Sono ammissibili potenziabile e sopperibile?

Vari lettori domandano se sia corretto l’uso degli aggettivi potenziabile e sopperibile, che non sono registrati dai dizionari più autorevoli della lingua italiana. Una domanda connessa con le precedenti concerne la legittimità o meno del sostantivo astratto potenziabilità.

Risposta

Diciamo subito che il fatto che una parola non sia registrata nei dizionari, anche autorevoli, non è a priori motivo sufficiente per sconsigliarne l’uso. Tutte le parole sono inizialmente immesse nella circolazione da una singola persona. La stragrande maggioranza di queste parole ha una vita effimera, ma anche quelle più fortunate ci mettono un po’ di tempo prima di essere accolte in un dizionario. I criteri per giudicare la legittimità delle parole che si trovano in questo limbo sono da un lato la conformità alle regole di formazione delle parole e dall’altro l’uso effettivo nella comunità linguistica, nonché, in misura minore, criteri estetici più soggettivi.

Cominciamo con il primo di questi criteri, la conformità alle regole della formazione delle parole. La migliore descrizione della grammatica del suffisso -bile si ha nel capitolo dedicato da Davide Ricca, dell’università di Torino, agli aggettivi deverbali dell’italiano nel manuale La formazione delle parole in italiano, a cura di Maria Grossmann e Franz Rainer (Grossmann-Rainer 2004, pp. 419-444, più specificamente alle pp. 422-429). Secondo la sua analisi, nell’uso produttivo il suffisso si applica essenzialmente a verbi transitivi con un alto grado di agentività e di controllo sull’evento da parte dell’agente, producendo aggettivi con il significato ‘che può essere PP’, dove PP sta per participio passato.

Secondo questo criterio, potenziabile è una parola ineccepibile in un uso come quello della frase seguente ricavata da Wikipedia:

Nel 2007 il gruppo Fiat rilancia Abarth. Il primo modello del nuovo corso fu la Abarth 500, dotata di un motore T-Jet 1.4 Turbo 16v da 135 CV, ulteriormente potenziabile a 160 CV. (Wikipedia, s.v. Abarth, dato aggiornato al 22/5/2025)

Potenziare, usato qui nel significato ‘aumentare la potenza di un motore’, è un verbo transitivo prototipico, dato che il soggetto del verbo è chiaramente agentivo e controlla l’evento. Il significato dell’aggettivo è anche regolare, cioè ‘che può essere potenziato’.

Del resto, un esempio dell’aggettivo si ha già in un testo della fine del secolo XIX, presente in Google libri:

[…] quindi, appena il lavoro non sia ulteriormente potenziabile, appena un nuovo lavoratore accresca solo proporzionalmente il prodotto, l'accumulazione rimane priva di scopo e si arresta. (Achille Loria, Analisi della proprietà capitalistica, vol. I, Le leggi organiche della costituzione economica, Torino, Bocca, 1889, p. 246)

Il discorso è più complesso per sopperibile. Secondo tutti i dizionari più autorevoli, sopperire è un verbo intransitivo: sopperire alle spese, alla mancanza di qc. Come tale, non dovrebbe essere la base di un aggettivo in -bile, anche se non mancano casi occasionali di aggettivi in -bile formati da verbi intransitivi, come inarrivabile . Fatto sta che esempi come i seguenti, ricavati da Internet, non sono rari, per lo meno in documenti amministrativi o scientifici:

In caso di vacanza dell’incarico di Capo Ufficio titolare, non sopperibile con le modalità precedenti, la reggenza ad interim di un Ufficio è tenuta dal Capo del Servizio in cui l’Ufficio è istituito, […]. (Consiglio regionale della Sardegna, Articolazione degli uffici, 5/7/2021)

La carenza di ossigeno è facilmente sopperibile con i cosiddetti occhialini, cannule nasali attraverso le quali viene erogato ossigeno. (La rimozione di CO2 per il trattamento della BPCO, Sanità&benessere.it)

Quest’uso di sopperibile si spiega per il fatto che il verbo base, sopperire, è usato nelle stesse varietà linguistiche anche come verbo transitivo, come nei seguenti esempi:

