Si può dire il secondo più grande? E il terzo migliore?

Ci sono pervenuti quesiti sulla correttezza di espressioni come il secondo figlio più grande, la seconda più grande (in contesti diversi rispetto a quando è preceduta da la prima, più piccola).

Risposta

Le domande vertono su quello che è stato definito come “superlativo relativo ordinale”, che comprende non solo le forme “analitiche” come quelle indicate dai nostri lettori (articolo + numerale ordinale + più + aggettivo), ma anche quelle che prevedono, al posto di più + aggettivo, forme derivate da comparativi latini “sintetici” ormai lessicalizzati, come maggiore o migliore (quest’ultimo particolarmente frequente: il secondo miglior tempo, ecc.). La presenza del costrutto, abbastanza estesa nell’italiano di oggi, è stata attribuita (cfr. almeno Renzi 2000, pp. 314-317; 2012, p. 71; Grasso 2007, pp. 220-225) all’inglese, che conosce il tipo the second biggest city in America e simili.

A Gaetano Berruto il costrutto “suona semanticamente inaccettabile, venendosi a creare una contraddizione insuperabile fra l’unicità presupposta dal superlativo relativo e la pluralità implicata da una serie nominale” (Berruto 2012a, p. 39). Tuttavia, lo studioso ammette che, così come l’interrogativa multipla (chi fa che cosa?), il costrutto aumenta “le possibilità del sistema riempiendo una potenzialità strutturale che in italiano è vuota, una funzione semantica non realizzata»” (ivi; Berruto 2012b, p. 117). In effetti, come ricorda un nostro lettore (e cfr. anche Pulcini 2022), l’alternativa tradizionale sarebbe costituita dal cosiddetto “complemento di limitazione” introdotto da per (il secondo per importanza, la terza città d’Italia per numero di abitanti, ecc.), che però non arriva a coprire la gamma degli usi attuali.

Un attento confronto tra italiano e inglese è stato effettuato da Pulcini 2022, a cui rimando per ulteriore bibliografia (si possono aggiungere due mie rapide segnalazioni: D’Achille 2016, p. 180; 2017, p. 117). Rispetto a quanto affermato dalla studiosa, che ha preso in considerazione solo il tipo italiano formato con più, si può precisare che nell’uso attuale il numerale precede il nome seguito dal comparativo “analitico” (la seconda città più importante), oppure precede il comparativo “sintetico” anteposto al nome, come in inglese (il secondo miglior compito).

C’è da chiedersi a quando risalgano le prime apparizioni in italiano del costrutto. Si potrebbe ipotizzare che l’ingresso nella nostra lingua a partire dall’inglese si debba alla mediazione, più che dei testi di geografia (come ipotizzato da Pulcini 2022), del linguaggio sportivo, analogamente a quanto è avvenuto per espressioni come il migliore di sempre, i più grandi calciatori di tutti i tempi, calcate anch’esse sull’inglese (ever, of all time) su cui cfr. la risposta di Matilde Paoli del 2016, che ha rintracciato le prime tre occorrenze di di sempre con questo valore, «tutte riferibili all'ambito delle Olimpiadi che si svolsero quell’anno a Los Angeles, in una cronaca sportiva del 1984 (“la Repubblica”)». Nel nostro caso, invece, il primo esempio reperito negli archivi giornalistici (sulla base di una ricerca non sistematica) è effettivamente tratto da una pagina sportiva del “Corriere della Sera” che risale già al 1908:

Di corridori che abbiano compiuto il terzo giro non ne sono passati che sei, allorché Buzio passa primo per la quarta volta il traguardo. E anch’egli si ferma al rifornimento. Si può calcolare che i condottieri ancora in corsa siano già meno della metà dei partiti. Passa secondo al quarto giro Porporato che sorpassa Buzio non essendo questi ancora ripartito. E prima che possa ripartire passa Appendino colla Spa, il quale fa il secondo miglior tempo della giornata e cioè 27’25’’ (s.f., La seconda giornata del Circuito di Bologna, “Corriere della Sera”, 7/9/1908, p. 6)

