Ci sono giunte, nel corso degli anni, davvero tante domande sugli usi e sui meccanismi di formazione di parole indicanti un periodo di tempo che presentano elementi formativi numerali (del tipo mono-, bi-, tri-, ecc.). Cercheremo qui di rispondere a tutte.
Gli elementi formativi con significato numerale (mono-/uni-, di-/bi-, tri-, quadri-/tetra-, cinque-/quinque-/penta-, ecc.) sono usati nella formazione di sostantivi e aggettivi (specialmente denominali invariabili) di uso sia comune, sia tecnico-scientifico. Questi elementi “non costituiscono un inventario chiuso, essendo la serie dei numeri potenzialmente infinita. Si può comunque notare che la quantità di formazioni di uso comune e di neologismi è in rapporto di proporzione inversa con la quantità numerica espressa dall’elemento formativo […]. Vi è anche una correlazione con la lingua di origine: gli elementi di origine greca sono usati di preferenza in formazioni tecnico-scientifiche, ciò si può notare specialmente nel caso di coppie sinonimiche come bi- e di- quadri- e tetra-” (Claudio Iacobini, Composizione con elementi neoclassici, in Grossmann-Rainer 2004, pp. 69-89: p. 88). Simili elementi formativi sono identificati da alcuni studiosi con etichette quali “prefissoidi”, “confissi”, “semi-parole” (che formano “composti neoclassici”) e da altri inclusi tra i “prefissi”, che formano, per l’appunto, prefissati. A possibili formazioni del genere aggiungiamo anche quei latinismi e grecismi che si possono rianalizzare come formazioni italiane in quanto trasparenti dal punto di vista morfologico e semantico (è il caso di bimestrale – da bimestre ‘periodo di due mesi’, dal latino bimestris, formato da bi- e -mēstris, derivato da mensis ‘mese’ –, che, nella nostra lingua, è, dunque, un suffissato in -ale).
Elementi formativi numerali che indicano ‘uno’
L’unico aggettivo con valore temporale formato con mono- (dal greco monos ‘solo, unico’) registrato dalla lessicografia (GRADIT, Supplemento 2004 del GDLI) è monoannuale, glossato come voce di B(asso) U(so) dal GRADIT con il valore di ‘annuale’ [= ‘che dura un anno’]. La bassa frequenza di questo tipo di formazioni dipende probabilmente dal fatto che la lingua dispone già di termini come giornaliero, quotidiano, settimanale, mensile, annuale, annuo per esprimere il valore di ‘che avviene ogni/una volta al giorno, ogni/una volta alla settimana, ogni/una volta al mese’, e così via; l’uso di mono- sarebbe dunque ridondante.
In rete risulta, tuttavia, ampiamente attestata la forma monosettimanale, soprattutto in riferimento ad abbonamenti, lezioni, allenamenti e corsi che si tengono ‘una volta a settimana’. Sporadica è invece la presenza delle voci monogiornaliero, monomensile, monoannuale. Ciò è dovuto probabilmente alla volontà di precisare che la cosa/il fenomeno in questione si verifica una sola volta per ogni periodo indicato. In rete ci sono anche rari esempi di formazioni con uni- come uniannuale e unisettimanale.
Elementi formativi numerali che indicano ‘due’
Bi-, dal latino bi-, tratto da bis ‘due volte’, che si alterna nell’uso con di- (dal greco di-, cfr. dís ‘due volte’), assume in alcuni aggettivi il significato di ‘qualcosa che, in un determinato periodo, viene fatto o ricorre due volte’. Ad esempio, bisettimanale indica qualcosa ‘che ricorre, che ha luogo, che si pubblica due volte alla settimana’ e bimensile qualcosa ‘che avviene, che ricorre, che esce due volte al mese’. I principali dizionari italiani (GDLI, GRADIT, Vocabolario Treccani online, Devoto-Oli online, Zingarelli 2025; non si è consultato il Sabatini-Coletti) sono concordi nel registrare esclusivamente l’accezione ‘che ricorre due volte alla settimana’; il Garzanti è l’unico a segnalare anche l’uso sostantivato di bisettimanale come ‘periodico che si pubblica ogni due settimane’. Talvolta, all’aggettivo bisettimanale viene attribuito il significato di ‘qualcosa che avviene ogni due settimane’. La stessa cosa avviene con l’aggettivo bimensile, spesso confuso con bimestrale (sulla cui etimologia si è già detto), che significa ‘che ha la durata di un bimestre’ (abbonamento bimestrale, corso bimestrale), oppure ‘che ricorre ogni due mesi, che si pubblica ogni due mesi’ (periodico bimestrale).
