Sono molte le domande giunte in redazione sugli usi e le funzioni del pronome clitico si. In particolare Chiara Nardone chiede la differenza tra il si riflessivo, impersonale e passivante.
Usi e funzioni del pronome clitico si
Il pronome atono di 3ª persona (femminile e maschile, singolare e plurale) si assume anzitutto la funzione di riflessivo. A tale proposito, occorre premettere che «I pronomi riflessivi hanno vari usi: tra questi possiamo distinguere un uso proprio e degli usi derivati. Nell'uso proprio il pronome riflessivo rappresenta un argomento [o complemento] del verbo con ruolo proprio, in tal caso esso può essere costituito da un pronome clitico o libero» [Giampaolo Salvi, La frase semplice, in L. Renzi - G. Salvi - A. Cardinaletti (a cura di), Grande grammatica italiana di consultazione, vol. I, Bologna, Il Mulino, 2001 (nuova ed.), p. 115].
Nella sua funzione principale esso viene impiegato nella costruzione dei verbi definiti appunto 'riflessivi', i quali possono essere distinti in 'diretti' e 'indiretti'.
Con uso propriamente riflessivo, dal punto di vista sintattico il si coincide con il soggetto svolgendo la funzione di oggetto accusativo (e dunque di complemento 'diretto') e il verbo esprime un'azione che il soggetto compie su sé stesso, in quanto è nel contempo, implicitamente, oggetto dell'azione: lui/lei si veste (= lui/lei veste sé stesso/a); loro si lavano (= loro lavano sé stessi). Con uso riflessivo indiretto, dal punto di vista sintattico il si coincide con il soggetto svolgendo invece la funzione di complemento di termine (e dunque di complemento 'indiretto'). In questo caso, infatti, l'oggetto dell'azione non è specificamente la persona, quanto piuttosto una parte del suo corpo, oppure un oggetto posseduto o indossato, o comunque qualcosa che le pertiene: lui/lei si lava le mani (= lui/lei lava le mani a sé stesso/a); loro si puliscono le scarpe (= loro puliscono le scarpe a sé stessi).
Nell'uso proprio, inoltre, il pronome riflessivo può avere non solo un'interpretazione riflessiva, ma anche reciproca. Il si diventa infatti pronome riflessivo reciproco quando è usato nella costruzione dei cosiddetti verbi 'reciproci', nei quali una medesima azione o idea è condivisa e ricambiata tra due o più persone: Anna e Paolo si considerano amici; Marta e Luigi non si sopportano.
Questa particella può tuttavia indicare anche un 'riflessivo apparente' o 'falso riflessivo', se impiegata nella costruzione di verbi intransitivi pronominali. Forme verbali quali ad esempio arrabbiarsi, vergognarsi, addormentarsi, pentirsi ecc. attestano infatti un'avvenuta lessicalizzazione, per cui il pronome riflessivo si compare obbligatoriamente insieme al verbo, senza in realtà aggiungere o comportare alcun significato particolare. Diversamente dai precedenti, quest'ultimo impiego costituisce un uso 'derivato' del pronome riflessivo.
È possibile osservare che «Negli usi derivati il pronome riflessivo non rappresenta un argomento del verbo; esso può apparire solo sotto forma di clitico e mai sotto forma di pronome libero. [...] Gli usi derivati del pronome riflessivo che non sono lessicalizzati (e quindi corrispondono a una costruzione sintattica) sono quello del si impersonale e quello del si passivo» [Giampaolo Salvi, La frase semplice, cit., p. 115].
Il si 'impersonale' è così definito perché, usando la particella si con valore di soggetto indefinito, è possibile fare la costruzione impersonale di qualsiasi verbo intransitivo, oppure transitivo attivo (senza oggetto espresso) o passivo: si va?; si ritiene opportuno questo provvedimento.
Nei costrutti impersonali con tempi composti, il participio passato è sempre volto al maschile se il verbo impiegato ha nella costruzione personale l'ausiliare avere: si è detto troppo (usato personalmente, sarebbe infatti 'avete/abbiamo detto troppo'); si declina invece al plurale, nella forma maschile o femminile, se il verbo ha come ausiliare essere: si è proprio caduti/e in basso (usato personalmente sarebbe 'siamo proprio caduti/e in basso').
Dal punto di vista sintattico, il si impersonale è diverso rispetto al pronome riflessivo, da cui si distingue principalmente per i seguenti motivi:
- il si impersonale può costituire il soggetto di una frase passiva: spesso non si viene ascoltati (= uno spesso non viene ascoltato); con i verbi passivi non possono invece essere impiegati pronomi riflessivi o reciproci;
- quando il complemento oggetto di un verbo transitivo è costituito da un pronome clitico, ad esempio lo, il clitico precede il si impersonale: lo si seguirà con attenzione; segue invece il si riflessivo: se lo aspetta.