Le attestazioni si infittiscono in seguito. Ecco un esempio della fine degli anni Settanta:

Quello del Vicenza è il terzo miglior attacco del campionato: 16 reti, inferiore soltanto alla Juventus (19) e al Milan (17) (E. V., Vicenza, «provinciale» di lusso con il terzo miglior attacco, “Corriere della Sera”, 28/11/1977)

Altri esempi reperiti fuori dall’ambito sportivo risalgono agli anni Ottanta e Novanta. Ne riporto tre:

Fu un’operazione clamorosa, a tutt’oggi il secondo più grande assorbimento nell’ondata di “merger-mania” (la mania delle fusioni) che ha preso gli Stati Uniti negli ultimi due anni (Enrico Franceschini, La Texaco rischia la bancarotta, “la Repubblica”, 28/11/1985)

Il secondo più grande gruppo europeo, il tedesco Philipp Holzmann (fattura 5.000 miliardi e ha ramificazioni in tutto il mondo) si è giudicato l’appalto di 26 miliardi per la costruzione di un tratto della bretella autostradale tra Fiano Romano e San Cesareo (Re. Ge., Cresce il rischio estero tra i grandi costruttori, “Corriere della Sera”, 7/10/1986)

I pessimisti però sono stati clamorosamente zittiti, nella seduta di ieri, con un rialzo a “tutto tondo” di oltre il 3 per cento che, in pratica, porta Wall Street quasi ai livelli precedenti al crollo e segna un record: il terzo migliore progresso in assoluto nella storia della Borsa di New York (Nino Sunseri, La riscossa delle borse mondiali, “la Repubblica”, 4/11/1997)

Oggi, poi, le attestazioni sono numerosissime, quasi pari a quelle che si incontrano in inglese, come mostrano i dati in rete raccolti da Pulcini (2022: p. 235), la quale osserva: “Visto che la struttura superlativa ordinale è considerata dagli studiosi una novità nell’italiano contemporaneo, possiamo dire che la sua diffusione […] è stata rapidissima, tanto da eguagliare la frequenza  in una lingua in cui questa struttura esiste almeno da cinque secoli” (il primo esempio in inglese da lei riportato è del 1596).

Ma anche in italiano il costrutto è più antico di quanto sembra: Google libri ne fornisce infatti numerose attestazioni, alcune delle quali, peraltro, certamente attribuibili all’influsso dell’inglese, fin dagli anni sessanta-settanta dell’Ottocento (quindi anteriormente sia all’esempio del 1908 sopra riportato, sia alla “occorrenza del sintagma ‘seconda montagna più alta del mondo’” che Pulcini (2022, p. 230 nota 4) ha individuato in un testo del 1893).

La seconda città più importante del comitato è Eisenstadt, in ungherese Kismarton, in sito amenissimo (Nuova Enciclopedia popolare italiana, 5a ed., vol. XV, Torino, Società Unione tipografica editrice, 1862, p. 302; si tratta effettivamente di una traduzione dall’inglese)

Tanto nel terzetto, che io ritengo il secondo miglior pezzo dell’opera, quanto nel pezzo concertato finale, la musica del Dell’Orefice, comunque non assolutamente ispirata, è armonizzata in guisa sì intelligente e poderosa che sostituisce pienamente la ispirazione e afferra il pubblico pe’ capelli e lo trae addirittura all’entusiasmo (“Gazzetta musicale di Milano”, XXXI, 1876, p. 101)

Nel 1954, ci dice l’autore, i repubblicani, a sostegno della loro propaganda elettorale per le elezioni del Congresso, proclamarono che il 1954 era il secondo miglior anno della storia (“Civitas”, XI, 1960, p. 292)