Al lasso di tempo di due anni sono riferibili vari aggettivi. La forma registrata da tutti i dizionari è biennale, dal latino tardo biennalis – formato da bi- ‘due’, -ennis ‘-enne’, da annus ‘anno’, e dal suffisso -alis ‘-ale’ – con le accezioni di ‘che dura due anni’ (corso biennale), e ‘che ricorre o si fa ogni due anni’ (celebrazione biennale), anche sostantivato con ellissi di mostra, rassegna o sim. (la Biennale di Venezia). Come termine specialistico della botanica il GRADIT indica il latinismo bienne ‘che ha due anni’, dal latino biĕnne(m), anche in funzione di sostantivo. Ancora il GRADIT registra come sinonimi di biennale gli aggettivi di B(asso) U(so) bisannuale, usato specialmente in riferimento alle piante, e bisannuo. Inoltre, GRADIT, GDLI, nel Supplemento 2004, e Zingarelli registrano come voce rara duennale, formata da due e il segmento -ennale, sul modello di biennale, triennale, ecc.
Restano infine da segnalare i vocaboli usati per denotare qualcosa ‘che si verifica o si compie due volte al giorno’: biquotidiano (Supplemento 2009 del GDLI, GRADIT e Devoto-Oli), bigiornaliero (Supplemento 2009 del GDLI, GRADIT e Devoto-Oli) e bidiurno (Supplemento 2004 del GDLI, GRADIT), usato principalmente nei linguaggi scientifici.
Elementi formativi numerali che indicano ‘tre’
Tra le formazioni aggettivali con tri- (dal latino tri-, affine a tres ‘tre’ e anche al greco tria) che denotano uno specifico arco temporale, menzioniamo trisettimanale, registrato esclusivamente dal GDLI e dal GRADIT con il significato ‘che si svolge o ricorre tre volte alla settimana’. I due dizionari (il GDLI nel Supplemento 2009) mettono a lemma anche la voce trimensile ‘in riferimento a una rivista o un periodico, che è pubblicato tre volte al mese’. È invece censito da tutti dizionari sopra citati trimestrale (corrispondente al francese trimestriel), derivato dal sostantivo trimestre ‘periodo di tre mesi’ (largamente diffuso nel mondo della scuola), che viene a sua volta dall’aggettivo latino trimestris ‘di tre mesi’, formato da tri- e dal tema di mensis ‘mese’. Trimestrale può significare ‘che ha la durata di un trimestre’ (corso trimestrale di aggiornamento), ‘che si fa, ricorre ogni tre mesi’ (rate trimestrali), ‘che si pubblica ogni tre mesi’ (rivista trimestrale), anche sostantivato (il trimestrale). In àmbito letterario anche trimestre può essere usato in funzione di aggettivo.
Derivano direttamente dal latino gli aggettivi che fanno riferimento a una durata temporale di tre anni, come triennale (dal latino tardo triennalis, derivato di triennium ‘triennio’, formato da sua volta da tri- ‘tre’ e -ennium, derivato da annus ‘anno’), usato con le accezioni ‘che ha la durata di un triennio’ (contratto triennale, laurea triennale), e ‘che avviene ogni tre anni’ (congresso triennale), anche in forma sostantivata, in seguito all’ellissi già indicata per biennale (la Triennale di Milano). Citiamo infine trienne (dal latino triennis, anche nella variante treènne, registrata dal solo Zingarelli), parola dotta marcata come rara o letteraria, che può assumere vari significati: ‘che ha tre anni (detto di cose e di persone)’, ‘che dura tre anni o da tre anni’ e ‘che ricorre ogni tre anni’.
