Due lettori ci scrivono per avere chiarimenti sull’aggettivo stiloso: è un termine impiegabile solo nel registro colloquiale? O è possibile utilizzarlo anche in un contesto formale?
Il termine stiloso è registrato nei maggiori dizionari dell’uso contemporaneo: GRADIT nell’edizione 2007 (“elegante, raffinato” [datazione: av. 1963]), Devoto-Oli dall’ed. 2008 (“elegante, raffinato, alla moda: un vestito stiloso; una giovane stilosa”), Garzanti dall’ed. 2013 (“che ha stile, che ha classe, in particolare nella scelta dell’abbigliamento e degli accessori; che segue la moda”), Sabatini-Coletti 2022, (“che è elegante, alla moda, spec. con valore ironico e nel l. giovanile” [datazione: 1959]), Vocabolario Treccani online (“che ha stile, eleganza; in particolare, raffinato nella scelta del vestiario e degli accessori alla moda” [come neologismo (2016), con citazioni da quotidiani e periodici del 1963, 2009, 2015, 2016], Zingarelli dall’ed. 2008 [e anche nell’ed. 2024] (“dotato di stile e di eleganza: s. anche nella mortificante divisa (B. Fenoglio)” [datazione: 1959]).
Oltre alle attestazioni nelle classiche fonti lessicografiche, troviamo l’aggettivo in risorse online come il Wikizionario (“(neologismo) (dal gergo giovanile) (gergale) (sociologia) che ha stile, in particolare riferito all’abbigliamento o al modo di fare”); i corpora CoLIWeb (330 occorrenze; 246 per stilosa) e LIR (3 occorrenze; 1 per stilosa); e gli archivi online del “Corriere della Sera” (65 occorrenze; 51 per stilosa) e della “Repubblica” (133 occorrenze; 84 per stilosa). Una occorrenza anche in “Topolino” n. 2981 (15 gennaio 2013). La diffusione del termine è testimoniata dal passaggio da nome comune a nome proprio nella denominazione (La Stilosa) di una macchina per caffè dell’azienda De’ Longhi.
Il procedimento di formazione della parola è quello della derivazione per mezzo del suffisso -oso dal sostantivo base stile: si tratta di un suffisso aggettivale denominale molto produttivo in italiano per sottolineare la presenza di una certa qualità o quantità. Tra l’altro
-oso è piuttosto presente in voci gergali (tutti aggettivi sostantivati come fangose ‘scarpe’, buiosa ‘prigione’ […] o come i dialettali spumosa ‘sigaretta’ (Taranto), leccoso e lamposo (propriamente liccusu ‘zucchero’ e lampusu ‘olio’; Palermo).
Una prova recente della produttività di -oso viene dalla pubblicità, che ha lanciato [nel 1983] un’automobile [la Fiat Uno, l’onomaturgo era stato Giorgio Forattini] come sciccosa, comodosa, risparmiosa, scattosa, viaggiosa (cfr. Bruni 1986: 181). (Serianni 1988: XV. 49)
Si aggiunga che non era forse da escludere, all’epoca, l’influsso dello pseudo-aggettivale denominale (faccia) facciosa riferito (nella traduzione italiana, di Franco Cavallone) al personaggio Charlie Brown dei Peanuts di Charles M. Schulz pubblicati su “Linus”. Ed è notissimo il più recente (2016) petaloso, la neoconiazione occasionale dell’alunno di terza elementare Matteo Trovò (di Copparo FE), caso che ha coinvolto l’Accademia della Crusca per una presunta “approvazione” del termine (v. la risposta del 25 febbraio 2016 della Consulenza linguistica della Crusca).
Che il suffisso -oso sia frequente come “mascheramento” operato dalla suffissazione nei gerghi storici è confermato da esempi come “fangose ‘scarpe’, calcosa ‘strada’, polverosa ‘farina’, fogliose ‘carte’, verdosa ‘erba’, cerchioso ‘anello’” (Marcato 2013: p. 69; cfr. anche Sanga 1984: pp. 190 e 193, Sanga 2022 e Scala 2018).
