Alcuni lettori si interrogano sulle differenze tra i verbi scrutare e scrutinare e sulla possibilità di scambiarli.
Si tratta di due verbi dalla forma molto simile che hanno un’origine comune, sulla quale torneremo più avanti: il latino classico scrutāri ‘rovistare’.
Quanto al significato, i principali dizionari della lingua italiana sono concordi nell’attribuire significati diversi ai due verbi. Lo Zingarelli, ad esempio, definisce scrutare in questo modo: “guardare con intensità e attenzione per vedere, trovare ciò che non è visibile a un’indagine affrettata”, e aggiunge “lett. esaminare, cercare di capire” (per il Devoto-Oli, invece, la seconda accezione non reca alcuna marca). Altri vocabolari, come GRADIT o il Vocabolario Treccani, riducono le accezioni a una; così il primo: “guardare, osservare o studiare attentamente per cogliere, scoprire o comprendere quanto non è immediatamente percepibile; esaminare o analizzare minuziosamente, indagare con cura”.
Per quanto riguarda invece il verbo scrutinare gli stessi dizionari offrono due diverse accezioni: “procedere allo spoglio delle schede di una votazione” e “decidere sui voti da assegnare agli alunni” (Zingarelli); “burocr., in un’elezione, sottoporre a scrutinio i voti calcolando quelli riportati dai singoli candidati, delle liste, ecc.”, “scol., in ambito scolastico, esaminare il rendimento degli studenti in base alle votazioni da essi riportate nelle prove orali e scritte” (Il Nuovo De Mauro). I due verbi hanno quindi in comune il senso di ‘esaminare, valutare’. Tuttavia, rispetto a scrutare, scrutinare possiede dei significati ristretti a due ambiti concreti: le elezioni e la scuola.
Ciononostante, alcuni dei dizionari citati, in fondo ai rispettivi articoli, riportano come usi ormai rari (o di basso uso) i significati abituali dell’altro verbo. Per scrutare Zingarelli, Il Nuovo De Mauro e GRADIT segnalano il significato ‘scrutinare’ (in tutti i casi con la restrizione ‘raro’ o ‘basso uso’) mentre per scrutinare indicano (nello Zingarelli addirittura come primo significato, preceduto da ‘raro’) “indagare, investigare a fondo”; Il Nuovo De Mauro riporta “BU esaminare con scrupolo e attenzione, indagare a fondo”; Devoto-Oli “ant. e lett. Esaminare, indagare attentamente e minuziosamente”; infine, su GRADIT (non si deve dimenticare che è il più grande dizionario della lingua italiana, che tende a suddividere gli articoli in molte accezioni con differenze di significato piuttosto sottili) troviamo quattro accezioni riconducibili alla più comune del verbo scrutare:
4. Ant. e letter. Esaminare, indagare o studiare profondamente e con scrupolo un fatto, una circostanza, una verità, una dottrina, una scienza per conoscerne e scoprirne gli aspetti e le ragioni più segrete e meno evidenti, anche attraverso giudizi o ipotesi. - Anche: riflettere, meditare.
5. Leggere, studiare con molta attenzione. - In partic.: sottoporre a un esame o a una consultazione rigorosa e minuziosa scritti o documenti, anche per criticarne o censurarne la forma e i contenuti.
6. Sottoporre a minuziose analisi la parte più profonda e i più reconditi sentimenti, passioni e intenzioni dell’animo umano (anche con riferimento a Dio onnisciente).
7. Guardare, fissare, osservare con curiosità, con vivo desiderio di vedere o di venire a conoscenza di qualcuno o di qualcosa.