Elementi formativi numerali che indicano ‘quattro’
Il riferimento a ‘quattro’ si effettua generalmente con quadri- (dal latino quadri-, affine a quattuor ‘quattro’). I dizionari registrano il sostantivo quadrimestre (dal latino quadrimestris, formato da quadri- e -mēstris), molto diffuso, in alternativa a trimestre, in àmbito scolastico, con l’aggettivo derivato quadrimestrale, il cui significato è ‘che si riferisce al quadrimestre, che dura un quadrimestre’, o ‘che si compie, si fa, avviene ogni quadrimestre, cioè ogni quattro mesi’ (e che può essere anche sostantivato, con riferimento a periodici che escono ogni quattro mesi); raramente, e specie in contesti letterari, quadrimestre viene usato come aggettivo con lo stesso senso di quadrimestrale. C’è poi quadriennale (dal latino tardo quadriennalis, derivato di quadriennium ‘quadriennio’), che denota qualcosa ‘che dura quattro anni’ (corso quadriennale), ‘che si fa o avviene ogni quattro anni’ (esposizione quadriennale), sostantivato anch’esso, come biennale e triennale, al femminile (la Quadriennale di Roma). Il Supplemento 2009 del GDLI registra anche quadriennato nel senso di quadriennio, con particolare riferimento alla durata di cariche politiche.
In rete risulta attestato, ma la frequenza è alquanto bassa, l’aggettivo quadrimensile, usato sia in riferimento a calendari composti da quattro mensilità, sia, impropriamente (ma se ne trova traccia anche in documenti istituzionali, come un Resoconto stenografico di una seduta parlamentare dell’8/7/2009), per riferirsi a qualcosa ‘che ricorre o esce ogni quattro mesi’. Anche la voce quadrisettimanale ‘ogni quattro settimane’ è documentata sia in rete sia in atti ufficiali, come il Decreto Legislativo del 26 marzo 2001, consultabile nell’archivio della “Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana”. Sul web è possibile rintracciare anche qualche sporadica occorrenza della variante tetrasettimanale, soprattutto in contesti specialistici di àmbito sanitario (ad esempio in riferimento a trattamenti dialitici o fisioterapici che hanno una frequenza di quattro volte alla settimana). La forma greca tetra- è del resto preferita a quadri- nel linguaggio della chimica, di altre discipline scientifiche e in àmbito musicale.
Elementi formativi numerali che indicano ‘cinque’
L’arco temporale di ‘cinque mesi’ è espresso dalla coppia sinonimica pentamestre e quinquemestre, usati soprattutto in àmbito scolastico. Il sostantivo pentamestre ‘periodo di cinque mesi, in particolare come suddivisione dell’anno scolastico nella scuola primaria e secondaria’, registrato unicamente dallo Zingarelli (che lo data 1918), è formato col greco penta- (cfr. pénte- ‘cinque’), solitamente usato come primo elemento in formazioni della terminologia scientifica (pentagono, pentagramma, pentossido, con caduta di -a per evitare lo iato). Quinquemestre ‘che ha cinque mesi, che ricorre ogni cinque mesi’ ha invece origini latine e viene dall’aggettivo quinquemēstris, formato da quinque ‘cinque’ e -mēstris, sul modello di bimestre, trimestre. È messo a lemma dal GRADIT e dal GDLI, che lo marcano rispettivamente come voce di B(asso) U(so) e “in disuso”; il GRADIT lo data al XVIII secolo, ma in funzione aggettivale è attestato almeno dal 1631 (cfr. Yorick Gomez Gane, Parole della scuola: quinquemestre / pentamestre, semestre / esamestre, “Italiano a scuola”, 3, 2021, pp. 185-190).