Qualora la costruzione con il si impersonale riguardi un verbo transitivo con il suo complemento oggetto, esiste anche una 'variante' in cui il complemento oggetto diviene soggetto del verbo, che pertanto si accorda con esso: si mangia le mele (noi mangiamo le mele = complemento oggetto) → si mangiano le mele (le mele sono, vengono mangiate = soggetto); il nuovo soggetto può anche precedere il verbo: le mele si mangiano.
Questa variante, che prende il nome di si 'passivante', è obbligatoria in molte varietà dell'italiano quando il complemento oggetto non è costituito da un pronome clitico.
Il si passivante è pertanto così definito perché viene impiegato in costrutti con valore passivo, costituiti dalla particella si + la 3ª persona singolare o plurale di un verbo transitivo attivo di tempo semplice. In questo caso dunque, anziché formare il passivo utilizzando l'ausiliare essere unito al participio passato del verbo, viene impiegata una forma 'sintetica' di passivo, in cui il complemento d'agente introdotto da da non è mai esplicitato. Ad esempio, nell'espressione in questa regione si producono (= sono prodotti) vini eccellenti, il si passivante conferisce valore passivo alla voce verbale cui è preposto.
La costruzione con il si passivante è possibile solo se il complemento oggetto è di terza persona, poiché con un complemento oggetto di prima o di seconda persona è invece d'obbligo l'impiego del si impersonale. Inoltre, per quanto concerne la distinzione tra si passivante e si impersonale, è possibile anzitutto osservare che il si impersonale può essere considerato il soggetto vero e proprio della proposizione, mentre il si passivante «deve essere considerato un semplice segno della passività del verbo» [Giampaolo Salvi, La frase semplice, cit., p. 117].
In presenza di un verbo intransitivo o transitivo senza oggetto espresso, il si non ha mai valore passivante, ma soltanto impersonale: si studia (= noi studiamo; qualcuno studia). Possono sorgere dubbi con un verbo transitivo il cui oggetto sia invece espresso, come nel caso della frase alle otto si serve la cena. In questo caso, infatti, la proposizione può essere interpretata sia come alle otto serviamo (o qualcuno serve) la cena, sia come alle otto la cena viene servita. In proposito, Serianni nota che fanno propendere per il si passivante due fatti: «il verbo tende a passare alla 6ª persona in caso di oggetto plurale («si servono le bibite»; ma nell'uso toscano e arcaico anche «si serve le bibite»: ...); nei tempi composti il participio ha desinenza femminile se l'oggetto è femminile («si è servita una bibita»; antico o popolare l'uso senza accordo)» [Luca Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET, 1989, p. 255].
In conclusione, è possibile osservare che il pronome clitico si assume differenti valori a seconda della diversa funzione sintattica svolta all'interno della frase. Esso può infatti: a) fungere da particella riflessiva; in questo caso, se il si svolge la funzione di far coincidere il soggetto con l'oggetto della frase è definito 'riflessivo diretto'; se invece all'interno della frase il suo impiego fa coincidere il soggetto con il complemento di termine, si dice 'riflessivo indiretto'; b) svolgere la funzione di 'riflessivo reciproco', indicando che due o più soggetti compiono reciprocamente la medesima azione; c) esprimere un verbo 'riflessivo apparente'; d) indicare un soggetto impersonale; e) sintetizzare una forma passiva, all'interno di costrutti che sostituiscono l'ausiliare essere + il participio passato.
Per approfondimenti:
Patrizia Cordin, I pronomi riflessivi, in L. Renzi - G. Salvi - A. Cardinaletti (a cura di), 2001 (nuova ed.), pp. 607-617.
Maurizio Dardano - Pietro Trifone, La lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 1985.
Elisabetta Jezek, Classi di verbi tra semantica e sintassi, Pisa, ETS edizioni, 2003.
Lorenzo Renzi - Giampaolo Salvi - Anna Cardinaletti (a cura di), Grande grammatica italiana di consultazione, vol. I, La frase. I sintagmi nominale e preposizionale, Bologna, Il Mulino, 2001 (nuova ed.).
Gerhard Rohlfs, Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1966-1969.
Giampaolo Salvi, La frase semplice, in L. Renzi - G. Salvi - A. Cardinaletti (a cura di), 2001 (nuova ed.), pp. 37-127.
Luca Serianni, Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria, Torino, Utet, 1989.
A cura di Manuela Cainelli
Redazione Consulenza Linguistica
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