NEMESIS: vendetta o arci-nemico?

Alcuni lettori chiedono chiarimenti sul significato del termine nèmesi e in particolare se sia corretto utilizzare tale parola nell’accezione di 'acerrimo nemico'. Per rispondere al quesito proponiamo una sintesi dell’articolo di Lorenzo Zanasi «Nemesi» Storia di un prestito camuffato pubblicato nel volume XXXII (2015) degli "Studi di lessicografia italiana", a cui rimandiamo anche per le indicazioni bibliografiche.

Risposta

NEMESIS: vendetta o arci-nemico?

Il termine nemesi appartiene alla categoria dei prestiti linguistici; nel suo articolo Zanasi definisce il termine come un "prestito camuffato", riprendendo un’etichetta proposta dalla scuola dell'Università di Udine e intendendo “il fenomeno di interferenza in virtù del quale un parlante impiega un lessema pre-esistente con un nuovo valore proprio di un termine straniero simile formalmente”, secondo la definizione di Raffaella Bombi. Questo tipo di interferenza interessa più frequentemente lingue della stessa famiglia o lingue che condividono ampi settori di lessico con origine comune (spesso si tratta di derivati dal latino). Per chiarire, la stessa Bombi fa l'esempio della forma portale,che, accanto al significato "indigeno" di 'porta monumentale di chiese e palazzi', ha acquistato, dall'angloamericano portal, anche il valore di ‘sito web di grandi dimensioni’. l'autore spiega che queste parole “entrano mimetizzandosi nel sistema italiano grazie alla somiglianza del significante e però introducono un significato diverso” e conclude: “il prestito camuffato è dunque un elemento esterno al sistema linguistico, ma che viene assorbito”.

Per quel che riguarda l’etimologia e la storia dell’affermazione di nemesi,  Zanasi scrive che si tratta di una “parola di provenienza classica, un grecismo (némesiV) corradicale del verbo némw, che significa ‘distribuire’, pervenutoci tramite la voce dotta latina NEMESI(M).  [...] Già in epoca arcaica sul sostantivo convergono nozioni diverse di natura morale (con significati di ‘imputazione’ e ‘consapevolezza’) e di natura psicologica (nelle accezioni di ‘collera’ e ‘indignazione’). Successivamente, in età classica, rappresentò la divinità eponima, venerata come dea distributrice di giustizia compensatrice e quindi riparatrice dei torti subiti.  Come grecismo il termine è patrimonio del lessico intellettuale europeo che si ritrova [...] in molte lingue moderne con l’originaria polisemia. In italiano la prima attestazione è del 1550 secondo il DELI [...] nel significato di ‘indignazione e vendetta’; il GRADIT accoglie la stessa datazione e assegna al lemma il valore di ambito mitologico, indicando come accezioni secondarie il ‘fatto al quale è attribuito il significato di espiazione di una colpa’ e la ‘punizione o vendetta ineluttabile’.  L’accumulo di significati in nemesi è testimoniato anche dai dizionari storici: il TB [Tommaseo-Bellini] riporta il nome identificativo della divinità olimpica, mentre il GDLI articola la voce in tre significati che ruotano intorno al nucleo semantico della ‘vendetta riparatrice’”.

Sarà la lingua inglese a introdurre nel sistema italiano un significato ulteriore: “parola dotta, nemesis entra nell’early modern English alla fine del XVI secolo [...] con i significati di ‘dea della vendetta’, ‘fortuna’, ‘giustizia’ [... ma] nel corso del XX secolo nell’inglese-americano [...]si carica di un’ulteriore accezione: il ‘nemico per eccellenza’, ‘a long-standing rival’; ‘an arch-enemy’. È proprio questo ‘nemico principale’ o ‘arci nemico’ che è presente in italiano sotto forma di prestito camuffato”.
Aggiungiamo, in forma di ipotesi,  che in inglese, il passaggio semantico può esser stato sostenuto anche dalla vicinanza formale tra enemy ‘nemico’ e Nemesis.

