Alcuni lettori, vista la recente notizia della rinuncia di Papa Benedetto XVI, ci chiedono informazioni sull'espressione soglio pontificio: si può dire anche soglio pontificale? vi si sale o lo si varca?
Sul soglio pontificio…
Non sarà inutile ricordare che quando si parla di parole o espressioni della Chiesa, soprattutto quelle legate a questioni di diritto canonico, siamo sempre di fronte a parole tradotte dal latino, che è ancora oggi la lingua ufficiale dello Stato della città del Vaticano.
Anche l’espressione soglio pontificio deriva da due parole latine: sŏlium e pontifĭcĭus. Il sŏlium in latino è propriamente ‘il seggio, il trono', e proviene da un precedente *sodium, corradicale del verbo sedēre 'sedere'; pontifĭcĭus è l’aggettivo derivato da pontĭfex, nome che indicava nell’antica Roma una carica sacerdotale, ma che dal V secolo d.C. fu attribuito al Vescovo di Roma, fino a diventare sinonimo di “Papa”. Sull’etimologia della parola pontĭfex è stato scritto molto ma niente che sia del tutto soddisfacente: nome composto di pons ‘ponte’ e di -fex da făcĕre ‘fare’, significa “facitore di ponti” ma rimane oscuro il collegamento con la funzione sacerdotale. Tra le varie ipotesi, riportiamo un brano dall’Etimologico di Nocentini:
Una proposta accettabile sul piano semantico, se non conclusiva, è stata formulata da Campanile mediante il confronto col vedico pathikṛt, esattamente omologo di pontĭfex in quanto composto da panthās ‘sentiero, cammino’ e karoti ‘fare’; il compito del pathikṛt durante i sacrifici era quello di aprire una via, un cammino fra il mondo divino e quello umano, che permettesse al sacrificio di raggiungere la divinità e alla divinità di essere presente al sacrificio. Il latino pontĭfex sarebbe dunque un’eredità diretta della sacralità indoeuropea, trapiantata e adattata al mondo romano e infine al cristianesimo.
“Facitore di ponti” dunque, perché in qualche modo il Pontefice crea un ponte tra la terra e il cielo e con la sua figura collega, di fatto, questo mondo e l’altro mondo.
L’espressione soglio pontificio significa oggi semplicemente “il trono del Pontefice” e quindi indica la Cattedra di San Pietro, la Santa Sede e, con metonimia, la carica e l’autorità di Sommo Pontefice della Chiesa cattolica.
Accanto all’aggettivo pontificio, attestato in italiano dal 1489, esiste effettivamente, anche con lo stesso significato, l’aggettivo pontificale, attestato dal 1336. Se si consulta il Vocabolario Treccani, si troverà ad esempio che pontificio significa unicamente “del Sommo Pontefice, del Papa”, mentre pontificale può significare sia “del Sommo Pontefice”, ma “anche, più genericamente, dei vescovi”, oltre a “dei pontefici, o del pontefice massimo, in Roma antica”. Per questo motivo, mentre una bolla pontificia è scritta dal Papa, una messa pontificale può anche non essere officiata dal Papa ma da un vescovo, o da un prelato, che gode del privilegio delle insegne pontificali.
Quando si parla dunque del seggio, dell’autorità del Pontefice appare più esatto usare l’aggettivo pontificio perché proprio del Pontefice; l’espressione soglio pontificale è attestata, ma sicuramente meno corretta e precisa perché il trono non può essere di altri se non del Pontefice:
Con l'elezione del cardinale Wojtyla al soglio pontificale la Chiesa dimostra d'essere la più giovane tra le istituzioni esistenti, nonostante i duemila anni che le pesano sulle spalle (Eugenio Scalfari, "La Repubblica", 17 ottobre 1978).
Allo stesso modo esiste la carica di legato pontificio ma non quella di legato pontificale: l’incarico infatti è dato direttamente dal Papa e l’espressione indica un suo personale inviato.
Anche l’uso giornalistico conferma la correttezza di soglio pontificio: nell’archivio del "Corriere della sera" per esempio soglio pontificale è presente solo 4 volte (e in una di queste è usato metaforicamente: “Questa estate infatti, e per i prossimi tre anni, al soglio pontificale dei sommelier è asceso addirittura un tedesco”, 7 settembre 1998), contro le 191 di soglio pontificio.
Per quanto riguarda infine la scelta dei verbi più adatti per indicare l’elezione di un nuovo Papa, si può innanzitutto dire che il comportamento linguistico è del tutto similare a quanto accade relativamente ai troni dei regnanti: così come il re sale al trono o ascende al trono, così il Pontefice sale al soglio pontificio o ascende al soglio pontificio.
Invece l’uso del verbo varcare deriva probabilmente da un corto circuito con l’espressione “varcare la soglia” che genera un probabile errore. Soglio infatti può avere anche un altro significato e essere una variante antica e letteraria di soglia (‘base del vano di una porta, limite’, dal latino solea ‘sandalo, calzare’); dunque l’espressione varcare il soglio pontificio potrebbe essere considerata accettabile, ma solo se significasse, metaforicamente, ‘entrare in Vaticano’, come forse accade nei seguenti esempi:
Anche perché venerdì prossimo dovrà varcare il soglio pontificio per la sua prima udienza con Papa Ratzinger (Claudio Tito, "La Repubblica", 4 giugno 2008).
C'è stato un tempo in cui Jörg Haider - lo stesso che oggi varca il soglio pontificio accompagnato da una banda musicale completa di ottoni, costumi carinziani e tutto il resto - era ferocemente anticlericale (Lanfranco Vaccari, "Corriere della Sera", 16 dicembre 2000).
Si tratterebbe comunque di un improbabile preziosismo linguistico, in ogni modo inadatto alla comunicazione giornalistica.
Invece, quando con questa espressione si vuole indicare l’elezione del Papa, essa rappresenta senza dubbio un errore: si tratta di una sorta di lectio facilior non corretta perché in questo caso la parola soglio significa ‘trono’ e non ha dunque niente a che vedere con la parola soglia:
Se lo avesse voluto, magari attenuando qualche sua posizione riformatrice, avrebbe potuto varcare il soglio pontificio. Ma a Roma preferì Gerusalemme. E al potere, gli studi e la gente. Martini non è stato soltanto un grande arcivescovo di Milano, negli anni difficili del terrorismo e dello sgretolamento morale della Prima Repubblica (Ferruccio De Bortoli, "Corriere della Sera", 1° settembre 2012).
A cura di Angela Frati
Redazione Consulenza Linguistica
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8 marzo 2013
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