Alcuni lettori ci chiedono se l’uso di qualifica invece di qualificazione, molto esteso nel linguaggio sportivo, sia corretto o meno.
Qualifica e qualificazione sono due parole corradicali, nel senso che discendono dalla stessa base, il latino quāle(m), che ha prodotto, in epoca medievale, il verbo qualificāre e il sostantivo qualificatiōne(m). Da quest’ultimo si è formato, nel XVI secolo, qualificazione, mentre qualifica proviene dal verbo italiano qualificare e risale al XVIII secolo. Tale schema derivativo è quello proposto da importanti dizionari, quali il Vocabolario Treccani, lo Zingarelli, Il DISC e il GRADIT. Anna M. Thornton, invece, ritiene che diverse forme in -a (tra cui qualifica) non derivino dal verbo corrispondente (con il meccanismo della suffissazione zero), ma siano piuttosto forme accorciate dei sostantivi in -zione (nel caso specifico qualificazione), che sono sempre attestati molto tempo prima (A. M. Thornton, Conversione in sostantivi, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 518-520); resta però da capire perché, come afferma la studiosa, talvolta vi è una coincidenza semantica tra i due allotropi, mentre talaltra (pensiamo, per esempio, alla coppia classifica/classificazione) vi è una divaricazione dei significati.
Anche nel nostro caso, nei principali dizionari italiani alle voci qualifica e qualificazione troviamo uno spettro semantico abbastanza diversificato e non coincidente. Per quanto riguarda qualifica, le principali definizioni sono le seguenti: 1. Qualità o insieme di qualità che si attribuiscono a una persona; 2. Titolo che rispecchia il ruolo sociale o le mansioni lavorative di una persona. Per quanto riguarda qualificazione, il significato generico “Il qualificare, il qualificarsi”, assume significati specifici in alcuni linguaggi settoriali, tra cui il diritto e lo sport. E siamo così arrivati ai quesiti che ci sono giunti, i quali si riferiscono, appunto, al linguaggio sportivo e chiedono se sia accettabile l’uso di qualifica come sinonimo di qualificazione.
Come abbiamo appena visto dalla testimonianza della lessicografia, la forma tradizionalmente usata nello sport è qualificazione (che peraltro, secondo il DELIn , risalirebbe, col valore specifico, al 1959), per indicare una prova singola, o un insieme di gare, che debbono essere superate per accedere alla fase finale: girone, incontri, gare, tabellone di qualificazione. Nel mondo dell’automobilismo e del motociclismo, tuttavia, i telecronisti delle gare di formula uno hanno ormai imposto prove di qualifica o, assolutamente, le qualifiche. Per il momento gli altri sport principali (calcio, tennis, rugby, pallacanestro, pallavolo) sembrano mantenere l’uso esteso di qualificazione/qualificazioni, ma non si può escludere che qualifica, più breve, possa erodere gli spazi della “sorella maggiore”. Vi sono però dei contesti sintagmatici in cui qualificazione non teme per ora la concorrenza di qualifica; mi riferisco a costrutti come ottenere, raggiungere la qualificazione, lottare per la qualificazione: in questi e altri contesti consimili l’uso di qualifica non è dato.
Claudio Giovanardi
15 settembre 2020
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