Il titolo di studio può essere sopperito, ad insindacabile giudizio della Commissione di valutazione, da esperienze professionali acquisite dal candidato […]. (Regolamento per la istituzione e la gestione di un “Albo dei professionisti” per servizi professionali e tecnici di alto profilo, gazzettaamministrativa.it, 27/12/2016)

Il 20% del nostro fabbisogno calorico dovrebbe essere sopperito con la colazione […]. (Paola Prosperi, Colazione)

Quest’uso transitivo non è ancora sancito dai dizionari, ma per chi lo accetta, l’uso dell’aggettivo in -bile è una conseguenza logica. Senza dire che nell’italiano di oggi troviamo verbi intransitivi usati nella forma passiva.

È legittimo l’uso transitivo di sopperire? Mi limito a dire che il motore di ricerca Google a oggi [29/1/2025] contabilizza 125.000 pagine che contengono la sequenza “sopperire alla mancanza di” contro 8.130 per “sopperire la mancanza di”. Il rapporto è dunque di 15:1 a favore dell’uso intransitivo con preposizione a, ma si vede che anche l’uso transitivo non è più marginale. Come si spiega questo cambiamento della costruzione del verbo sopperire? Penso che la ragione sia da cercare nel fatto che fra i verbi sinonimi o quasi-sinonimi, alcuni sono transitivi (compensare la mancanza di qc., affrontare le spese, sopportare le spese, e forse altri), mentre in altri l’uso transitivo si sta facendo anche strada lentamente, come mostra la tabella seguente (frequenze Google, 29/1/2025):


   V alla mancanza di   V la mancanza di
sopperire   125.000   8.130
supplire     21.800   4.500
rimediare     14.800   2.720
ovviare     30.700   1.370

In vista delle frequenze non disprezzabili della costruzione transitiva, non possiamo più parlare di semplici errori, ma siamo di fronte a un vero e proprio cambiamento linguistico in atto. Va anche detto che isolate attestazioni di sopperibile si trovano già nel secolo XIX, come la seguente, tratta sempre da Google libri:

Il prezzo qui è formato dalla sola necessità in altro modo non sopperibile, e dalla ricchezza degli acquisitori, senza nessun rapporto colla quantità della merce: il quale elemento rimane eliminato dalle circostanze. (Antonio Rosmini-Serbati, Filosofia del diritto, vol. I, Milano, Boniardi Pogliani, p. 529)

Rimane da commentare il caso di potenziabilità. Siccome potenziabile, come abbiamo visto, è una parola ineccepibile nel significato ‘che può essere potenziato’, anche potenziabilità lo è, dato che tutti gli aggettivi in -bile possono in linea di principio avere un nome di qualità in -ità. La parola, pur essendo assente ancora dai dizionari, è invece presente nell’uso (in cui si trova anche sopperibilità), naturalmente soprattutto in scritti di carattere tecnico: “Potenziabilità: il motore M11 Plus può essere potenziato per massimizzare il valore di rivendita” (Cummins.com).

Il dubbio del lettore che ci scrive circa questa parola ha probabilmente un’origine diversa. Guardando più da vicino le pagine in Internet che contengono questa parola si osserva infatti che alcuni scriventi usano potenziabilità al posto di potenzialità, derivato da potenziale, che significa tutt’altra cosa. Ne è un esempio tipico la frase seguente ricavata da un forum sul sito delle biblioteche di Vicenza:

personalmente penso che questo libro abbia avuto successo sopratutto per il clamore mediatico, e dal passaparola, e non tanto per la potenziabilità del libro stesso (post su Rete Biblioteche Vicentine, 10/2/2011)

Questo sì che è un errore, che tradisce la scarsa dimestichezza da parte dello scrivente con il parolone astratto che pensa di dover usare. Se si cerca la sequenza “la potenziabilità del libro” il motore di ricerca Google identifica un’unica occorrenza, appunto quella del forum vicentino citato, mentre trova 8.340 pagine che contengono la sequenza “la potenzialità del libro” e 12.100 per “il potenziale del libro”, la forma senz’altro più spedita e raccomandabile.


Franz Rainer

23 maggio 2025


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