Sebbene la forma più coerente con le strutture linguistiche dell’italiano sia quinquemestre, è pentamestre il termine prevalente, anche in contesti non prettamente scientifici come quello scolastico. Gomez Gane riconduce la maggiore fortuna di pentamestre a motivazioni di origine psicologica, ovvero “il fascino e l’autocompiacimento per la forma ricercata. Penta-mestre suona più particolare rispetto all’antiquato quinquemestre, quindi più interessante e prestigioso, e soprattutto, trattandosi del frutto di una legge piuttosto innovativa, più all’avanguardia [si fa qui riferimento al D.P.R. 275/1999, che prevede che la suddivisione dell’anno scolastico in periodi di lunghezza diversa sia demandata ai singoli istituti, ndr]. Un restyling terminologico, dunque, che porta con sé un’immagine (vera o illusoria) di modernità” (ivi, p. 186).
I corrispondenti aggettivi pentamestrale e quinquemestrale non sono censiti dalla lessicografia e risultano poco attestati anche in rete: pentamestrale è presente quasi esclusivamente in contesti di àmbito scolastico (in riferimento a pagellini o valutazioni); quinquemestrale è ancora meno diffuso, anche se compare in alcuni documenti istituzionali.
Sono esclusivamente di derivazione latina i termini che fanno riferimento a un ‘periodo di cinque anni’: il sostantivo quinquennio, dal latino quinquennium, e l’aggettivo e sostantivo quinquennale (o cinquennale), dal latino quinquennalis, sono voci dotte, registrate in tutti i dizionari sopra citati, formate con quinque ‘cinque’, sul modello di decĕnniun ‘decennio’ e decennālis ‘decennale’. Esistono anche gli equivalenti formati con cinque-: cinquennio e cinquennale; GDLI, GRADIT e Zingarelli registrano anche l’aggettivo cinquenne (variante rara: quinquenne), usato sia col significato ‘che ha cinque anni d’età’, sia come sinonimo di quinquennale, accanto al quale si trova anche la forma latineggiante quinquenne. Da quinquennio deriva il sostantivo quinquennato, lemmatizzato soltanto nel GRADIT, che, come il sopra citato quadriennato, fa riferimento a cariche e a funzioni che durano cinque anni.
Vale la pena menzionare qui anche l’aggettivo lustrale, derivato di lustro ‘periodo di cinque anni’ (dal latino lŭstru(m), di etimologia incerta) con il suffisso -ale, censito dalla lessicografia italiana con il senso di ‘relativo al periodo di un lustro; che avviene ogni cinque anni’.
Elementi formativi numerali che indicano ‘sei’
In àmbito scolastico è presente, in riferimento a un ‘periodo di sei mesi’, la coppia semestre ed esamestre, corrispondente a quella, vista sopra, di quinquemestre e pentamestre. Il sostantivo semestre, dal latino semestris, è registrato nei dizionari con l’accezione principale di ‘periodo di sei mesi’ e il significato estensivo di ‘rata che si paga o si riscuote ogni sei mesi’ (versare un semestre d’affitto). Nel linguaggio politico e giornalistico è in uso la locuzione semestre bianco, che indica ‘gli ultimi sei mesi di carica del Presidente della Repubblica italiana, durante i quali egli perde la facoltà di sciogliere le camere’.
Esamestre invece non è accolto dalla lessicografia e risulta in generale poco attestato se non in contesti prettamente scolastici. Il sostantivo, formato con esa- (dal greco heksa-, cfr. héks ‘sei’), è probabilmente modellato su pentamestre.
Per quanto riguarda gli aggettivi, semestrale è censito da tutti i dizionari e ampiamente diffuso, mentre esamestrale risulta testimoniato solo da rare occorrenze in rete.
