Una lettrice chiede se sia corretto dire fare una denuncia, mentre un lettore vuole sapere se con denuncia sia possibile usare il verbo esporre.
Il sostantivo denuncia appartiene al linguaggio del diritto e rientra tra i circa 7.500 lemmi del Nuovo vocabolario di base della lingua italiana (De Mauro, Chiari 2016). Il GRADIT attribuisce al lemma sia la marca AU (= di alto uso) sia la marca TS dir. (= uso tecnico-specialistico del diritto). Il termine deriva dal verbo denunciare senza l’aggiunta di alcun suffisso, così come da deliberare si ottiene delibera, da notificare, notifica, da stipulare, stipula, ecc. (accanto ai deverbali con suffisso deliberazione, notificazione, stipulazione). Proprio perché mancano del suffisso, questi nomi vengono definiti tecnicamente “deverbali a suffisso zero”. Già nel 1954 uno studioso, Federico Tollemache, aveva raccolto un grande numero di sostantivi senza suffisso, quasi tutti tratti da verbi della prima coniugazione. Tali formazioni sono particolarmente usate nel linguaggio burocratico, in cui vengono preferite per la loro brevità e anche perché si adattano perfettamente allo stile nominale tipico della lingua della burocrazia. Si è ipotizzato che i deverbali a suffisso zero in -a siano sostantivazioni della terza persona singolare del presente indicativo del verbo di base oppure sostantivazioni dell’imperativo. Ma l’ipotesi più accreditata è che siano il frutto di un procedimento di conversione da tema verbale a nome: trattandosi di verbi della prima coniugazione, il tema verbale esce in -a e di conseguenza “l’inquadramento nella classe flessiva dei nomi in -a è automatico, con regolare assunzione del genere femminile” (Lo Duca 2020, p. 109). C’è però anche chi pensa che si tratti di troncamenti dei citati nomi in -zione, quasi tutti attestati in precedenza (Thornton 2004, pp. 518-520).
Una variante latineggiante di denuncia è denunzia, oggi molto meno comune, tratta dal verbo denunziare, derivante dal latino denuntiāre ‘notificare, intimare’, da nuntiāre ‘annunciare, riferire’, a sua volta da nuntĭus ‘messaggero’ (l’Etimologico s.v. denunciare). Il sostantivo ha alle spalle molti secoli di storia: la prima attestazione di denunzia fornita dal DELI risale al 1289 (Accusa al podestà di Bologna); il TLIO documenta la voce dal 1298 (Statuto dell’Università ed arte della lana di Siena). Il termine può indicare sia l’atto con cui si informa l’autorità giudiziaria di un reato (“presentare una denuncia ai carabinieri”) sia la dichiarazione richiesta dalla legge per scopi fiscali, di stato civile o altro (“fare la denuncia dei redditi”).
Riguardo ai verbi con cui il sostantivo si può combinare, bisogna precisare che non sempre siamo liberi di scegliere la parola da accostare a un’altra parola. Volendo ad esempio premettere un verbo alla parola ipotesi, possiamo dire fare un’ipotesi, ma non *effettuare un’ipotesi, benché i verbi fare ed effettuare siano spesso sinonimi: “fare / effettuare un pagamento, un controllo, una verifica”, ecc. Al posto di fare possiamo adoperare i verbi avanzare o formulare: “avanzare un’ipotesi, formulare un’ipotesi”. Se per esprimere un certo significato ricorriamo a una determinata parola, la scelta dell’altra parola da collocarle accanto non è libera ma è condizionata dall’uso. Le espressioni fare, avanzare, formulare un’ipotesi sono chiamate in linguistica “collocazioni” e dimostrano come alcune parole abbiano la tendenza a combinarsi tra loro (Faloppa 2010). Le collocazioni sono combinazioni di due o più parole che, sebbene conservino il loro normale significato e siano sostituibili con altre parole, formano un’espressione resa tipica dall’uso molto frequente. Nel caso di denuncia le combinazioni più ricorrenti segnalate dal dizionario Sabatini-Coletti 2024 sono “fare, presentare, ritirare la denuncia; burocr. sporgere, inoltrare denuncia”. Il Dizionario delle collocazioni di Paola Tiberii (2012) amplia il novero delle possibili combinazioni “verbo + complemento”: “avanzare, depositare, fare, firmare, formalizzare, inoltrare, presentare, respingere, ricevere, rischiare, ritirare, sottoscrivere, sporgere denuncia”.
Il verbo esporre significa ‘riferire in modo chiaro e ordinato’ (“esporre l’accaduto agli agenti di polizia”) e non è abbinabile con denuncia. Al contrario il verbo fare, per la sua genericità, si presta a essere utilizzato in molteplici contesti, nei quali assume significati che dipendono dalle parole con cui si combina; per questo motivo è anche detto “verbo supporto” (Ježek 2011). Il verbo sporgere significa ‘presentare all’autorità giudiziaria’ (“sporgere denuncia, querela”) e quindi è adatto solo al primo significato di denuncia: non si può dire “sporgere la denuncia dei redditi”. Il verbo presentare, invece, va bene per entrambi i significati.
Nota bibliografica:
Maurizio Trifone
9 aprile 2025
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