Il Comitato Etico per la pratica clinica pediatrica della Regione Veneto, per tramite della Dr.ssa Laura Sainati (Medico di Oncoematologia Pediatrica), ci scrive: “Tra i minori, specie in temi di diritto e salute, è necessario distinguere gli individui più grandi, quelli con capacità di discernimento, che hanno la capacità di riconoscere il proprio miglior interesse e quindi il diritto ad essere ascoltati. Questi individui, da una definizione mutuata dalla lingua francese, vengono definiti comunemente, grandi minori. La mia domanda è se non sarebbe più giusto identificare, tra gli individui di minore età, quelli più grandi come minori grandi piuttosto che grandi minori. Nella grammatica italiana (Serianni L., Della Valle V., Patota G., Italiano plurale, ed. Mondadori) l’aggettivo anteposto al nome ha un ruolo descrittivo, l’aggettivo posposto ha un ruolo restrittivo, quindi i minori grandi dovrebbero essere tra tutti i minori quelli più grandi”.
Nell’ambito del diritto l’espressione grandi minori fa riferimento a una categoria di individui che, seppur non ancora maggiorenni, dimostrano di avere una capacità di discernimento tale da poter essere coinvolti personalmente in procedimenti legali che li riguardano e prendere autonomamente alcune scelte in materia di salute. Nell’impossibilità di stabilire un’età precisa in cui si “diventa” giuridicamente grandi minori, a seconda della situazione si prendono in considerazione diversi fattori sia oggettivi (per es. l’età) sia soggettivi (per es. valutazioni da parte del giudice sulla capacità di comprendere e di ragionare).
Si tratta di un tema oltremodo delicato sia dal punto di vista giuridico che sanitario, su cui il Comitato Nazionale di Bioetica si era così espresso in un documento dal titolo Informazione e consenso all’atto medico del 20 giugno 1992.
Secondo alcuni, […] in virtù del principio posto dall’art. 2 cod. civ., il consenso al trattamento sanitario sul minore deve essere prestato da chi esercita la potestà parentale, in ragione del potere di rappresentanza ma soprattutto del dovere di provvedere alla persona del minore. Ad avviso di altri, invece, occorre distinguere nella generica categoria dei minori i c.d. “grandi minori”, cioè coloro i quali, in ragione dell’acquisita “capacità naturale”, sarebbero in grado di prestare un valido consenso al trattamento sanitario. Questa ipotesi non è priva di significato etico, né di argomenti giuridici a sostegno. Sia il legislatore sia la giurisprudenza hanno in più casi fatto riferimento a detta categoria dei “grandi minori” per legittimare il diretto esercizio di diritti da parte di costoro, soprattutto nel caso di diritti pubblici. Risultano peraltro controversi i criteri attraverso cui verificare l’acquisizione di detta capacità. Per alcuni, infatti, si deve stare ad un criterio oggettivo, quale sarebbe il compimento di una certa età (ad es. 14 anni, età cui di solito si ricollega l’acquisto della capacità naturale) o l’iscrizione ad una certa classe scolastica; per altri, invece, si deve stare ad un criterio soggettivo, nel senso che occorre valutare di volta in volta la maturità del soggetto (come nel caso del matrimonio dei minori ultrasedicenni, ex art. 84 cod. civ.). Va comunque rilevato che l’ordinamento giuridico italiano vigente contiene diverse norme che limitano espressamente la capacità anche dei “grandi minori” di esprimere un consenso giuridicamente valido ad atti medici (ad es. la legge sul prelievo del sangue o quella sul prelievo del rene). (p. 34)
Fortunatamente, dal punto di vista linguistico, la questione ci lascia la possibilità di muoverci con più libertà. Infatti, tornando al quesito, ossia alla scelta tra grandi minori e minori grandi, possiamo rispondere in questo modo. Premettendo che nessuna delle due sequenze è registrata nei dizionari, se interpretiamo minore come sostantivo (ricordiamo che minore è una parola del diritto, si pensi ad es. all’espressione abbandono di minore) e grande come aggettivo, in linea teorica si dovrebbe preferire minori grandi per almeno due ragioni: 1. l’aggettivo posposto ha un ruolo restrittivo (tra tutti i minori si prendono in considerazione soltanto quelli grandi): si veda la risposta sulla posizione dell’aggettivo in italiano; 2. l’aggettivo grande potrebbe assumere un significato parzialmente diverso se anteposto, come succede con gli aggettivi che denotano caratteristiche fisiche e usi traslati: es. un alto dirigente ‘un dirigente che riveste una carica importante’ vs. un dirigente alto ‘un dirigente di alta statura’ (ma la sfumatura è spesso molto sottile: dicendo un artista grande invece di un grande artista, si potrebbe semplicemente volerne enfatizzare la grandezza, l’eccezionalità).
Tuttavia, la sequenza grandi minori non è affatto impossibile. In italiano abbiamo infatti espressioni come minore età ‘età in cui l’individuo non ha la piena capacità di agire pur essendo titolare di diritti e doveri’ (Devoto-Oli online) o giovane adulto in cui adulto può funzionare da sostantivo e giovane da aggettivo (così secondo lo Zingarelli 2023, ma per il Devoto-Oli 2023 è il contrario). Ci sarebbe poi anche la possibilità di considerare grandi minori formato non da un sostantivo e un aggettivo, bensì da due nomi coordinati (es. studente lavoratore).