Quanto al lasso di tempo di sei anni, si possono rintracciare nei dizionari vari aggettivi, tutti di basso uso: seienne ‘che, chi ha sei anni di età’ (formato da sei ed -enne), col la variante seenne; seennale ‘che dura sei anni’, ‘che ricorre ogni sei anni’ (derivato di seennio ‘periodo di tempo di sei anni’, a sua volta formato da sei ed -ennio); sessenne, usato come aggettivo con il significato di ‘che dura sei anni o da sei anni’ e con quello, anche sostantivato, di ‘che, chi ha sei anni, seienne’ (dal latino sexennis, formato da sex ‘sei’ e -ennis ‘-enne’, cfr. annus ‘anno’); sessennale ‘che dura sei anni o avviene ogni sei anni’, aggettivo di uso letterario derivato di sessenne o, secondo lo Zingarelli, di sessennio (dal latino sexennium), sostantivo che può indicare sia un ‘periodo di sei anni’, sia la ‘durata in carica di un funzionario o di un organo pubblico per sei anni’ (GDLI) – ma ormai c’è anche sessennato, usato nel mondo universitario dopo la riforma Gelmini con riferimento alla carica di rettore –, sia, come tecnicismo di àmbito amministrativo ormai in disuso, un ‘aumento di un decimo di stipendio un tempo corrisposto ogni sei anni ad alcune categorie di dipendenti pubblici, in particolare agli insegnanti’ (GDLI, GRADIT).
Elementi formativi numerali che indicano ‘sette’
Si riferiscono al numero sette parole formate con epta- (anche nella forma assimilata etta-; cfr. ettaedro), dal greco heptá (nella terminologia latina scientifica la forma corrispondente è hepta). Non sembrerebbe però essere usato come elemento formativo per composizioni aggettivali (e anche sostantivali) con valore temporale. L’unico termine che si può citare è l’aggettivo ebdomadario ‘settimanale’ (come sostantivo indica un ‘periodico pubblicato ogni sette giorni’), derivato di ebdomada ‘settimana’, prestito latino di origine greca (dal latino ecclesiastico hebdomadāriu(m), accusativo hebdŏmăda, dal greco hebdomás -ádos, derivato di hébdomos ‘settimo’, che viene a sua volta da heptá ‘sette’).
Sono invece censiti dai dizionari i composti che derivano direttamente da voci latine formate con septem ‘sette’, come l’aggettivo e sostantivo settènne ‘che, chi ha sette anni, che dura sette anni o da sette anni’ (dal latino septennis) e il sostantivo settennio ‘spazio di sette anni’ (dal latino septennium). Da settenne, settennio derivano l’aggettivo settennale ‘di un settennio, che ha la durata di sette anni, che avviene ogni sette anni’ e il sostantivo settennato (sul modello del francese septennat) ‘periodo di sette anni, specialmente in riferimento a cariche politiche o alla validità di una legge’. Il GDLI lemmatizza anche il sostantivo settennalità, derivato di settennale, che fa riferimento alla ‘durata di sette anni’.
Un’altra voce dotta è l’aggettivo settimestre (anche nella variante settemestre), che viene dal latino tardo septemmestris, formato da septem e -mēstris. Registrato unicamente dal GDLI e dal GRADIT, ma già presente nel Tommaseo-Bellini, fa riferimento al parto ‘avvenuto nel settimo mese di gravidanza, settimino’; è termine ormai obsoleto.
Si segnala infine il sostantivo settenario, dal latino septenarius, derivato di septeni ‘a sette a sette’. I dizionari contemporanei ne registrano tre accezioni, di cui due relative alla metrica (in cui è anche aggettivo) e una alla medicina; anticamente il termine aveva però anche altri significati. il TLIO registra come prima accezione quella di ‘numero settenario, lo stesso che sette’ (prima del 1361), seguita da quella di ‘che si compie ogni sette giorni’ (XIV secolo). Il GDLI riporta sia il significato di ‘compiuto ogni sette giorni’, e per estensione ‘che cade per la settima volta (un anniversario), sia di ‘periodo di sette anni, settennio’, accezioni che sono entrambe nel Tommaseo-Bellini.
Elementi formativi numerali che indicano ‘otto’
Nonostante l’elemento formativo prevalentemente usato col significato di ‘otto’ in formazioni della lingua dotta e della terminologia scientifica sia octo- (greco oktṓ, latino octo), nelle voci italiane, ma anche negli adattamenti e nelle traduzioni, si preferisce la forma assimilata otto-. È usata anche la forma otta- (variante octa-, dal greco okta-).
