In molti si sono rivolti al nostro servizio per risolvere un dubbio: il verbo irrompere è privo di participio passato (e quindi di tempi composti), come sostenuto in diversi vocabolari, o ha invece il participio irrotto, come testimoniato anche nell'uso di alcuni autori?
Il participio passato del verbo irrompere è, a rigor di grammatica, irrotto. La sua esistenza formale è indubbia, il suo uso non lo è affatto.
Nel merito, i vocabolari che descrivono l’italiano contemporaneo non danno indicazioni omogenee: secondo il Devoto-Oli, il GDI 2.2 e il Sabatini-Coletti di irrompere mancano il participio passato e, di conseguenza, i tempi composti; il Vocabolario Treccani segnala che non si usano né l’uno né gli altri; nel GRADIT e nello ZINGARELLI 2017 si avverte invece che di irrompere esistono sia il participio passato irrotto sia i tempi composti il cui ausiliare è essere, ma che si tratta di forme rare.
Così rare, aggiungiamo noi dopo una rapida ma significativa ricerca in Google libri, da presentarsi come un fatto non di langue (cioè proprio della lingua usata dall’intera comunità dei parlanti) ma di parole (cioè una scelta del singolo parlante, stilistica piuttosto che linguistica: nel merito, un’attestazione significativa, fra le pochissime che abbiamo trovato indagando un’infinità di testi dell’ultimo secolo archiviati in Google, è quella che s’incontra in un passo del Partigiano Johnny di Beppe Fenoglio: "Johnny invece era irrotto in casa di primissima mattina, passando come una lurida ventata fra lo svenimento di sua madre e la scultorea stupefazione del padre").
Dato che il nostro punto di riferimento deve essere la lingua più che lo stile, riteniamo corretto dire che il participio passato e i tempi composti di irrompere non appartengono all’uso dell’italiano; anziché dire è irrotto, diciamo ha fatto irruzione.
14 luglio 2017
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