Adelaide C. ci scrive dalla provincia di Grosseto affermando di usare "da sempre" la forma sparcheggiare per 'uscire dal parcheggio': è una sua "creazione", un neologismo o una forma in uso da tempo?
La forma sparcheggiare, per indicare l'azione contraria al parcheggiare un mezzo, quindi l'operazione di 'uscita dal parcheggio', esiste, anche se non risulta ancora registrata in nessun dizionario, neanche tra i neologismi. La derivazione attraverso il prefisso s- è ancora produttiva per formare verbi (cfr. GROSSMANN-RAINER § 3.7.2.5) che esprimono valore reversativo, cioè per ribaltare l’azione espressa dal verbo non prefissato” (GRADIT), come per es.: fiorire/sfiorire, legare/slegare; congelare/scongelare. Il verbo sparcheggiare risulta quindi in linea con questo tipo di derivazione, anche se è ancora molto limitato nell'uso: in rete, facendo una ricerca con Google sulla forma dell'infinito nelle pagine in italiano, si arriva appena a 330 occorrenze.
Oltre a contesti in cui la presenza di questo verbo può risultare giustificata dall’argomento "automobilistico" (in pagine dedicate agli automobilisti, in forum di discussione sulle norme stradali, ecc.), la forma sparcheggiare si trova anche in testi di istruzione per l’uso di programmi informatici, in blog dedicati a giochi per PC e in siti su applicazioni telefoniche. In questi casi specifici la forma è riconducibile all’inglese unparking (contrario di parking), utilizzata nella terminologia informatica per indicare una procedura di ‘disattivazione’ di alcune funzioni. I programmi Windows 7 e Windows Server 2008 prevedono una funzionalità, in verità poco conosciuta, denominata Core Parking (in italiano ‘parcheggio dei nuclei’) che permette di disattivare, in momenti di basso carico sul PC, alcuni nuclei con un conseguente risparmio energetico; disabilitando (unparking) questa funzione si può invece sfruttare al massimo la CPU (unità di elaborazione centrale), quindi si provvede a sparcheggiare i core quando, ad esempio in programmi con una grafica molto sofisticata, si abbia bisogno della massima funzionalità del PC.
In ambito telefonico invece l’espressione parcheggiare, con il suo contrario sparcheggiare, rimanda all’azione di mettere una telefonata in attesa e sparcheggiare viene riferito all'operazione di ‘togliere dall'attesa le chiamate precedentemente parcheggiate’. Può darsi che il verbo si diffonda anche in altri contesti in cui parcheggiare viene usato in senso esteso (i bambini che vengono parcheggiati a scuola, i giovani che parcheggiano all’università, una legge che resta parcheggiata in commissione senza arrivare al dibattito parlamentare).
Probabilmente sparcheggiare ha appena iniziato a circolare nel parlato informale, con ricadute scritte ancora scarse e soprattutto limitate a particolari generi di scrittura (digitale e specifica di alcuni settori); se ne può segnalare un’unica occorrenza, rintracciata grazie a Google libri, nel recente romanzo di Gianluigi Melega, Tempo lungo. Autobiografia del boom (Venezia, Marsilio, 2014): “Saran stati sì e no cinque minuti di macchina, il tempo di sparcheggiare e riparcheggiare, davanti alla sola vetrina illuminata nella stradetta buia”.
La buona formazione di sparcheggiare e la sintesi che garantisce rispetto alla perifrasi uscire dal parcheggio, oltre alla spinta che può venire dalle accezioni tecniche appena viste, possono certo giocare a favore di una sua più ampia circolazione e di un suo eventuale ingresso nel lessico registrato dai dizionari; non ci resta che aspettare di vedere che uso ne faranno parlanti e scriventi. Se davvero si rivelerà una parola utile, ricorrente e stabile, andrà ad arricchire il repertorio lessicale dell’italiano.
A cura di Raffaella Setti
Redazione Consulenza Linguistica
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6 giugno 2017
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