Antonella M. dalla provincia di Brindisi ci chiede: "Qual è la differenza di significato tra transare e transigere? E come si coniugano?".
Transare o transigere?
Il verbo transare, erroneamente ricostruito su transatto, participio passato di transigere, è registrato per la prima volta nell'edizione 1961 del Dizionario moderno: guida pratica per scrivere e parlar bene di Aldo Gabrielli che lo considera un burocratismo da "lasciare ai burocrati". Ancora oggi i dizionari lo considerano un tecnicismo, di ambito giuridico o burocratico, nel significato di 'transigere' e, riferibile all'ambiente finanziario e commerciale, in quello di 'acquistare un bene o un servizio con un pagamento elettronico' (GRADIT 2007). Lo stesso GRADIT registra anche il participio passato transato usato come sostantivo nella terminologia bancaria e commerciale nel significato di 'cifra pagata per acquistare un bene o un servizio tramite pagamento elettronico'. Oltre al GRADIT registrano il verbo anche il Sabatini-Coletti 2008 e il Devoto-Oli 2008 come forma propria della lingua del diritto.
Occorre però sottolineare che non tutti sono concordi sulla legittimità dell'uso di transare. Per esempio ne Il salvaitaliano di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota (Sperling & Kupfer, 2000) si legge nel paragrafo intitolato Transigere o transare?: «Il verbo transigere si usa non solo nella lingua del diritto, col significato di 'terminare una controversia mediante un accordo', ma anche nella lingua comune, in cui vuol dire 'venire a un accomodamento', 'cedere su qualche punto'. Fin qui tutto regolare. I guai nascono quando, al posto di transigere, si usa transare. È un errore, perché il verbo transare non esiste: è stato erroneamente formato come derivato di transazione, sul modello si operazione > operare. Allora, siamo intesi: su transare non si transige!»
Anche Pietro Trifone, in La didattica dell'italiano tra scritto e parlato, in Lingua e letteratura italiana: Istituzioni e insegnamento (Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, 1999) stigmatizza l'uso del verbo: «Qualche tempo fa una frase infelice di Silvio Berlusconi ("mia madre dice che non ho il know-how per odiare") suscitò critiche e ironie; ma si consideri che anche un intellettuale della statura di Umberto Eco in Kant e l'ornitorinco [1997] alterna l'uso della forma standard transigere con quello della variante substandard transare [dalla nota 5 p.274: transigere; p. 380: transare]. Nel caso di Berlusconi dispiace lo squilibrio diafasico, ovvero l'inserimento di un anglicismo del linguaggio tecnico (know-how) in un discorso che presupporrebbe l'impiego di un registro familiare; nel caso di Eco colpisce invece il ricorso a un tipo di semplificazione morfologica marcata in senso popolare (si noti che il verbo transare è compreso tra "i 101 errori più frequenti e insidiosi" dell'italiano elencati dal dizionario Zingarelli dell'edizione del 1996 [XII ed. ]» (p. 77).
La soluzione si può trovare analizzando i diversi significati assunti dai due verbi: la sovrapposizione di transare con transigere è solo parziale; quest'ultimo verbo infatti assume diversi significati; in quello riferibile all'ambito burocratico e giuridico, ovvero 'comporre una vertenza, una lite mediante reciproche concessioni', è transitivo come transare; mentre è intransitivo quando vale 'pervenire a una transazione' e quando assume il significato comune di 'essere arrendevole, scendere a patti'. È in questo valore che non può essere sostituito da transare, così come non si può usare transigere nel significato di ambito bancario assunto da transare.
Per quel che rigurda la coniugazione transare è un verbo regolare della prima coniugazione e quindi si coniuga come amare (transo, transai, part. pass. transato) e transigere come esigere (transìgo, transìgi, transigetti o transigei, part. pass. transatto).
A cura di Matilde Paoli
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
5 novembre 2010
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