Spegnere o spengere?

Molte persone ci chiedono quale sia la forma corretta tra spegnere e spengere: riportiamo la risposta di Silvia Calamai uscita su La Crusca per voi n. 25 (ottobre 2002).

Risposta

Spegnere o spengere?

 

«In Toscana la forma più comune è spengere, variante presente anche nella prosa letteraria, soprattutto di scrittori toscani. La Letteratura Italiana Zanichelli (LIZ) ci offre attestazioni nelle opere di Collodi, Tozzi, Pratesi, Cassola. Ad ogni modo, "è significativo il fatto che in scrittori di altre regioni, anche molto sensibili al modello toscano, predomini generalmente spegnere" (Luca Serianni, Grammatica Italiana, Torino, Utet, 1991, p. 455). Gli autori portati ad esempio sono in questo caso Manzoni e Pirandello. Gerhard Rohlfs, nella sua Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti (Torino, Einaudi, 1966, vol. I Fonetica), dedica un paragrafo al trattamento del nesso ng davanti a vocale palatale (il 256). Il linguista osserva come nella lingua letteraria del Medioevo si trovassero affiancate le forme pungere e pugnere, fingere e fignere, piangere e piagnere, spengere e spegnere, mungere e mugnere, àngiolo e àgnolo. Le varianti con la nasale palatale (gn) erano caratteristiche della lingua antica di Firenze, mentre nell'occidente toscano predominavano le forme con nasale + occlusiva (ng). L'Atlante Italo-svizzero (AIS) - che ci fotografa una situazione linguistica relativa alla prima metà del secolo scorso - documenta la diffusione di gn nella Toscana orientale (Barberino di Mugello, Incisa, Caprese Michelangelo, Chiavaretto, Sinalunga, Cortona), ma non a Firenze, che ha la forma in ng, come l'intera zona ad occidente della linea Firenze-Siena. Alla luce di questi dati, Rohlfs sostiene che il nesso ng sia il continuatore dello sviluppo settentrionale (ed anche la forma predominante nei dialetti del basso Mezzogiorno): cfr. il ligure chiange, il piemontese piangi, il milanese piang, il calabrese pungere, chiangere. Nell'Italia meridionale le varianti con la nasale palatale sono caratteristiche del dialetto napoletano e dell'intera regione dell'alto Mezzogiorno (cfr. il napoletano chiagnere 'piangere'). Nel centro della penisola, queste forme si ritrovano nel Lazio, nell'Umbria (piagne) e nella Toscana orientale. La palatalizzazione della nasale è così spiegata da Rohlfs: "g, una volta palatalizzatasi in forma di fricativa j, entra in stretta relazione con la nasale (nj > ñ) - così come lj è diventata ł - mentre ng rappresenta meglio lo sviluppo normale (come si vede in surgere > sorgere)" (p. 363). Non è infrequente trovare nella lingua italiana una duplicità di esiti che si spiega in certi casi con le diverse aree di provenienza delle parole in questione: l'opposizione spegnere - spengere è appunto uno di questi casi, di fronte ai quali più che in termini di correttezza / scorrettezza si dovrà ragionare in termini di differenti sensibilità stilistiche. A questo proposito, il nostro lettore potrà utilmente leggere le pagine dedicate da Tullio De Mauro (in Storia linguistica dell'Italia Unita, Roma-Bari, Laterza, 1991, pp. 27-35) alla ipertrofia sinonimica di certi settori di lessico, che così tanto ha caratterizzato la storia della nostra lingua».

Silvia Calamai

3 aprile 2009


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