La signora Fiammetta ci scrive da Roma: “Qui sento chiamare arena quello che nella mia zona di provenienza (Veneto) è indicato semplicemente come cinema all’aperto. Dal momento che in nessuna di queste arene cittadine è presente della sabbia, tale definizione devo dire mi infastidisce un poco”. Il signor Remo di San Vito Chietino, invece, chiede le definizioni “ufficiali” delle parole arenile, spiaggia, battigia e lido, che gli servono per “fugare ogni dubbio interpretativo […] di alcune norme del codice della navigazione”. Infine, la signora Cristiana di Cagliari chiede se si può parlare di spiaggia “se al posto della sabbia ci sono ciottoli”.
Abbiamo raccolto queste domande perché ci sono parse tutte pertinenti al clima “vacanziero” a cui solitamente facciamo riferimento nella nostra risposta prima della pausa agostana, nonché per il sottile legame che esse instaurano tra le spiagge e gli spettacoli all’aperto, le une e gli altri tipicamente estivi.
Partiamo dal nome femminile latino (h)arēna, il cui significato originario e fondamentale era ‘sabbia fina’ (la parola italiana sabbia, invece, deriva da sabŭla, plurale del neutro sabŭlum ‘sabbia grossa, sabbione’, interpretato come femminile singolare). A tale significato si aggiunse poi quello di ‘spazio centrale dell’anfiteatro’ (ma anche dello stadio o del circo), che veniva coperto di sabbia per accogliere giochi e spettacoli circensi, a cui si assisteva dalle gradinate della cavea (per un quadro completo, si veda la voce harena del Thesaurus Linguae Latinae). I due significati latini sono rimasti entrambi in italiano, ma quella che era una parola polisemica si è, nel corso del tempo, scissa in due voci dai significati diversi, documentati peraltro fin dall’italiano antico (si vedano le voci arena e rena del TLIO e la voce arēna ‘sabbia; luogo sabbioso; anfiteatro’ del LEI). La prima è arena1, ma anche, e più spesso (forse anche per evitare l’omonimia), rena (con discrezione dell’articolo determinativo: l’arena → la rena) nel senso di ‘sabbia’, che ha (o ha avuto) paralleli in tutte le altre lingue romanze – come segnala, da ultimo, l’Etimologico di Nocentini e Parenti: antico francese areine; occitano, catalano e spagnolo arena; portoghese areia; sardo (a)rèna; antico rumeno e arumeno arină – e che è pervenuta per via popolare almeno in alcune zone d’Italia. La seconda è il latinismo arena2 (che ha rena come variante solo in italiano antico), che – oltre a indicare la stessa parte dell’anfiteatro così chiamata in latino – è passata a designare, per metonimia, l’intero anfiteatro romano: il caso più noto è quello dell’Arena di Verona (indicata a volte, già in italiano antico, come l’Arena per antonomasia), che ogni estate ospita una stagione di opere liriche (a cui negli ultimi anni si sono aggiunti anche concerti pop e rock). Naturalmente, ognuna delle due parole ha sviluppato ulteriori significati (in gran parte diversi da quelli registrati già in latino): nel caso di arena2, con più netto riferimento al significato originario, il termine può essere impiegato per designare l’edificio spagnolo in cui si svolgono le corride (“il torero è nell’arena”), il campo di gara nello sport, nonché, in senso figurato, un qualunque terreno di sfida (“l’ex presidente del consiglio si è ritirato dall’arena politica”). Si pensi anche, al riguardo, al nome di un programma televisivo di un certo successo, L’Arena, condotto su Rai1 ogni domenica, in fascia pomeridiana, da Massimo Giletti per 13 edizioni, dal 2004 al 2017, e poi spostatosi in prima serata su La7, dal 2017 al 2023, rinominato Non è l’Arena. I vocabolari italiani registrano per arena anche il senso di ‘impianto spec. provvisorio per spettacoli all’aperto’: questa la definizione del GRADIT, che corrisponde sostanzialmente al significato di ‘cinema all’aperto, attivo solo d’estate’, sentito dalla signora Fiammetta a Roma, ma in realtà abbastanza diffuso (oggi, forse, meno che in passato: il LEI data questa accezione al 1956) in tutto il Centro-Sud (a partire almeno dall’Alto Lazio), dove non di rado fa parte del teatronimo (ed è scritto quindi con l’iniziale maiuscola). Si tratta di un significato legittimo; e d’altra parte facciamo notare alla gentile signora che la sabbia non c’è neppure, di norma, all’Arena di Verona e nemmeno all’Arena Garibaldi, lo stadio di Pisa da tempo ridenominato Stadio Arena Garibaldi-Romeo Anconetani, il cui “nome sponsor”, come si legge in Wikipedia, è Cetilar Arena…
Quanto ad arena1, il GRADIT dà i significati di ‘sabbia’, ‘lido, spiaggia’ e ‘suolo, terra’, non esattamente coincidenti con quelli registrati s.v. rena, che, oltre a ‘sabbia’, significa, figuratamente, ‘base instabile, fondamento incerto’, ‘deserto’ (la voce è usata in tal senso anche da Dante) e, come termine tecnico, ‘varietà di terra silicea usata nella preparazione di alcuni tipi di ceramica’. Sia arena sia rena si adoperano talvolta in medicina al posto del più frequente renella per indicare (prendo sempre la definizione dal GRADIT) la ‘deposizione di materiale calcoloso nelle vie nefritiche e urinarie sotto forma di sabbia di urati amorfi o di piccoli cristalli di ossalato di calcio’.
