L’aggettivo prodromico sembra creare parecchia incertezza fra i parlanti della lingua italiana. Un lettore addirittura domanda se esista tale parola in italiano, un altro ne vorrebbe conoscere il significato esatto e una lettrice è incerta se la preposizione richiesta da tale aggettivo sia a oppure di.
Procediamo con ordine. Sull’esistenza e sulla legittimità della parola non c’è dubbio, dato che è lemmatizzata nei principali dizionari della lingua. Il GRADIT, tuttavia, la caratterizza come “di basso uso”, e sarà questo basso uso l’origine delle incertezze. La parola è entrata nella lingua italiana nell’Ottocento come calco dell’aggettivo prodromicus usato anteriormente nel latino medico. Nella sua Dissertatio inauguralis medica De Zona [‘herpes zoster, fuoco di Sant’Antonio’] (Herbipoli, typis Francisci Ernesti Nitribitt, 1811) il medico tedesco Wolf Ottomar Adolf Behrnauer scrive alla p. 14:
Quinque ingreditur morbus stadiis variis mutationibus insignibus. Primum, quod prodromicum dicere liceat, febris et topica affectio indicant; […].
Su Google libri trovo la prima attestazione italiana poco dopo in una pubblicazione bilingue tedesco-italiana, la Provinzial-Gesetzsammlung von Tyrol und Vorarlberg für das Jahr 1817, Des vierten Bandes, erster Theil, Innsbruck, Rauch 1824, p. 874, dove “Vorbothen” [‘prodromi’, detto dell’epidemia polmonare] è tradotto con “segni prodromici”. Per buona parte dell’Ottocento la parola è rimasta confinata al linguaggio tecnico dei medici, dove ancora oggi sono correnti espressioni come periodo prodromico, stadio prodromico, sintomo prodromico, fase prodromica, febbre prodromica, diarrea prodromica, ecc. Il significato in queste espressioni è ‘che ha valore di prodromo, che preannuncia qcs.’. Prodromo, a sua volta, vale in medicina ‘sintomo che precede l’insorgere di un processo morboso’, ma è più comune nel senso traslato di ‘fatto, evento, circostanza che precede e preannuncia qcs.’ (cfr. GRADIT), come in i prodromi di una guerra, di una crisi.
Nella seconda metà dell’Ottocento, l’aggettivo prodromico è stato analogamente esteso ad altri ambiti d’uso, come nel seguente esempio tratto da “Il politecnico. Giornale dell’ingegnere architetto civile ed industriale”, 36 (1888), p. 627:
Metta pure il Viollet-le-Duc a tortura il suo rarissimo ingegno, e s’industri con affannata lena a farci credere che la fase prodromica dell’ogivalismo mandò i suoi primi vagiti nei chiostri dei Cluniacensi francesi; […].
Durante il Novecento, la parola si è poi annidata anche nel linguaggio giuridico, cfr. Giurisprudenza completa della Corte Suprema di Cassazione, Roma, 1953, p. 480: “Meno semplice può sembrare il passaggio da questa attività prodromica al vincolo giuridico”. Da non giurista non oserei proporre una definizione universalmente valida in questo particolare ambito. Darò quindi la parola a un addetto ai lavori:
Affinché una determinazione amministrativa possa assumere la natura di atto prodromico in senso tecnico occorre che sia individuabile nell’atto stesso il compimento di un processo decisionale, ossia la formazione della volontà di compiere un atto di diritto privato, di cui l’ente abbia valutato ed approvato il contenuto, e che ciò risulti verificabile in base al procedimento seguito. (Atti prodromici e giurisdizione del giudice amministrativo, “Altalex”, 15/5/2014)
Tutto chiaro?
Per quanto infine riguarda la valenza dell’aggettivo, l’esitazione fra a e di è ravvisabile fin dall’Ottocento. Cfr. “Annali universali di medicina” 159 (1857), p. 379: “e non è chi dimentichi potere quelle dejezioni essere effettivamente prodromiche del colèra” vs. “Bullettino delle scienze mediche” 63 (1892), p. 168: “Colla comparsa dei dolori prodromici al parto si accompagnò lo scolo del liquido amniotico”. La stessa duplicità è ancora caratteristica dell’uso odierno; cfr. “Otiti e infezioni respiratorie sono prodromiche della meningite” (Roberto Gindro, Haemophilus influenzae di tipo B: cause, sintomi, pericoli e vaccino, valorinormali.com) vs. “L’ingiunzione è, al pari della cartella di pagamento, atto prodromico all’esecuzione forzata”. (Raffaele Greco, Tributi locali: cos’è l’ingiunzione fiscale, raffaelegreco.it). Ambedue le costruzioni si possono giustificare senza difficoltà: chi preferisce la preposizione a avrà preso a modello aggettivi come precedente a, chi preferisce di invece aggettivi come preannunciatore di. La scelta della preposizione, in casi del genere, si effettua normalmente per analogia con parole semanticamente affini.
Franz Rainer
17 novembre 2023
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