Per quanto riguarda scrutare utilizzato nel senso di ‘scrutinare’ nei corpora della lingua italiana attuale ne sono attestati rarissimi esempi. Ad esempio, sul corpus del progetto Paisà, se ne riscontrano solo due:
Di queste elezioni regionali 2010 in Lombardia, avrei preferito raccontarvi di quella volta che uno mi è uscito dalla cabina elettorale con la scheda in bocca, o di quando abbiamo scoperto che un vicepresidente aveva fatto votare tutti gli under 25 e abbiamo dovuto far tornare i conti (che poi non sono tornati), ma questa volta nella sezione in cui ho “scrutato il voto” non è successo nulla. [2010 http://www.02blog.it/post/6578/regionali-2010-lombardia-diario-di-uno-scrutatore; collegamento non più attivo]
Torno anch’io ora, solo che io ho SCRUTATO tutto il santo giorno, che stanchezza!!!! Nella mia sezione ha votato circa il 20 %, ma non passerà... [2003 http://blog.vagabondando.it/archivio/corinna/Quorum.asp,2003; collegamento non più attivo]
Non è poi da escludere che questi due esempi possano essere considerati una forzatura, dato che il primo è collocato tra virgolette e il secondo è messo in risalto con le maiuscole. Di conseguenza, sembra che quest’accezione, segnalata da alcuni dizionari, sia praticamente inesistente in italiano.
Diversamente da quanto si è appena detto a proposito di scrutare nel senso di ‘scrutinare’, l’accezione ‘scrutare’ per la parola scrutinare è tutt’altro che rara e nemmeno moderna, giacché il GDLI documenta per la prima volta il significato di “Ant. e letter. Esaminare, indagare o studiare profondamente…” nel Coriolano (Bologna, Giacomo Montis, 1648) di Virgilio Malvezzi, sotto la variante scrutiniare: “Molt’uomini anche tocchi di cotal diffetto, dopo aver trovata la verità, se la vogliono scrutiniare, la perdono” (p. 24). Sotto la forma canonica si trova per la prima volta nella Scuola della verità aperta a’ prencipi (Torino, Gio. Battista Ferrofino, 1650), di Luigi Giuglaris: “Voglio bene a quei giudici che, di quanti càpitano lor nelle mani, procurano di scrutinare subito i meriti, in modo che si aia prontamente a’ colpevoli il dovuto castigo e agli innocenti il meritato rilasso” (p. 469). Quanto alla sua presenza nell’italiano attuale, è semplice trovarne decine di esempi nei diversi corpora, accanto a quelli già segnalati che riguardano l’ambito elettorale (nettamente più frequenti) e quello scolastico (un po’ meno frequenti), con un complemento oggetto (ovvero ciò che viene scrutinato) di natura molto varia: pubblicazioni, luoghi, persone, proposte, azioni…
Come risposta al dubbio sollevato dai lettori sull’uso dei verbi scrutare e scrutinare, possiamo pertanto dire che è consigliabile utilizzare solo il secondo quando si desidera far riferimento ai processi elettorali o alla valutazione di studenti, mentre per il significato di ‘esaminare con attenzione’ si ritengono validi sia scrutare sia scrutinare, tenendo presente che con tale accezione scrutare è molto più frequente, mentre scrutinare appartiene a un registro più alto, formale. Quindi, anziché dire alla persona che abbiamo davanti “mi stai scrutinando?” è senz’altro preferibile dire “mi stai scrutando?”
