Molti gli utenti ci chiedono quale sia la più corretta tra le espressioni no profit e non profit.
No profit
La locuzione non profit (o non-profit) è di origine angloamericana ed è stata coniata per indicare la caratteristica di organizzazioni, enti che operano 'senza scopo di lucro, senza profitto'. Anche in italiano l'avverbio di negazione non ricorre come elemento iniziale di formazioni derivate e ha assunto la funzione di prefisso, per negare o escludere il significato della base nominale che segue (non stop, non ente, non luogo, non senso, quest'ultimo calco dell'inglese nonsense e registrato dai vocabolari nelle diverse forme in cui ormai ricorre in italiano nonsense, nonsenso, non-senso e non senso). Benché anche l'inglese preveda la forma no con funzioni molto vicine a quelle di non, è in italiano che si è diffusa la variante no profit probabilmente sulla scia di altre formazioni simili già affermate, quali no global, no logo, e favorita, rispetto a non, dalla mancanza della consonante finale che, prima di un'altra parola iniziante per consonante, può dar luogo a incontri consonantici difficili da pronunciare e che sono quindi suscettibili di semplificazioni.
C'è un'ulteriore breve considerazione da fare su queste due forme, ambedue ormai diffuse e accolte come corrette (non profit, anche nella variante non-profit è attestata dal 1992 e registrata nei principali dizionari dell'uso che segnalano, nella maggior parte dei casi, anche no profit come variante): i due prefissi, almeno inizialmente, si sono distribuiti secondo sfumature di significato leggermente diverse da attribuire al composto. Il primo elemento no dei composti no global, no logo ecc. contiene infatti, oltre alla valenza semantica della semplice negazione, un valore aggiuntivo di 'rifiuto', 'opposizione' a qualcosa che il non semplice non esprime. In non-profit è sufficiente la prima parte del composto non a indicare che si tratta di qualcosa che non prevede 'profitto', mentre il no, nella variante no profit, rafforza il principio sotteso ad alcune iniziative e attività che trovano il loro principio fondante e la loro forza proprio nella scelta di non prevedere alcun vantaggio per chi le esercita: non solo quindi la semplice assenza di profitto, ma la scelta precisa di non lucrare su alcune attività.
Tutti e due i prefissi, sia in italiano sia in inglese, continuano a essere produttivi anche se, rispetto alla distribuzione su base semantica, sembrano ormai prevalere i composti con no- per una sorta di progressivo automatismo che porta a preferire la forma cristallizzata no+sost. Nel recente vocabolario di Neologismi curato da V. Della Valle e G. Adamo (Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani, Roma, 2008) sono registrati molti composti con no-: per l'italiano no-alcol, no-fumo, no-ponte, no-Tav; per l'inglese no-coke, no tax area, no-war. Meno numerosi i neologismi con non- italiano, tra i quali non-cultura, non-guerra, non-notizia, non-scelta, mentre per il non- inglese sono segnalati soltanto non-oil e non-vip. Non deve stupire la maggiore presenza del trattino nei casi di formazioni recentissime come quelle appena citate: il trattino infatti tende a comparire più frequentemente in composti nuovi e a perdersi progressivamente con l'affermazione del neologismo che può talvolta arrivare anche all'univerbazione.
A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Piazza delle lingue: Lingua e saperi
26 novembre 2010
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