R. Campli, F. Casalino, G. Contolini e C. Petri chiedono delucidazioni sull'uso, recentemente affermatosi nell'ambito giornalistico, del verbo esondare e dei suoi derivati in luogo di straripare, tracimare e altri verbi con significati affini.
Uso del termine esondare
Il verbo viene definito nel Grande Dizionario Italiano dell'Uso (GRADIT) di Tullio de Mauro (2000) come «v.intr. (essere o avere) LE [vocabolo di uso letterario] [av. 1375; dal lat. exundare, v. anche onda] straripare, traboccare; anche fig.: noi gonfiamo e divegnamo superbi, e non ricapendo in noi ... essondiamo (Boccaccio)» e nello Zingarelli 2002 come «[vc. dotta, lat. exundare, comp. del pref. ex- 'fuori' e undare 'ondeggiare, fluttuare': av. 1375 ] v. intr. (io esóndo, aus. avere o essere) 1 Straripare: il torrente ha (o è) esondato. 2 (fig. lett.) Traboccare: non essendo a' nostri termini contenti, esondiamo (BOCCACCIO)».
Non è la prima volta che l'Accademia della Crusca viene interpellata sull'impiego di questo termine: una risposta su esondare era già apparsa nel 1997, sul n° 14 del semestrale dell'Accademia "La Crusca per voi" (p. 10), a opera di Severina Parodi.
«Al sig. Ulisse Razzetto di Livorno rispondiamo che esondare, "traboccare, straripare (fiumi, corsi d'acqua)", viene dal lat. exundare 'traboccare, spandersi fuori, uscire scorrendo, inondare" da ex usato per indicare il moto o l'uscire da; e undare "ondeggiare, fluttuare"); il Battaglia (Grande dizionario della lingua italiana, UTET) lo definisce letterario e disusato; lo Zingarelli: "voce dotta" e Sebastiano Vassalli, in Le parole degli anni Ottanta, sembra condannarlo insieme al suo sinonimo tracimare, quando scrive: "E così anche la catastrofe della Valtellina, del luglio dell'87 è servita a rilanciare due verbi fuori uso, tracimare appunto e esondare [...] I tecnici dell'Aem (Azienda elettrica milanese) si [rifiutavano] perfino di pronunciare il verbo tracimare: quando proprio non potevano fare a meno di alludere a un eventuale straripamento del lago usavano il verbo esondare, ancor più brutto e pretenzioso dell'altro"; se "pretenzioso" può apparire - aggiungiamo noi - usare una parola del Boccaccio (Commento alla Divina Commedia, qui in senso figurato): «Alcuna volta addiviene, per troppa mondana felicità, che noi gonfiamo e diventiamo superbi, e non ricappiendo in noi, e non essendo a' nostri termini contenti, esondiamo, e, come i fiumi in danno de' campi vicini talvolta traboccano, così noi in danno del prossimo e di noi stessi trabocchiamo», o rammemorare Tacito: «ex multa eruditione exundat et exuberat illa admirabilis eloquentia». Trabocchi dunque "l'eloquenza ammirevole" del retore, ma non esondino più i nostri capricciosi fiumi e torrenti.
Severina Parodi»
Già nel 1997, dunque, il termine esondare era in uso e oggetto di dibattito, essendo percepito come un (superfluo) bizantinismo: si potrebbero infatti usare, in sua sostituzione, i verbi intransitivi suoi sinonimi di più largo uso, come straripare ('CO [vocabolo di uso comune] di uno specchio o di un corso d'acqua in piena, traboccare oltre le rive, al di sopra degli argini', GRADIT), o tracimare ('CO [vocabolo di uso comune], TS [linguaggio tecnico-specialistico] di corso d'acqua, bacino idrografico e sim., superare gli argini o gli sbarramenti', GRADIT). Il verbo - presente in italiano sin dal dal 1375, quindi non certo un neologismo, come invece suggeriva il sig. G. Contolini - infatti non presenta caratteristiche tali da renderlo in qualche modo preferibile nell'uso agli altri suoi sinonimi. Anzi, come si può vedere dalle definizioni del termine contenute nel GRADIT e nello Zingarelli, l'accezione originaria del termine è addirittura letteraria.
È plausibile che molti di coloro che usano esondare siano convinti di ricorrere a un termine tecnico, che descriva più precisamente il fenomeno dello straripamento di un lago o di un fiume. In realtà, come si vede dai dizionari, il termine non è affatto un tecnicismo, quanto piuttosto un preziosismo letterario.
Non è certo la prima volta che i media sembrano preferire termini meno consueti, come per "abbellire" la loro prosa. E si nota, tra i due dizionari citati all'inizio di questa risposta, che dal 2000 al 2002 il termine cambia connotazione: il GRADIT lo definisce ancora "termine di uso letterario", mentre lo Zingarelli indica come primo significato quello generico di "straripare" e solo come seconda accezione quella letteraria. Questo sembrerebbe indicare che i dizionari hanno preso atto di questo "nuovo" uso generalizzato del verbo in questione, avallando così in un certo senso chi lo impiega.
Infine, una breve ricerca su Internet, eseguita con il motore di ricerca Google (www.google.it), mostra abbastanza chiaramente che l'uso del verbo esondare è ancora minoritario, mentre molto più diffuso appare il suo derivato esondazione.
A parte i due sinonimi già citati si possono scegliere, nell'uso, altri verbi e derivati della stessa famiglia semantica, che però, essendo verbi transitivi, necessitano di un complemento oggetto per essere completi: ad esempio, inondare / inondazione, allagare / allagamento, sommergere / sommersione. Da una ricerca complessiva, sempre eseguita con Google, emerge che esondazione è il terzo termine più usato dopo inondazione e allagamento. Vista la diffusione del verbo e del vocabolo suo derivato, e visto che i dizionari hanno avallato l'esistenza del nuovo e più ampio uso, è probabile che esondare ed esondazione rimangano in circolazione ancora per lungo tempo.
Per approfondimenti:
A cura di Vera Gheno
Redazione Consulenza Linguistica
Accademia della Crusca
30 settembre 2002
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