Al signor De Bonis della provincia di Milano, che ci chiede se chi pratica l’ozonoterapia debba chiamarsi ozonoterapista o ozonoterapeuta, riproponiamo le parole di Giovanni Nencioni il quale sul n. 8 della Crusca per voi (aprile 1994) così rispondeva alla domanda di Caterina D’Alessandro.
...terapeuta o ...terapista?
«Qual è il nome professionale più idoneo a chi cura gli audiolesi con la musica? Musicoterapeuta o musicoterapista?
I nomi delle professioni e dei mestieri (questi un tempo molto diversi regionalmente) sono da anni soggetti ad una progressiva unificazione nazionale per opera sia degli ordini professionali, sia delle organizzazioni sindacali, sia delle norme scritte che li disciplinano. Alle nuove attività conviene evidentemente inserirsi nei quadri terminologici già consolidati per i settori cui esse afferiscono, in modo che il loro nome orienti prontamente e sicuramente il pubblico sul loro genere e le loro specie.
Per quanto concerne la salutare attività della musicista D’Alessandro il nome composto con le sue basi sostantivali musica e terapia risulta, come dicono i lessicologi, trasparente, perché la prima, a tutti nota, indica il mezzo, lo strumento, e la seconda , più limitata e possiamo dire specialistica, è tuttavia nota nel suo significato di “cura medica”. Musicoterapia, che esiste in italiano dal 1935, in grazia del suo primo elemento è più immediatamente trasparente della stessa fisioterapia, che con fisio indica, con sufficiente evidenza una cura attuata con pratiche o mezzi fisici. A denotare l’operatore professionale non bastano però le due basi sostantivali sufficienti a indicare la professione; e l’italiano dispone di un apposito suffisso, -ista, preso dalla lingua greca e ancora oggi molto vitale, che denota non solo chi esercita una professione, ma anche un mestiere: barista, fochista, marmista, ecc.; artista, giornalista, violinista, ecc. Di tale suffisso hanno usufruito anche le specialità mediche: alienista (1858), anestesista (1950), dentista (1797), igienista (1857), logopedista (1975), oculista (1598), psicoterapista (1958), trapiantista (1983). L’ordine alfabetico in cui ho collocato i precedenti nomi di specialisti non impedisce di vedere che il suffisso -ista ha avuto una certa affermazione nelle specialità più moderne e, se confrontiamo il nome della specialità medica col nome del professionista corrispondente, vediamo che questo si è formato dopo l’affermazione della specialità come ramo autonomo dell’albero della medicina; ecco tre esempi: fisioterapia risale al 1908, ma il nome del tecnico paramedico che la esercita come operatore specialistico, fisioterapista, è attestato dal 1970; logopedia risale al 1957, ma il nome di chi rieduca le persone affette da disturbi del linguaggio, logopedista, è attestato dal 1975; psicoterapia risale al 1900, ma psicoterapista è attestato dal 1958. Che alcuni dei nomi citati sopra siano prestiti dal francese, per specialità costituitesi in Francia prima che in Italia, non incide sulla tendenza all’espansione del suffisso -ista presente nel francese come nell’italiano.
C'è anche, nei dizionari, per l’ultima specialità, la variante sinonimica psicoterapeuta (più anziana (1935) di psicoterapista), che applica alla specialità, invece di terapista, derivato di terapia e databile 1961, il suo sinonimo terapeuta, che risale al 1940 e designa il professionista in quanto dedito all’attiva cura delle malattie. I dizionari ne fanno un derivato di terapeutica, grecismo presente nella nostra lingua fin dal 1805, ma esisteva già nel greco come therapeutés. Quindi anche per l’operatore della musicoterapia potrebbe essere adottato il nome professionale di musicoterapeuta. Ce ne mettono in guardia due considerazioni linguistiche: 1. il fatto che terapeuta non possiede un suffisso professionale attivo nella nostra lingua e resta isolato dalla ricca serie in -ista, derivata da terapia, perdendo una nota e diffusa indicazione di professionalità; 2. coerenza vorrebbe che, adottando la forma musicoterapeuta, si adottasse, per la specialità, la forma musicoterapeutica anziché musicoterapia. Tutto sommato, mi pare che coerenza linguistica e chiarezza denotativa consiglino di chiamare musicoterapista l’operatore della musicoterapia. L’adozione della forma musicoterapeuta avrebbe il solo ma dubbio vantaggio di dare al termine quella patina aristocratica che assumono le parole colte destinate a rimanere isolate».
Giovanni Nencioni
2 aprile 2012
Evento di Crusca
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