Per capire a pieno la questione non sarà ozioso risalire all’origine e tracciare la storia di questi due verbi (senza dimenticare la loro folta famiglia lessicale, nella quale spicca la parola scrutinio). Entrambi si contano nel novero dei latinismi della lingua italiana, ovvero delle parole prese direttamente dal latino in una delle sue fasi storiche, nella fattispecie il latino tardo. Il verbo scrutāre sta per la forma deponente del latino classico scrutāri, che significava ‘rovistare’, a sua volta derivata dal sostantivo neutro plurale scrutā ‘stracci’. Il significato odierno quindi procede dall’uso metaforico del verbo originale, che da ‘rovistare’ passa a ‘esaminare’. Scrutinare è un derivato, sempre nel latino tardo, di scrutāre, con il suffisso iterativo -inare, di origine latina ma raro in questa lingua, stando a quanto afferma Gerhard Rohlfs nella sua Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti (Rohlfs 1969, § 1166), e non è nemmeno produttivo in italiano (lo stesso autore adduce alcuni esempi in vari dialetti settentrionali, ma per l’italiano cita solamente piovigginare, formato con l’aggiunta di un infisso -igg-). Poche sono in lingua italiana le coppie simili a quella di cui stiamo trattando; possiamo segnalare le seguenti: allumare – alluminare (derivati da allume, nome di un composto chimico), bitumare – bituminare (‘rivestire con bitume’), dissanguare – dissanguinare (‘privare del sangue’, il secondo è termine della conceria), risanguare – risanguinare (‘arricchire di sangue di nuovo’), scassare – scassinare (‘rompere, rovinare’, il primo ha assunto anche senso figurato nell’uso colloquiale, il secondo implica ‘forzare’), stoppare – stoppinare (‘turare con stoppa’).
Le prime attestazioni dei due verbi sono praticamente contemporanee e riflettono parzialmente i significati moderni. La prima per scrutare, secondo il DELI (che segue Tommaseo-Bellini), si troverebbe nei Fioretti di San Francesco (“Da quell’ora innanzi il detto frate Lione… cominciò ad iscrutare e considerare la vita di santo Francesco”) in un’edizione del 1718 (Firenze, Tartini e Franchi, 1718, p. 109), ma questo passo (e quindi la nostra parola) non è presente in altre versioni. Per il TLIO la prima documentazione è del 1343, nello Statuto del Comune e del Popolo di Perugia del 1342 in volgare (p. 190.14):
Anco statuimo ke se alcuno portante l'arme fugisse nante la fameglia de meser la podestà overo capetanio, quando essa va cercando per l’arme, sì ke de l’arme e per l’arme per la dicta fameglia cercare e scrutare non se possa, sia punito e condennato.
In questo caso il verbo ha un significato concreto, giacché fa riferimento a un’indagine. Si noti nei due esempi precedenti che la parola è accompagnata da un sinonimo, seguendo una prassi frequente nel Medioevo, ancora di più se il termine veniva percepito come raro, oppure nuovo o troppo colto. Per il senso più generale di ‘esaminare con attenzione’ il primo esempio del TLIO è del 1399, nei Quatro Evangelii concordati in uno di Jacopo Gradenigo (p. 25): “Scrutate le scripture adritto et tresso, / perché pensate avere eterna vita”. Il GDLI, nonostante divida l’articolo scrutare in dieci accezioni, non presenta esempi risalenti a epoche precedenti, nemmeno per l’accezione marcata come antica (“3. Ant. e letter. Esaminare minuziosamente […]”).
Quanto a scrutinare, i primi esempi non riflettono ancora in pieno il significato più diffuso oggi, bensì il senso è ancora vicino a quello della parola d’origine (scrutare), giacché sta per ‘esaminare, sottoporre a un voto collegiale’ e non ancora per ‘contare i voti’. Così (esempio preso dal TLIO, con una forma che mostra metatesi, cioè spostamento di un suono dentro la parola (in questo caso -r-), ne Lo statuto dell’arte della mercanzia senese (1342-1343) si legge: “ciascheuno cittadino overo contadino de la città di Siena che vorrà diventare et essare aprovato sensaio, [...] vengha in conseglio de la detta università raunato per schutrinare de’ sensari” (p. 177.16). Il Tommaseo-Bellini offre questo esempio (ripreso poi nel GDLI) della Cronaca di Donato Velluto, scritta tra il 1367 e il 1370: “Che si facesse una recata di Guelfi pe’ capitani Guelfi, i quali s’avessono a scruttinare per priori, collegi, e capitani di parte” (cit. nell’edizione di Firenze, Manni, 1731, p. 108). DELI (cui seguono per la data Zingarelli e GRADIT) offre come prima attestazione il Breve dell’arte di pittori senesi, compilato nel 1355. Il primo esempio con il senso moderno (ma formalmente con metatesi e cambio del timbro vocalico u > o, una delle diverse varianti antiche di questo verbo; si veda sotto) segnalato nel GDLI è di qualche decennio successivo, nei Capitoli della Compagnia dei Disciplinati della Madonna dell’anno 1400 (p. 66):
Quali tre electi insieme col recto re vecchio innaçi la festa di Santa Maria del mese d’agosto nel Capitolo generale di tutti e fratelli, per lo nuovo rettore de la Compagnia di sopra si scotrinino e lupini bianchi e neri a scotrino segreto.