Da questa arena1 (con l’aggiunta del suffisso -ile) deriva la voce arenile (documentata dal secolo XV), su cui ci chiede lumi il signor Remo: arenile indica una distesa di sabbia sulla riva del mare (o anche, ma meno spesso, dei fiumi e dei laghi); il significato della voce è dunque più specifico rispetto a quello di spiaggia, altra neoformazione italiana, derivata dal latino medievale plagĭa, a sua volta forse dal greco plághia ‘pendenze, coste’ (neutro plurale dell’agg. plághios ‘obliquo, laterale’), con probabile influsso del latino plaga ‘regione, contrada’. La presenza del prefisso s- (sul cui significato tuttora si dibatte) potrebbe forse spiegarsi con il suo frequente valore negativo, visto che il primo significato di piaggia è quello, documentato anche in Dante, di ‘declivio di un monte’. In ogni caso (e rispondiamo così anche alla signora Cristiana di Cagliari), per spiaggia non si intende solo quella sabbiosa (che corrisponde al sopra citato arenile), ma anche quella ghiaiosa, sassosa o ciottolosa, purché sia pianeggiante e bassa.
Tornando al quesito del signor Remo, per battigia – parola molto più tarda di quelle finora esaminate: il GRADIT la considera derivata da battere con il suffisso -igia e la data al 1829, ma già Simone Stratico la registra nel suo Vocabolario di marina in tre lingue, Milano, dalla Stamperia Reale, 1813, p. 57, definendola correttamente: “BATTIGIA, s. f. Quella linea della spiaggia del mare, che l’acqua per l’ordinario suol arrivare a bagnare” – si intende la striscia della spiaggia più vicina all’acqua, su cui si infrangono le onde (detta anche bàttima e, più di recente, bagnasciuga). Infine, lido, altro vocabolo documentato fin dall’italiano antico, deriva, per via popolare, dal latino litum ‘costa’, accusativo di litus: la sonorizzazione della t intervocalica (per cui lido si differenzia da litorale, latinismo che ha conservato la t) è possibile anche in parole toscane (si pensi a spada), ma in questo caso rende molto probabile l’ipotesi che si tratti di una voce di origine settentrionale, veneziana secondo il DELI e l’Etimologico. Il corpus OVI offre in italiano antico esempi sia di lido sia di lito, ma la più antica attestazione viene da Venezia e presenta la dentale sonora: “prendre lo lido cun li remi sì è molto plù seguro ke tendre la vela in alto” (volgarizzamento veneziano dei Distica Cathonis, della fine del XIII secolo). Lido ha vari significati, da quello, generico, di ‘costa’ (ma esclusivamente marina) a quello di ‘lingua di terra, spec. parallela alla costa, che separa una laguna dal mare aperto’, da quello, letterario, di ‘paese, regione’ fino a quello, che oggi è il più comune, di ‘spiaggia attrezzata con stabilimenti balneari’, da cui il frequente uso come toponimo o come crematonimo (cioè nome di aziende o enti commerciali).
Per riassumere, possiamo dire che il significato di arena per ‘cinema all’aperto’ è una semplice estensione di quello di ‘edificio per spettacoli all’aperto’; che la spiaggia non è esclusivamente sabbiosa (come lo sono l’arena e l’arenile, che però possono anche costeggiare fiumi o laghi), che la battigia è la striscia della spiaggia su cui si infrangono le onde e che lido, nel suo uso oggi più diffuso (specialmente d’estate), indica un complesso di stabilimenti balneari.
Paolo D'Achille
8 agosto 2025
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