Non diverso l’uso del suffisso -oso nelle varietà giovanili (specialmente nei settori della musica, del costume e delle tossicodipendenze) di italiano che, pur non potendosi considerare “gergo” in senso stretto (l’intenzione “criptica” non vi è prevalente), utilizzano alcuni meccanismi propri del gergo. Basti menzionare appunto la voce stiloso, con estensione al di fuori del settore della moda, in Ambrogio-Casalegno 2004: pp. 440-441 (“nel gergo hip hop, figo, forte, in gamba: registr. anche da Espresso” [con esempi da testi di canzoni di Articolo 31, Sottotono, Bassi & CDB]; “con riferimento alla produzione musicale, a situazioni, esperienze” [con esempi da testi di Lyricalz, Gente guasta, Pali e Dispari]). Stiloso con stile è il titolo di un brano (1994) degli Articolo 31; stilosone è in Neffa (1996); ancora stiloso in Dj Gruff (1996) e nei cit. Sottotono, accoppiato con spacchiuso (1996); con buona diffusione anche nel rap più recente, cfr. genius.com [comunicazione di Luca Bellone che ringrazio]. Molti esempi dell’uso di stiloso nella musica giovanile anche in Scholz 2005 (pp. 53, 76, 80, 82 [dove stiloso viene definito uno dei “casi rari di substandard secondario ‘autoctono’ e specifico all’hip-hop”], 86, 162) e in altri repertori di linguaggi giovanili, come Slangopedia 2015 (p. 118 “ragazza ben vestita o originale (Milano)”; cfr. anche Sergio 2022, p. 182) e in molti siti web. Una testimonianza di stiloso (con cui si glossa trifoloso) come “dialettalismo” di area senese è del 1980 (Calabresi 1983). Che la suffissazione in -oso non sia solo settentrionale lo si rileva anche dalla monografia di Maria Silvia Rati (Rati 2013, p. 63; che segnala coccoloso, -a, controlloso, muccoso, con influsso dialettale) ); e v. anche Rati 2023, p. 22.
La ricerca avanzata di stiloso su Google libri porta a circa 2100 risultati (159 per stilosamente); in tutto il web i risultati sono circa 444.000. Si indicano di seguito alcuni esempi in ordine cronologico (1960-2022; anche da testi tradotti), alcuni dei quali significativi anche perché contengono annotazioni metalinguistiche:
“Stiloso” definisce una ragazza il corpo del suo ideale, con un termine immaginifico in cui vuol essere racchiusa una somma di attributi di armonia e di eleganza (“Orientamenti pedagogici” 16, 1969, p. 523)
[Giorgio Strehler] esordì alla grande, da gigione stiloso (“L’Espresso” 17-21, 1987, p. 13)
[…] proprio un neologismo come stiloso viene sempre più utilizzato per indicare il virtuosismo verbale che distingue una posse da un’altra (Pierfrancesco Pacoda, Potere alla parola. Antologia del rap italiano, Torino, Einaudi, 1996, p. 43)
[…] stylishly. Che potremmo tradurre con il gergale ‘stiloso’ […] c’è un tono understatement in questo termine (Carlo Branzaglia, Marginali: iconografie delle culture alternative, Roma, Castelvecchi, 2004, p. 140)
Di uno figo devi dire “è stiloso”, non ti devi vergognare, pure se hai doppiato i trenta (Daniela Gambino, Bukowski e babbaluci, Roma, Edizioni Interculturali, 2005, p. 42)
I ragni sono eccezionali, e questo poi è molto stiloso. “Stiloso” credevo che lo si dicesse solo dalle nostre parti, ma un giorno Carlo Buga mi ha detto che non è così (Dario Voltolini, Foravia. Un trittico, Milano, Feltrinelli, 2010, p. 80)
«Hai già conosciuto il mio ragazzo?» Ragazzo?!?! La Tipa Stilosa ha un Tipo Stiloso?!?! Ricordate quando vi raccontavo che una delle cose che adoro della Tipa Stilosa è che dice tutto quello che le passa per la testa (James Patterson e Chris Grabenstein, Superfantastico me. Una storia di scuola media, trad. it., Firenze, Salani, 2015, [senza indicazione della pagina])
«Stiloso? È una parola che dovrei conoscere?» mi chiese, incuriosita. «Tecnicamente non è una parola.» «Oh, allora non serve che la memorizzi (Alex Brunkhorst, La vita dorata di Matilda Duplaine, trad. it., Milano, HarperCollins, 2016, [senza indicazione della pagina])
«Stiloso, credo sia la parola giusta?» Kirsch rispose con un sorriso garbato. La parola “stiloso” era passata di moda da anni (Dan Brown, Origin, trad. it., Milano, Mondadori, 2017)
«E sai che nel dizionario c’è anche la parola ‘stiloso’?» «Ehm.» «Che ha stile, eleganza. Avanti, fammi una frase con ‘stiloso’.» Sghignazzai. «Il mio cappotto è stiloso.» «Immagino», disse lui […]. (14 modi per innamorarsi, Milano, Sperling & Kupfer, e-book, 2018)
Lacey aveva recentemente imparato […], a Londra, che trendy non era un complimento alla guisa di ‘stiloso’ (Fiona Grace, Una morte e un cane, autoed. e-book/audiolibro, 2020)
Esimio, stiloso e pur grazioso Presidente della Sana Repubblica Italiana, stiloso, mi permetto di dirlo, tra parentesi, per quella Appendino elegantemente dimenticata nella apposita sua giacca, quando se la indossa (Paolo Rossi, Meglio dal vivo che dal morto, Milano, Solferino, e-book, 2021).