L’accezione di ambito scolastico di scrutinare è senz’altro recente: per DELI la prima attestazione è del 1960, nel Dizionario enciclopedico della Treccani, perciò ovviamente non si trova sul Tommaseo-Bellini. GDLI riporta l’accezione ma senza esempi.
Scrutare e scrutinare fanno parte di una famiglia lessicale con un discreto numero di membri. Come derivati da scrutare i dizionari raccolgono scrutabile, scrutamento, scrutante, scrutariamente, scrutario, scrutatiticio, scrutata, scrutativamente, scrutativo, scrutatore, scrutatorio, scrutazione. E da scrutinare (con numerose varianti: scotrinare, scrutignare, scrutiniare, scruttinare, scruttiniare, scurtiniare) dipendono scrutinamento, scrutinante, scrutinatore, scrutinio (a sua volta con varianti: scortìnio, scortino, scotrìnio, scotrino, scrittino, scrottino, scruptìneo, scruptìnio, scruptino, scrutino, scruttìneo, scruttìnio, scruttino, scurtìnio, scutrìnio) e scrutinista. A proposito dei derivati, è interessante notare che la persona che conta i voti in un seggio non è, come sembrerebbe logico, uno scrutinatore ma uno scrutatore. Si ricordi a questo proposito il titolo del noto romanzo di Italo Calvino La giornata di uno scrutatore (1963).
L’italiano non è l’unica lingua della famiglia romanza a possedere questi verbi (o almeno uno di essi). Quella che in merito presenta un comportamento più simile all’italiano è il portoghese, con escrutar nel senso di ‘procurar; sondar; tentar descobrir; investigar; perscrutar’ e escrutinar ‘contar o número de votos’ (Dicionário Priberam da Língua Portuguesa [em linha], 2008-2024). In questa lingua, la persona che conta i voti si chiama sia escrutador sia escrutinhador. Lo spagnolo e il catalano possiedono invece un’unica parola per i significati dei due verbi: escrutar. Anche il francese possiede un solo verbo, scruter, usato però solo nel senso di ‘esaminare con cura’; per l’accezione elettorale si avvale di un altro verbo, dépouiller, mentre per l’insieme delle procedure di scrutino si usa sia dépouillement sia scrutin.
Abbiamo segnalato che i due verbi in esame sono dei prestiti dal latino, il che implica che formalmente restino praticamente uguali. Infatti dalla consultazione del dizionario etimologico romanzo (REW) di Meyer-Lübke si evince che in italiano non ci sono risultati popolari (cioè con l’evoluzione fonetica comune alle parole derivate dal latino volgare; questo succede solo con un altro elemento della famiglia, il sostantivo squittinio, dal latino scrutǐnium). Solo nelle lingue iberiche si riscontrano forme di evoluzione popolare, derivanti da un verbo latino non documentato *scrutǐniāre): port. squadrinhar (con la variante escudrinhar), spagn. escudriñar (con la variante escrudiñar), cat. escodrinyar (con le varianti escudrinyar, esquadrinyar), tutte pressappoco con il significato di ‘esaminare in maniera minuziosa (perfino in modo eccessivo)’.
Cesáreo Calvo Rigual
4 marzo 2024
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