Ammessa, dunque, la legittimità di entrambe le sequenze da un punto di vista strettamente grammaticale, possiamo considerare l’uso. L’espressione grandi minori in rete è senza dubbio prevalente rispetto a minori grandi. Si hanno diverse attestazioni su Google libri in testi di diritto. Riportiamo qui la prima testimonianza rintracciata:
una categoria di «grandi minori», di fronte ai quali occorre che la legge ed i giudici prendano atto che la potestà dei genitori, e quindi i doveri ed i poteri che l’antico istituto contiene, soffrono in concreto di pesanti restrizioni. (Pietro Rescigno, Manuale di Diritto Privato, Napoli, Jovene, 19772, p. 413)
Rescigno sembra riprenderla dal francese grands mineurs, almeno così si legge in questo passo tratto da “Responsabilità civile e previdenza”:
[grandi minori] Trasposizione del francese grands mineurs accolta da P. Rescigno, Manuale di diritto privato, Napoli, 1973… (“Responsabilità civile e previdenza”, vol. 61, 1996, p. 1165, nota 7)
Ancora si può trovare l’espressione in testi di ambito medico legale (Foglia 2021: p. 245; Procaccanti-Argo-Procaccianti 2010: p. 47), in un ricorso alla procura di Tivoli («Il rigetto era motivato trattandosi di persona appartenente alla “categoria dei grandi minori che non risulta versare in condizioni di particolare vulnerabilità”…», p. 2); in un resoconto stenografico di un’audizione al Senato («E ancora, l’audizione dei grandi minori che spesso viene negata non dovrebbe essere sempre garantita?», p. 11) o nel Commentario del codice civile della famiglia a cura di Giovanni Di Rosa («Misure economiche in favore degli adottati “grandi minori” e portatori di handicap», vol. III, UTET, 2018, p. 110).
L’espressione è poi finita anche sulla stampa in seguito a diversi fatti di cronaca durante la pandemia di COVID-19. Nel corso della campagna vaccinale, infatti, alcuni genitori hanno vietato ai figli minorenni di vaccinarsi. In un articolo della “Repubblica” si legge:
[…] Nostra proposta di istituire un curatore speciale per i cosiddetti grandi minori e ci riempie di gioia (Chiarastella Foschini, La sentenza: ‘I minori, dai 16 anni in su, possono decidere in autonomia di vaccinarsi senza il consenso dei genitori’, 21/9/2021)
Così si era espresso sulla questione anche il Comitato Nazionale per la Bioetica:
Il CNB sottolinea che rispetto agli adulti la vaccinazione degli adolescenti richiede nuove e diverse attenzioni e forme di comunicazione adatte all’età da parte delle istituzioni e dei medici, distinguendo tra la comunicazione per adulti e quella per i grandi minori, tenendo conto di coloro che sono già prossimi alla maggiore età e che potranno dare con più consapevolezza il loro consenso o dissenso alla vaccinazione. (Vaccini e adolescenti, 29/7/2021)
Poche sono invece le attestazioni reperibili per minori grandi, che pur compare in siti istituzionali o di centri giuridicamente riconosciuti. Riportiamo qui due esempi:
è rara l’adozione di minori sotto i due anni e in buona salute. Molti dei minori proposti per l’adozione internazionale sono minori con bisogni speciali, ossia minori grandi, affetti da varie patologie o fratrie costituite da diversi minori (Commissione per le Adozioni internazionali, Repubblica di Polonia)
Ai.Bi. è da tempo che si sta adoperando per fare fronte a questa situazione drammatica. Sul proprio sito pubblica, ormai da anni, nella rubrica “Figli in attesa”, gli appelli rivolti ad aspiranti genitori adottivi disponibili all’adozione di minori grandi, fratrie o con problemi sanitari di non facile risoluzione prevedendo un iter ad hoc volto ad agevolare il più possibile le famiglie interessate (Fondazione Amici dei Bambini, Adozione internazionale. Le “neglect list”: minori dichiarati adottabili troppi tardi, 1/2/2022)
Anche se la sequenza minori grandi sembra “più normale”, in base alla struttura sintattica dell’italiano che tende a posporre l’aggettivo al nome (c’è anche l’alternativa minori maturi, attestata in un testo del 1996, "Il diritto di famiglia e delle persone", p. 378, che però non ha attecchito), la forma con la sequenza inversa grandi minori sembra ormai aver prevalso ed essersi di fatto cristallizzata.
Sembrerebbe, dunque, che grandi minori si possa considerare una polirematica, ossia una combinazione formata da più parole, tra loro separate nella grafia, ma che semanticamente costituiscono un unico lessema, rappresentato da una sequenza fissa, che non ammette spostamenti dei costituenti (D’Achille 2019: p. 144): grandi minori ha avuto certamente come modello la corrispondente espressione francese grands mineurs, che in quella lingua è effettivamente ben documentata. Numerose polirematiche italiane, del resto, costituiscono traduzioni letterali di polirematiche straniere: pensiamo a casi più noti, come politicamente corretto (sarebbe più giusto dire corretto politicamente, ma ha prevalso l’uso che segue il modello inglese) o come grande fratello, dall’inglese big brother di matrice orwelliana (in italiano si sarebbe potuto tradurre con fratello grande o fratello maggiore), per citare una formazione affine a grandi minori. È consigliabile, pertanto, continuare a usare quest’ultima sequenza, che ha già una certa diffusione, almeno in vari linguaggi settoriali, piuttosto che minori grandi.
Nota bibliografica:
Kevin De Vecchis
14 giugno 2023
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