Molti ci chiedono lumi su costrutti distributivi variamente alternanti: all'anno / l'anno, al mese / il mese / a mese; alla settimana / la settimana / a settimana; per volta / alla volta.
Mettiamo sùbito da parte espressioni come a mese, a settimana, che non rientrano in questo gruppo ma indicano, almeno nella lingua più controllata, la durata di tempo per la quale si fornisce un certo servizio o si percepisce un certo compenso: "dalla sarta, dove la sua ragazza era a settimana" (Serao). Gli altri costrutti concorrenti sono intercambiabili: quelli introdotti da per o al (alla), cioè dalle tipiche preposizioni con valore distributivo ("in fila per due", "due a due" ecc.), possono alternarsi con la reggenza preposizionale diretta. Quest'ultima, caratteristica di costrutti incardinati su nomi relativi alla scansione del tempo (come anno, mese, settimana), può esprimere un valore temporale puntuale ("raccontava i preparativi per il ballo che doveva aver luogo la sera": Moravia, cit. in J. Brunet, Grammaire critique de l'italien, 16, Le verbe. 4. Modes et temps, Saint-Denis 2008, p. 230), ma anche indicare un evento che si ripete a intervalli regolari: "la sera beve una tazza di camomilla" 'ogni sera'.
I costrutti di questo tipo erano espressi nei primi secoli attraverso la reggenza diretta: "una fiata l'anno" (Brunetto Latini), "una volta il mese" (Boccaccio), "tre volte la settimana" (San Bernardino da Siena). Tra Quattro e Cinquecento, sembrerebbe soprattutto ad opera di scrittori non fiorentini, cominciano ad apparire le prime attestazioni con la preposizione articolata: "una fiata all'anno" (in un veneziano, il camaldolese Niccolò Manerbi o Malermi), "una volta al mese" (nel senese Pietro Fortini), "una fiata alla settimana" (in una delle relazioni di viaggio compilate da diversi autori ma raccolte, e all'occorrenza tradotte dal latino, dal trevigiano Giovan Battista Ramusio). Successivamente le due possibilità si impiantano stabilmente nell'italiano letterario, come dimostra la convivenza dei costrutti presso il medesimo autore. Qualche esempio: "quaranta ducati all'anno" / "otto mila ducati l'anno" (Goldoni), "dieci scudi al mese" / "14 scudi il mese" (Leopardi), "a tanto al mese" / "a un tanto il mese" (Pirandello), "una volta alla settimana" / "due volte la settimana" (Tozzi).
Discorso analogo va fatto per l'alternanza per volta / alla volta. L'uso più antico presenta per volta: "una pecora per volta" (Novellino), "dugento galee per volta" (Matteo Villani) ecc. Anche qui gli esempi con alla sono più tardi e sembrano provenire da scrittori settentrionali: "più di dieci alla volta" (Ramusio), "cinque alla volta" (nel romagnolo Tommaso Garzoni), "trenta scudi alla volta" (nel piacentino Ferrante Pallavicino). Ma presto il tipo alla volta si diffonde largamente, senza restrizioni di registro; nella prosa degli ultimi due secoli lo troviamo in scrittori di tutt'Italia, dai più sorvegliati ("con uno o più nomi alla volta" Leopardi, "quattro alla volta" D'Annunzio) a quelli più aperti verso l'uso non letterario ("Uno alla volta!" Nievo, "una alla volta" Verga).
Luca Serianni
14 novembre 2014
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