Per valutare la presenza dinemesi nella lingua italiana contemporanea lo studioso interroga l'ItWac corpus, corpus della lingua italiana del web,e il corpus che include le annate del quotidiano "la Repubblica" comprese fra il 1985 e il 2000. Nei casi più significativi analizzati nel primo corpus il termine nemesi è impiegato con il significato di ‘(arci-)nemico’, in particolare in testi che fanno riferimento ai comics, ovvero ai fumetti del mercato nordamericano, soprattutto a quelli dedicati alle avventure di supereroi. Nel corpus della "Repubblica" la maggior parte dei risultati proviene da articoli di cronaca e commenti sportivi, tutti relativi al tennis internazionale; un buon numero di occorrenze riguarda anche la politica interna o estera statunitense.
Zanasi riporta anche alcuni contesti, databili dal 2007 al 2012, estratti ancora dall’archivio della "Repubblica", per “mostrare come nemesi continui a essere una forma vitale anche in tempi più recenti”: i casi analizzati riguardano l’ambito sportivo (l’opposizione tra portiere e attaccante nel momento del calcio di rigore, una partita di pallacanestro), l’ambito del cinema di intrattenimento e l’ambito letterario (il romanzoNemesi dello scrittore Philip Roth). Dal punto di vista morfologico si può notare che negli esempi analizzati, anche nei casi in cui assume il significato di nemico nemesi mantiene in italiano il genere femminile, così come del resto sembra potersi dedurre da un sondaggio condotto in rete.
Attraverso i risultati ottenuti dallo studio delle occorrenze di entrambi i corpora, si arriva alla conclusione che la parola nemesi “è situata in un ambito circoscritto e caratterizzata da elementi che fanno capo al duello, al confronto titanico, all’implacabilità e all’assolutezza. Avere una nemesi significa avere un nemico superlativo, (quasi) imbattibile e esclusivo.”

Per ampliare lo spettro dei risultati raggiunti da Zanasi, abbiamo analizzato le occorrenze di nemesi nelle ricerche di Google Trends e nel corpus dell’archivio web del "Corriere della Sera". Le indagini di Google Trends ci mostrano un picco della ricerca del termine nemesi nell’ottobre 2005, all’uscita del videogioco “Marvel Nemesis: l’Ascesa degli Esseri Imperfetti”, e nel febbraio 2011, in concomitanza con la pubblicazione del citato libro di Philip Roth intitolato appunto Nemesi. Dallo spoglio del corpus dell’archivio del "Corriere della Sera", relativo al periodo 1993-2002, le occorrenze del termine sono riferibili principalmente all’ambito politico e a quello sportivo, in particolare calcistico.

Nella lingua inglese e americana nemesi assume un ulteriore valore oppositivo più accentuato: la nemesi non è solo il nemico, ma l’antagonista per eccellenza. La continuità con il significato di vendetta e punizione si può rintracciare nella figura tipica dell’antagonista, il villain della cultura popolare americana, il cattivo contro cui si deve confrontare l’eroe, il castigo che l’eroe deve subire e anzi affrontare e sconfiggere per poi riaffermare la propria sicurezza e il proprio eroismo.
Nel suo articolo Zanasi osserva inoltre che il valore di avversario principale si trova anche in “settori della vita reale in cui il duello fra due persone è al centro”, come nella politica tra due candidati e nello sport tra due atleti: in questi casi il valore di “cattivo”, villain, viene meno e “si circoscrive a quello di ultimo avversario, spesso castigatore”.

Da quanto emerso fin quinemesi risulta essere perciò un termine ambiguo e non facile da usare nella sua accezione originaria: “l’ambiguità con cui il termine è stato impiegato nei secoli è testimoniata nelle fonti iconografiche e lessicografiche nel greco antico e nelle lingue che successivamente hanno accolto questa parola nel proprio vocabolario; non sembra facile usare nemesi in modo univoco e appropriato, soprattutto quando si voglia impiegare il termine nell’articolato senso di ‘giustizia riparatrice o distributiva’. Più semplice è assegnare a esso la connotazione della ‘vendetta’ e ancor più immediato è il significato metonimico di ‘acerrimo nemico’”.

 A conclusione della sua indagine l'autore ritiene – e noi concordiamo con lui – che “si può quindi ipotizzare che già nell’inglese americano il passaggio al significato di ‘arch-enemy’ sia la spia di una semplificazione e di una riduzione dei tratti salienti appartenenti alla Nemesi classica […]. Il trasferimento di questo prestito in italiano è stato favorito dalla somiglianza formale e dalla pervasività e dalla forza comunicativa dei domini in cui il termine originario compare: intrattenimento (cinema, fumetti, letteratura di genere e videogiochi), cronaca sportiva, cronaca politica. A monte però, è presumibile che ci possa essere stata anche una scarsa confidenza con l’uso tradizionale del termine, ragione per la quale il traduttore non professionista (giornalista o blogger), avrà replicato il prestito sovrapponendolo al sostantivo italiano”.

A cura di Elisa Citano
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca

13 gennaio 2017


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