Per quanto riguarda le formazioni con valore temporale, a partire dalla seconda metà del XVI secolo risulta attestata la forma ottimestre, da otto, sul modello di bimestre, trimestre, usata sia come sostantivo con il significato di ‘periodo di otto mesi’, sia come aggettivo con quello di ‘che dura otto mesi, di otto mesi’, in particolare in riferimento al parto. La forma aggettivale è registrata nella quinta edizione del Vocabolario degli Accademici della Crusca, mentre il GDLI segnala anche l’uso sostantivato. Il termine risulta oggi in disuso: se ne trova traccia soltanto in testi che trattano dell’ottimestre costituzionale del 1820-21 (che fa riferimento al regime costituzionale introdotto nel Regno delle Due Sicilie il 6 luglio 1820 e durato fino al 23 marzo del 1821; è chiamato anche nonimestre costituzionale, come vedremo più avanti). La variante ottomestre è lemmatizzata come sostantivo dalla lessicografia ottocentesca; è ad esempio nel Vocabolario della lingua italiana di Pietro Fanfani (Firenze, Le Monnier, 1865) e nel Nòvo dizionario universale della lingua italiana di Policarpo Petrocchi (Milano, Fratelli Treves, 1892) con il significato di ‘corso di otto mesi’. L’aggettivo ottimestrale non sembra essere attestato, a parte rari esempi ottocenteschi reperibili in rete; si trova invece tuttora qualche sporadica occorrenza della variante ottomestrale in bandi di concorsi per il conferimento di incarichi della durata di otto mesi, pubblicati su siti istituzionali, come quello della “Gazzetta Ufficiale” della Repubblica Italiana.
Sono censite dalla lessicografia contemporanea (ma presenti già nel Tommaseo-Bellini) le voci ottenne e ottennio. L’aggettivo e sostantivo ottenne viene dal latino tardo octennem, formato da octo ‘otto’ e -ennis ‘enne’ (da annus ‘anno’) e vale sia ‘che, chi ha otto anni di età’, sia ‘di otto anni, che dura da otto anni’. Il sostantivo ottennio ‘periodo di otto anni’ deriva dal latino tardo octennium, formato da octo e -ennium, sempre da annus ‘anno’. Alcuni dizionari (GDLI, GRADIT, Tommaseo-Bellini e Zingarelli) registrano anche le voci obsolete ottannata (derivato di otto e annata) e ottannalità (derivato di otto e annale con -ità), usate entrambe con l’accezione di ‘periodo di tempo di otto anni’.
Elementi formativi numerali che indicano ‘nove’
Tra le formazioni lemmatizzate dalla lessicografia che si riferiscono a periodi temporali di nove giorni, mesi o anni, troviamo il termine specialistico di àmbito storico novendiale (dal latino novendialis, formato da novem ‘nove’, dĭes ‘giorno’ e il suffisso -alis ‘-ale’), usato come aggettivo nel senso di ‘che dura nove giorni, con riferimento ai riti dell’antichità classica’ e in particolare ‘nell’antica Roma, periodo di lutto che durava nove giorni’; come sostantivo è usato con il significato estensivo di ‘funerale, rito funebre’. Il termine è ancora in uso nella liturgia cattolica, al plurale, anche come sostantivo maschile (le esequie novendiali o i novendiali), per indicare ‘le esequie in suffragio di un pontefice defunto, che si celebrano per nove giorni dopo la morte’. Sempre in riferimento a un ‘periodo di nove giorni (in particolare quello in cui si svolgono i novendiali)’ troviamo l’antico sostantivo novendio, lemmatizzato soltanto dal GDLI come derivato di novendiale, con cambio di suffisso.
Indicano il lasso di tempo di nove anni il sostantivo novennio (dal latino novennium) e gli aggettivi novennale (derivato di nove, sul modello di biennale) e novenne (dal latino novennis), usato anche come sostantivo.