Il grafico ottenuto interrogando Ngram Viewer mostra la progressiva affermazione del termine nella produzione scritta dopo la metà degli anni ’50, con un picco intorno alla metà degli anni Settanta fino all’impennata a partire dal 2000.
Da un rapido sondaggio personale di fine 2023 (ottobre-novembre) svolto, con l’aiuto dei loro insegnanti, tra una novantina di studenti di scuola secondaria di primo grado di Piemonte e Liguria, l’uso attivo di stiloso tra gli undici-dodicenni sembra in via di declino (il 29, 5 % degli intervistati risponde “conosco e uso”, il 58 % risponde “conosco ma non uso”, il 12, 5 % “non conosce e non usa”).
La più antica attestazione letteraria di stiloso nell’accezione odierna (di grande interesse per la statura dell’autore) dovrebbe risalire, nel 1959, a Beppe Fenoglio (1922-1963): “Di media statura, stupendamente armonico, biondo normanno e naturalmente abbronzato, con una calda voce senza accento, stiloso anche nella mortificante divisa, Arturo Lorusso, la stella del Sud” (Primavera di bellezza, Milano, Garzanti, 1959, p. 15). Troviamo la voce anche nella prima redazione del romanzo (ed. Corti 1978, IX, p. 1334) e nella seconda (ed. Corti 1978, p. 1437), su cui è basata l’ed. a stampa Garzanti.
Altra citazione di stiloso nel Fenoglio postumo: “Mauri ricevette la testimonianza col più elegante dei suoi sorrisi, riverberato dal suo molto elegante, molto stiloso, molto regolare seguito” (Il partigiano Johnny. Prima redazione, in Opere, ed. critica diretta da Maria Corti, I. III, a c. di Maria Antonietta Grignani, Torino, Einaudi, 1978, p. 670) (cfr. GDLI XX, p. 183, con la marca “Gerg.”; in realtà, poiché Il partigiano Johnny, secondo Maria Corti, fu scritto prima di Primavera di bellezza, anche se non sappiamo con precisione quando, la data di prima attestazione dovrebbe essere, a rigore, av. 1959). Questo passo però è assente nelle edizioni successive: non c’è nella prima edizione postuma a cura di Lorenzo Mondo, cui il curatore diede il titolo Il partigiano Johnny (Torino, Einaudi, 1968), e neppure nell’edizione a cura di Dante Isella (Torino, Einaudi, 1992), che usa la seconda redazione del romanzo, in cui scompare tutta la descrizione del comandante Mauri, alias Lampus [vero nome Enrico Martini]. Stiloso ricompare invece ne Il libro di Johnny (Torino, Einaudi, 2015), a cura di Gabriele Pedullà, che associa in un unico volume la prima redazione di Primavera di bellezza e la prima redazione de Il partigiano Johnny: il passo è a pag. 498.
È verosimile che nella testimonianza fenogliana giochi un ruolo il calco traduzione dall’ingl. stylish (cfr. GDLI s. v. stiloso), anche in considerazione del fatto che la lingua inglese costituisce una sorta di “forma interna” dell’opera dello scrittore di Alba. Purtroppo, non è possibile avvalorare tale ipotesi con un confronto interlineare tra la redazione in italiano e il testo in inglese inedito (noto come Ur Partigiano Johnny, a c. di John Meddemmen e con trad. di Bruce Merry, pubblicato nella cit. ediz. critica a c. di Maria Corti, 1978), visto che si tratta di testi completamente divergenti.
In conclusione, se stiloso si può ormai considerare ben presente nel patrimonio lessicale dell’italiano contemporaneo, il suo uso appare ancora prevalentemente legato a dimensioni di variazione sociale (gerghi, linguaggi giovanili), settoriale (moda, musica), di registro (ironico, informale, colloquiale) e diamesica (scritto giornalistico, parlato, trasmesso) per cui la scelta del termine dovrà essere adeguata al contesto, al tema della conversazione e al rapporto tra gli interlocutori.
* L’A. ringrazia per il loro prezioso aiuto Luca Bellone, Marta Cioffi, Manuela Manfredini, Veronica Pesce.
Nota bibliografica:
Lorenzo Coveri
19 febbraio 2024
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