C.A. stabilisce il secondo miglior tempo e con Stewart parte in prima fila. Durante la partenza Rindt urta Amon rompendogli il musetto e costringendolo a fermarsi ai box per sostituirlo. Si ritirerà per rottura del motore (Sport Enciclopedia, volume annuale, S. Giovanni Valdarno, Landi, 1972, p. 15)

C’è dunque una sostanziale continuità nell’uso dalla seconda metà dell’Ottocento ad oggi. Ma c’è un esempio ancora più antico, seppure isolato, addirittura del sec. XVIII, in cui il calco dall’inglese sembra da escludersi:

Conciosiaché, siccome un Principe portato dalla sua saviezza a sciegliere [sic] sempre in suo primo Ministro il migliore de’ suoi sudditi, quando dopo scelto il migliore, questo venisse a morire, sceglie il secondo migliore e quindi il terzo, e così di altri, che gli abbisognassero, senza pregiudizio della sua saviezza, così l’Autore Universale scelse tra i mondi possibili la combinazione migliore; e dopo questa, ne volesse altri creare, la seconda combinazione migliore tra tutte l’altre, sceglierebbe, e così della terza, quarta, quinta ec. (Francesco Antonio Piro, L’Antimanicheismo, parte seconda, Napoli, di Domenico, 1772, p. 66)

Che cosa si può dire, per concludere? Che ci troviamo di fronte a un tratto che non è incompatibile con le strutture dell’italiano (le grammatiche non lo censurano, lo ignorano semplicemente); che, diversamente da quanto avviene con di sempre, non entra in conflitto con costrutti già esistenti; che è rimasto del tutto occasionale nell’uso (al momento, disponiamo di un solo esempio, con migliore, del sec. XVIII) fino alla seconda metà dell’Ottocento, quando la sua presenza inizia gradualmente a crescere, probabilmente già allora sul modello dell’inglese, finché, per l’intensificarsi dei rapporti con questa lingua e per la probabile mediazione del linguaggio sportivo, alla fine del Novecento (prima ancora di essere individuato negli studi scientifici) è arrivato ad acclimatarsi e poi, con il nuovo millennio, ad affermarsi. Non possiamo che prenderne atto.

Nota bibliografica:

  • Berruto 2012a: Gaetano Berruto, Sull’italiano di inizio millennio, in Varietà e variazioni: prospettive sull’italiano. In onore di Alberto A. Sobrero, a cura di Annarita Miglietta, Galatina, Congedo, 2012, pp. 27-47.
  • Berruto 2012b: Gaetano Berruto, Sociolinguistica dell’italiano contemporaneo, nuova ed., Roma, Carocci, 2012.
  • D’Achille 2016: Paolo D’Achille, Architettura dell’italiano di oggi e linee di tendenza, in Manuale di linguistica italiana, a cura di Sergio Lubello, Berlin-Boston, De Gruyter, 2016, pp. 165-189.
  • D’Achille 2019: Paolo D’Achille, L’italiano contemporaneo, 4aed.,  Bologna, il Mulino, 2019.
  • Grasso 2007: Daniele Grasso, Innovazioni sintattiche in italiano alla luce della nozione di calco, tesi di dottorato discussa all’Università di Ginevra il 25 maggio 2007 (direttore: Emilio Manzotti); disponibile in rete.
  • Pulcini: 2022: Virginia Pulcini, La seconda montagna più alta del mondo. Il superlativo ordinale in inglese e in italiano, in Studi in onore di Carla Marello, a cura di Anthony Mollica e Cristina Onesti, Welland, Éditions Soleil, 2022, pp. 225-238.
  • Renzi 2000: Lorenzo Renzi, Le tendenze dell’italiano contemporaneo. Note sul cambiamento linguistico nel breve periodo, in “Studi di Lessicografia Italiana”, XVII (2000), pp. 279-319.
  • Renzi 2012: Lorenzo Renzi, Come cambia la lingua. L’italiano in movimento, Bologna, il Mulino, 2012.

Paolo D'Achille

17 luglio 2023


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