Per quanto riguarda i termini che fanno riferimento al periodo di tempo di nove mesi, il GRADIT è l’unico dizionario a registrare il sostantivo nonimestre (formato da nono e -mestre sul modello di bimestre, e dunque con -i al posto di -o), marcandolo come termine LE(tterario) e di B(asso) U(so). In rete il termine sembra attestato soltanto in riferimento al nonimestre costituzionale del 1820-21 (indicato, come si è visto, anche come ottimestre), alternandosi alle forme minoritaria novimestre e, ancora meno diffusa, novemestre. Anche le corrispondenti forme aggettivali non risultano documentate, a parte qualche sporadica occorrenza di novemestrale. Più diffusa la variante novestrale, riduzione di novemestrale, usata, anche in forma sostantivata (la novestrale), soprattutto in riferimento alla relazione finanziaria o al bilancio presentato dalle aziende alla fine del terzo trimestre. La parola si trova frequentemente in contesti economico finanziari di una certa rilevanza (è usata ad esempio da Poste Italiane, da Enel, da Banca Generali, ecc.), in cui si trova anche il sostantivo novestre, probabilmente da considerare una retroformazione.
Non è chiara la motivazione che porta a preferire le forme con la sincope. Si tratta probabilmente di una semplificazione dovuta all’influsso delle forme trimestrale e semestrale, che in tali documenti co-occorrono con novestrale nelle divisioni dell’anno in periodi tre mesi.
Elementi formativi numerali che indicano ‘dieci’
La lessicografia registra tre lemmi che fanno riferimento a un periodo temporale di dieci anni e che derivano direttamente dal latino: il sostantivo decennio (dal latino decennium, formato da decem ‘dieci’ ed -ennium, da annus ‘anno’), l’aggettivo decenne (dal latino decennis) e la voce decennale (dal latino decennalis, derivato di decennis), usata come aggettivo nel senso di ‘che è durato un decennio, di un decennio, che ricorre o si fa ogni decennio’ (guerra decennale, attività decennale, celebrazione decennale) e come sostantivo in quello di ‘il decimo anno da quando una cosa è stata compiuta, ricorrenza del decimo anniversario di un avvenimento importante’. Nell’antica Roma i decennali erano feste in onore degli imperatori in occasione del compimento del decimo anno di regno.
Il sostantivo femminile decade (dal latino tardo dĕcăde(m), dal greco dekás, derivato di déka ‘dieci’) è usato con molte accezioni, tra cui quella di ‘periodo di tempo di dieci giorni’ (la prima decade di ottobre) e anche di ‘lo spazio di tempo di dieci anni, un decennio’ (nella seconda decade del secolo). Da decade derivano l’aggettivo di basso uso decadale ‘che dura dieci giorni’ e l’aggettivo di àmbito specialistico (tecnologia, informatica) decadico ‘relativo a una decade, a un periodo di dieci giorni’ (lo Zingarelli non lo annovera tra i derivati di decade ma lo descrive come probabile calco dall’inglese decadic). Il GDLI lemmatizza anche l’aggettivo decadano ‘che si riferisce alla decade’, inteso come spazio di dieci giorni (probabilmente modellato sul francese décadaire, derivato da décade ‘decade’, cfr. inglese decadary). Sinonimo di decade è il sostantivo femminile deca, che parte dal nominativo latino ed è presente già in italiano antico. I dizionari registrano anche il sostantivo maschile invariabile decadì, di ambito storico, che indica ‘nel calendario rivoluzionario francese, il decimo giorno della decade’; deriva dal francese décadi, a sua volta formato, come dice il GRADIT, con il latino decem ‘dieci’ e il segmento -di di lundi ‘lunedì’, mardi ‘martedì’, ecc.
