Alcuni lettori ci chiedono se l’uso transitivo del verbo agire (per esempio agire un comportamento) sia corretto.
Sull’uso transitivo del verbo agire
Per esprimere i suoi significati, il verbo agire richiede le seguenti reggenze, che riportiamo dal Sabatini-Coletti 2008 (cfr. la scheda Valenze e reggenze dei verbi):
1. soggetto-verbo: l’importante è agire; agire da persona onesta (con il complemento predicativo riferito al soggetto); i freni non agiscono più (il predicativo è espresso dall’avverbio);
2. soggetto-verbo-argomento introdotto da una preposizione: agire contro gli inquilini.
Agire, dunque, non può essere accompagnato da un argomento oggetto diretto, cioè da un complemento oggetto, e non può avere la costruzione passiva: viene classificato, infatti, fra i verbi intransitivi.
I principali dizionari (sincronici come Palazzi-Folena, GRADIT, GARZANTI 2007, Sabatini-Coletti 2008, Devoto-Oli 2014, ZINGARELLI 2015 e Vocabolario Treccani, ma anche storici come GDLI) oltre ai significati di ‘fare, operare’, ‘esercitare un’azione’ e ‘comportarsi’, segnalano quello di ‘muovere azione legale contro qualcuno’ (es.: agire contro gli inquilini) e quello più raro di ‘recitare’ (in riferimento a una compagnia teatrale, es.: la compagnia agiva in città). Inoltre il GRADIT riporta l’uso di agire come tecnicismo proprio della psicoanalisi con il significato di ‘compiere azioni impulsive per rimuovere pensieri o fantasie non coscientemente accettati’. In pratica il paziente agisce, cioè si impegna in un’attività interpretabile come sostituzione del ricordo di eventi passati (cfr. Rycroft, Dizionario critico di psicoanalisi, s.v. agire). Anche lo Zingarelli dall’edizione del 1996 segnala l’uso tecnico del verbo e da quella del 1997 rimanda alla forma inglese acting out, così come il Palazzi-Folena. A tal riguardo, Umberto Galimberti nel Dizionario di psicologia, s.v. agire, nel ricostruire l’origine del termine psicoanalitico, utilizzato per la prima volta da Sigmund Freud, si sofferma anche sulla locuzione inglese acting out:
Agire (ingl. Acting out; ted. Agieren; fr. Mise en acte). Termine psicoanalitico introdotto da S. Freud per indicare il tentativo del paziente in trattamento analitico a non misurarsi, per paura, con i suoi conflitti inconsci, cercando soluzioni sul piano di realtà. Il termine, di origine latina e conservato nella lingua tedesca nella forma Agieren, è impiegato da Freud, come il termine Abreagieren (v. Abreazione) che ha la stessa radice, in senso transitivo, e allude al fatto di “mettere in atto” desideri, fantasmi e pulsioni. Da qui l’espressione inglese acting out, ormai adottata in tutte le lingue e preferita al termine freudiano Agieren.
Infatti acting out (dal verbo to act out) è utilizzato in italiano come sostantivo e viene messo a lemma dalla maggior parte dei dizionari sincronici (GRADIT, GARZANTI 2007, Devoto-Oli 2014, ZINGARELLI 2015, Vocabolario Treccani) per indicare il passaggio all’azione, cioè il ‘processo per cui il paziente passa dal piano dell’espressione verbale a quello del comportamento, rivivendo impulsi e conflitti risvegliati in lui dall’analisi’ (Devoto-Oli 2014, s.v. acting out). Infatti "l’acting out si verifica nella situazione psicoanalitica o in reazione a essa e l’analizzando non è consapevole di ciò da cui si difende" (Moore-Fine, Dizionario di psicoanalisi, s.v. acting out). Come indicato nel Palazzi-Folena, agire viene utilizzato anche in funzione di sostantivo; infatti, oltre al significato di ‘comportamento’ (es.: "il tuo non è affatto un bell’agire"), assume quello tecnico collegato al concetto di acting out, per esempio: "L’agire è caratteristico della psicopatia e dei disturbi del comportamento" (cfr. Rycroft nel Dizionario critico di psicoanalisi, s.v. agire).
