In alcuni dei nostri utenti, A.B. dalla provincia di Siracusa, A.G.B. da Napoli, W.L. dalla provincia di Varese e G.T. dalla provincia di Milano, suscita perplessità l'uso contemporaneo di famigerato in senso non negativo; inoltre N.I. da Palermo ci chiede il motivo per cui l'antico valore neutro di questo aggettivo si sia cambiato in quello attuale di 'che gode di cattiva fama'.
Sul valore di famigerato
Oggi famigerato ha senso negativo, di cattiva fama, e non può più essere usato come sinonimo di famoso. In passato, non era così. Le attestazioni preottocentesche di famigerato ripetono il valore positivo che aveva in latino il fami-geratus, il portatore (gerere, portare) di fama. Poi, grazie probabilmente a frequenti usi ironici (la fama può essere tutt’altro che buona), ha via via assunto valenza negativa. Il DELI ricorda che l’edizione 1855 del Vocabolario della lingua italiana del Fanfani registra la parola solo col valore positivo di famoso, mentre lo stesso dizionario, nella successiva edizione del 1865, aggiunge: “famoso; ma più che altro dicesi di cattiva fama”, e nel Vocabolario della lingua italiana ad uso delle scuole di Cesare Cantù, del 1858, si dà solo il significato negativo della parola. L’edizione settecentesca del Vocabolario della Crusca (la quarta) riporta famigerato con valenza positiva, ma la successiva e assai più tarda (la quinta, otto-novecentesca) precisa: “ma oggi dicesi per lo più con un senso d’ironia”. Un caso famoso (o famigerato?) era stato quello di una correzione ai Promessi Sposi del ’27, in cui Manzoni, attribuendo al governatore di Milano irritazione per via di “un brigante, un ladrone publico, un promotore di saccheggio e di ammazzamento, il famigerato Lorenzo Tramaglino…”, dove famigerato è già a valenza negativa, aveva poi, nell’edizione del ’40, cambiato così: “un malandrino, un ladrone pubblico, un promotore di saccheggio e d’omicidio, il famoso Lorenzo Tramaglino…”, come se non fosse sicuro del valore negativo in toscano di famigerato e gli preferisse nella stessa accezione famoso. Il fatto è che famoso, fin dal latino, aveva tanto valore positivo di celebre quanto negativo di malfamato e questo doppio valore ha conservato a lungo (la fama può essere anche pessima, come si diceva). In senso negativo lo usa ancora Manzoni, nel passo citato e anche altrove nel suo romanzo, dove parla di “que’ famosi uomini, il fiore della braveria in Italia, quegli uomini senza paura e senza misericordia”. Per Manzoni non era dunque ancora stabilizzato il valore negativo di famigerato e famoso poteva fare ancora il suo uffizio, con valenza negativa. Il Grande dizionario della lingua italiana del Battaglia ci documenta una curiosità: lo stesso autore, il toscano Agnolo Firenzuola, attivo nel primo Cinquecento, è prodotto per attestare l’uso negativo di famoso (“io sono un famoso malandrino”), oggi desueto, e quello positivo di famigerato (“dipintura… più bella… che la famigerata Elena di Zeusi”).
La convivenza di valori opposti in una stessa parola è meno rara di quanto si potrebbe credere; ad esempio strepitoso ha una storia parallela di epiteto sgradevole per eccesso o dissonanza di rumore e positivo nel senso di eccezionale, che fa rumore per i suoi meriti; oggi usiamo dire “è un mostro”, sia col valore negativo (un mostro di perfidia) che positivo (un mostro di bravura). E i rovesciamenti semantici sono anch’essi abbastanza comuni; anticamente formidabile aveva il significato latino di spaventoso, poi , nel Novecento, sulla scorta del francese, ha preso quello positivo di eccezionale. Lo stesso è accaduto con grinta e grintoso che, complice il linguaggio sportivo, hanno assunto una valenza positiva ed elogiativa in passato assente se non addirittura esclusa dal loro spettro semantico.
Tornando al nostro caso: può succedere che uno dei due significati si perda per strada e resti o solo quello negativo (per famigerato) o solo quello positivo (per famoso). E se famoso, con carica negativa non è del tutto inammissibile oggi, famigerato con quella positiva lo è.
12 ottobre 2015
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