Aggettivi e sostantivi con elementi formativi che indicano quantità ampie
Per quanto riguarda le parole con elementi formativi numerali che esprimono quantità numeriche più ampie, risultano attestati soltanto termini che fanno riferimento a periodi di tempo “pluriennali”. Possiamo intanto segnalare il sostantivo maschile e femminile undicenne ‘che, chi ha undici anni di età’, il sostantivo undicennio ‘spazio di tempo di undici anni’ e l’aggettivo undecennale ‘che si riferisce a un undicennio, che avviene ogni undici anni’. Parimenti, sono testimoniate le voci dodicenne, dodicennio e dodecennale.
Più in generale, possiamo notare che le formazioni con il suffisso -enne sono potenzialmente infinite, tanto quanto lo è la serie dei numeri (tredicenne, quattordicenne, quindicenne e così via). Le formazioni con -ennio ed -ennale, sul modello di decennio e decennale, non sono invece costruite con tutti gli elementi formativi numerali: seguendo la successione numerica, dopo dodicennio/dodicennale si passa a quindicennio/quindicennale, per proseguire poi a intervalli regolari di 5 anni fino a trentacinquennio (ventennio/ ventennale, venticinquennio/ venticinquennale, e così via); per gli elementi indicanti quantità numeriche da 40 a 100, l’intervallo si estende a 10 anni: si usano infatti solo quarantennio/quarantennale, cinquantennio/ cinquantennale, sessantennio/ sessantennale, ecc. fino a centennio/centennale).
Citiamo anche altre forme alternative a quelle citate: il sostantivo ormai in disuso quindennio (dal latino quindēni ‘quindici per volta’), che in àmbito storico fa riferimento alla ‘tassa ecclesiastica sui benefici’ e che raramente è stato usato anche come sinonimo di quindicennio; la voce letteraria vicennio (dal latino vicĕnniu(m), formato da vīcies ‘venti volte’) e il suo derivato vicennale, che hanno rispettivamente il significato di ‘ventennio’ e ‘ventennale’.
Ricordiamo poi le formazioni, di uso letterario, con elementi numerali e -lustre, tratto da lustro ‘periodo di cinque anni’, che abbiamo ricordato sopra, insieme all’aggettivo lustrale: abbiamo infatti bilustre ‘che ha due lustri’, trilustre ‘che ha tre lustri, che dura tre lustri’, cioè quindici anni’ (Petrarca) o ‘di/da quindicenne’ (Gozzano), quadrilustre ‘di quattro lustri, ventennale’ e quinquelustre o quinquilustre ‘ogni cinque lustri, venticinquennale’.
Passiamo quindi all’aggettivo e sostantivo latineggiante centenario ‘che, chi ha cento anni; che ricorre ogni cento anni’ (dal latino centenarĭu(m), da cĕntum ‘cento), a cui si legano bicentenario, tricentenario, quadricentenario, ottocentenario, sesquicentenario ‘centocinquantesimo anniversario’ (formato con sesqui-, propriamente ‘mezzo in più’), che ha come alternativa più usata centocinquantenario. Segnaliamo ancora i derivati ultracentenario ‘che, chi ha più di cento anni’ e semicentenario ‘cinquantennale’ e altre forme modellate su centenario: cinquantenario ‘che dura o è durato cinquant’anni’, sinonimo di quinquagenario, sessantenario ‘che ha sessant’anni, che ricorre ogni sessant'anni’, sinonimo di sessantennale e settantenario ‘che ha settant’anni, che ricorre ogni settant’anni’, sinonimo di settantennale.
Da menzionare, infine, anche le forme bisecolare, trisecolare e quadrisecolare, che hanno alla base l’aggettivo e sostantivo secolare, dal latino saeculāre(m), che presenta diverse accezioni, tra le quali quella di sinonimo di centenario, ‘che si ripete, che avviene ogni cento anni’ (celebrazione secolare), ‘che ha uno o più secoli’ (quercia secolare), ‘che dura da uno o più secoli’ (tradizione secolare).
Lucia Francalanci
6 giugno 2025
Evento di Crusca
Collaborazione di Crusca
Evento esterno
Avvisiamo tutti i frequentatori che la sede dell'Accademia della Crusca resterà chiusa il 2 maggio, il 23 giugno e dall'11 al 22 agosto 2025.