Ma quale tipo di reggenza è richiesta dal verbo agire quando è utilizzato come tecnicismo? Abbiamo visto che viene classificato come intransitivo dai dizionari, tuttavia dalla ricerca nel corpus testuale di Google Libri risultano anche le seguenti costruzioni: "Il paziente agisce un impulso che non ha mai acquisito una rappresentazione verbale", "il paziente che agisce i propri conflitti fuori della cura è meno accessibile alla presa di coscienza" (Acting-out, p. 12, p. 13), "uno che prima era considerato uguale agli altri membri fino al momento in cui ha iniziato ad agire un comportamento diverso" (La relazione educativa nel gruppo, p. 144). Da questi esempi risulta che agire come verbo tecnico si può trovare anche in forma transitiva: infatti in contesti come "il paziente agisce un impulso" e "il paziente che agisce i propri conflitti" per esprimere il significato di ‘mettere in atto impulsivamente’ (cfr. ZINGARELLI 2015, s.v. agire) il verbo è seguito da un oggetto diretto. È attestata inoltre la costruzione passiva, per esempio: "Ma dove e da chi viene agito questo processo?" (Freud, il rivoluzionario conservatore, p. 96), "Attraverso un processo di “equivalenza” tra ciò che viene agito e ciò che viene percepito" (Psicoanalisi e Neuroscienze, p. 294), "uno dei due aspetti viene agito all’esterno dell’analisi" (Tecnica e pratica psicoanalitica, p. 223). Il costrutto si ritrova non solo nei testi di ambito psicoanalitico e psicologico, ma anche in quelli delle discipline sociologiche e pedagogiche. Per questo, dunque, è opportuno specificare che a seconda del contesto il verbo può subire variazioni di significato.
L’uso transitivo di agire corrisponde a quello del verbo inglese to act out (da cui deriva, ricordiamo, la locuzione acting out) che, come riporta l’Oxford English Dictionary, con il significato proprio della psicoanalisi (‘to express repressed or unconscious feelings in overt behaviour’) si trova in forma transitiva, per esempio: "Human ancestors were acting out the physiological state of fear". È importante ricordare che agire deriva dal verbo latino AGĔRE (attraverso il francese agir: cfr. Nuovo DELI), che oltre a ‘spingere, far avanzare, condurre’ ha il significato di ‘fare, occuparsi di’ ed è transitivo.
Se estendiamo la ricerca in diacronia, notiamo che agire è impiegato quasi esclusivamente in forma intransitiva (cfr. GDLI, s.v. agire), ma ci sono testimonianze dell’uso transitivo di agire in alcuni testi dal XVII al XIX secolo. Tra le opere letterarie abbiamo riscontrato un’occorrenza in Una vita di Svevo: "Era detto ed era agito bene con aspetto di spontaneità" (cfr. LIZ).
Nella lingua contemporanea la forma transitiva del verbo è legata soprattutto al significato assunto in ambito psicoanalitico e più in generale in psicologia, come emerge dalla ricerca in Internet: la maggior parte dei risultati ottenuti da Google di costruzioni passive di agire riguarda, infatti, proprio la psicologia e la psicoterapia. Tuttavia, dalle occorrenze ottenute risulta che a seconda del contesto il grado di tecnicità del verbo può variare, fino a essere utilizzato nel senso di ‘compiere, mettere in atto’. Inoltre, in alcuni siti di amministrazioni regionali e provinciali troviamo rari esempi di agire al passivo con questo significato generico: "Il ruolo di governo delle attività ospedaliere viene agito attraverso i seguenti principali ambiti di competenza"; "Il compito di definire la programmazione strategica, di durata temporale triennale, giunto in questa fase di riforma degli assetti istituzionali, viene agito cercando di garantire la più ampia gamma di servizi da attivare".
In conclusione, come indicato dai dizionari sincronici,agire rientra nella categoria dei verbi intransitivi e sono consentite le reggenze riportate dal Sabatini-Coletti 2008, ma per esprimere il significato tecnico riferito alla psicoanalisi e alla psicologia l’uso ormai consolidato della forma transitiva del verbo è accettabile.
Per approfondimenti:
A cura di Francesca Cialdini
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
Piazza delle lingue: Lingua e saperi
18 maggio 2015
Evento di Crusca
Collaborazione di Crusca
Evento esterno
Per concomitanza con le Feste, la visita all'Accademia della Crusca dell'ultima domenica del mese di dicembre è stata spostata al 12 gennaio 2025 (ore 11).