è refuso (da correggere in opportunissimo)”. Le testimonianze certe si hanno a partire dal 1853. La prima delle tre occorrenze seguenti ricorre in una lettera di Giuseppe Mazzini citata nella relazione su un processo:

‘L’associazione nazionale rinnega ogni transazione coll’elemento monarchico, scomunica l’opportunismo, vuole guerra aperta e non astuzie’. […] L’affacciata condizione però non si trova stabilita nei piani insurrezionali della setta. Anzi nella stampa - Partito d’azione – si vuole condannato l’opportunismo. (Supremo tribunale della sagra consulta, Relazione delle risultanze processuali nella Romana di Ripristinazione di società segreta, e di promossa insurrezione, s.l., 1853, pp. 99 e 233)

[…] una eventuale iniziativa monarchica, lontana da ogni probabilità, e pericolosa sempre alla rivoluzione italiana, come quella che gl’interessi nazionali subordinerebbe a quelli d’un P...... costringerebbe lo slancio patriottico nella cerchia funesta della diplomazia, e il popolare entusiasmo della riscossa soffocherebbe nelle gelide spire del calcolo strategico, e dell’opportunismo. (Protesta in risposta alla dichiarazione di D. Manin, “Italia e popolo” [Genova], anno V, n. 279, 8 ottobre 1855, p. 1121)

L’opportunismo non è una prerogativa dei politici. Non sorprende perciò che poco dopo l’uso della parola si sia esteso ad altri campi:

Erano quasi appena terminate le persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani tutti, che già una parte di questi, nel 320 e 326, servivansi del braccio di Costantino per combattere in Africa gli eretici donatisti! Nè basta: un immorale opportunismo s’infiltrò in quella dottrina; riuscire, fu d’allora in poi il suo scopo e la riuscita misurossi, non più sulla convinzione dei proseliti, ma sul numero di essi e sulla potenza mondana della setta. (Pietro Preda, La rivelazione e la ragione. Trattato filosofico-popolare, Milano, Di Gareffi, 1866, p. 125)

I derivati opportunistico e opportunisticamente sono posteriori. Condividono pienamente la sorte semantica della coppia opportunista/ opportunismo:

Non nego che i fatti compiuti negli Stati della Chiesa e a Roma abbiano un opportunistico carattere per coloro che li eseguirono: ma le conseguenze morali e sociali dei medesimi portarono a que’ precisi risultati, che in tanti incontri la Chiesa annunziò ai Governi, per impedire loro il mal fare. […] Vi hanno in vero pubblicisti, che sono in fama di liberali moderati, ovvero di Cattolici liberali, i quali, in termini opportunisticamente rispettosi, consigliano il Pontefice di adattarsi alle concessegli guarentigie, delle quali maggiori, per l’epoca che traversiamo, e pei principii che prevalgono, non potrebbe ottenere, o pretendere! (Cattolicità, rivoluzione ed opportunismo, “La scienza e la fede”, anno XLIV, serie 4, vol. 35, 1884, pp. 74 e 225)

La famiglia di parole qui presentata è oggi internazionale: fr. opportunisme/ opportuniste, ted. Opportunismus/ Opportunist, ingl. opportunism/ opportunist, ecc. Siamo troppo inclini in casi come questi ad assumere un’origine inglese o, per l’Ottocento, francese, ma la verità è che quest’uso si è propagato in Europa a partire dall’Italia. Per l’inglese, l’Oxford English Dictionary OED data opportunism nel 1870 e fornisce la seguente citazione rivelatrice:

The Monarchical, or (as they style themselves) the Moderate party in Italy […] took advantage of the general dismay to lead the people away from the idea of unity as Utopian, and induce them to enter upon the path of compromise, or opportunism, to use their own term. [I Monarchici, o (come essi si autodefiniscono) i Moderati, in Italia approfittano del generale sgomento per distogliere i cittadini dall’idea dell’unità in quanto utopica e li inducono a intraprendere la via del compromesso, o dell’opportunismo, per usare iI loro stesso termine.]

Il primo esempio del tedesco Opportunismus lo trovo nel 1868 in una traduzione degli scritti di Giuseppe Mazzini (Giuseppe Mazzini’s Schriften, Amburgo, Hoffmann & Campe, vol. II, p. 224), e anche il seguente primo esempio francese del 1867 ha una filiazione italiana:

À lire les noms de ces hommes, le congrès de la paix eut dû s’appeler le congrès de la révolution; car pour eux sans doute, comme pour Mazzini, une révolution préalable, et européenne, était la condition imposée à la réalisation de leur programme pacifique. Cette contradiction, signalée par Mazzini, n’était pas toutefois aussi absolue que l’a prétendu le grand révolutionnaire italien, l’infatigable adversaire de l’opportunisme, qui n’entend pas que les armes tombent des mains de la Révolution avant la victoire complète et définitive. [A leggere i nomi di questi uomini, il Congresso della pace avrebbe dovuto chiamarsi il Congresso della rivoluzione, perché per essi senza dubbio, come per Mazzini, una rivoluzione preliminare ed europea era la condizione per la realizzazione dei loro programmi pacifici. Questa contraddizione, segnalata da Mazzini, non era così assoluta come ha sostenuto il grande rivoluzionario italiano, l’infaticabile avversario dell’opportunismo, che non intende che la Rivoluzione ceda le armi prima della vittoria completa e definitiva.] (L[ouis] De Ronchaud, Chronique politique, “Revue moderne” XLIII, 1867, pp.183-189: p. 185)

Nessun dizionario consultato fa menzione dell’origine italiana di questa famiglia di parole! Il DELI (Manlio Cortelazzo e Paolo Zolli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana) la tratta come di origine francese, come anche il GDLI (Grande Dizionario della Lingua Italiana): “dal fr. opportunisme”. Il Nuovo De Mauro fornisce come data di prima attestazione di opportunismo il 1864 e aggiunge: “cfr. fr. opportunisme”. Opportunista è datato nel 1851 e considerato ugualmente gallicismo. Per l’Etimologico di Alberto Nocentini e Alessandro Parenti opportunismo (datato “prima del 1872”) è “der. sul modello del fr. opportunisme”, e opportunista (datato nel 1851) “der. sul modello del fr. opportuniste”.

Franz Rainer

1 agosto 2025


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