Per soddisfare diverse richieste giunte alla redazione sull'uso di ovvero, pubblichiamo la risposta di Serge Vanvolsem apparsa su La Crusca per Voi (ottobre 2003, numero 27).
Uso di ovvero con valore disgiuntivo
"Candido ovvero l'ottimismo" (Voltaire)
Per indicare una possibilità di scelta fra due o più elementi la lingua ricorre spesso alle congiunzioni disgiuntive o, oppure e ovvero (chiamate anche operatori di disgiunzione): "Prima o poi doveva succedere"; "Essere o non essere"; "Vieni quando vuoi, domani, giovedì oppure anche venerdì". La congiunzione può mettersi davanti all'ultimo termine, o ripetersi anche davanti agli altri, compreso il primo: "Nei tumulti popolari c'è sempre un certo numero d'uomini che, o per un riscaldamento di persone, o per una persuasione fanatica, o per un disegno scellerato, o per un maledetto gusto del soqquadro, fanno di tutto per ispinger le cose al peggio". (Manzoni, cit. nella Sintassi italiana di Fornaciari, 1881, p. 285). In teoria le forme oppure e ovvero (rara l'ortografia separata o pure e o vero) sono dei sinonimi, ma essendo più formali sono più frequenti nello scritto che nel parlato. Il linguaggio amministrativo sembra addirittura avere una certa predilezione per ovvero: il modulo di domanda per l'esame di ragioniere al Senato della Repubblica porta in alto l'indicazione "compilare in carattere stampatello utilizzando una penna ovvero una macchina da scrivere", e nei documenti del MURST su Internet trovo un allegato sui "Diplomi di maturità ovvero titoli di studio di scuole straniere o internazionali". Nel DP 352 del 27 giugno 1992, all'articolo 3, si legge: "La richiesta, esaminata immediatamente e senza formalità, è accolta mediante indicazione della pubblicazione contenente le notizie, esibizione del documento, estrazione di copie, ovvero altra modalità idonea".
Queste forme più lunghe sono tuttavia soggette a qualche restrizione sintattica e/o stilistica: mentre è possibile ripetere o persino davanti al primo termine, l'uso di ovvero e oppure sembra escluso in questo caso: "deciditi, vieni domani o dopodomani"; "vieni domani oppure dopodomani"; "vieni o domani o dopodomani"; ma non "deciditi, vieni oppure domani o dopodomani". Nell'esempio manzoniano la ripetizione degli o sottolinea ben più di un mero elenco i quattro motivi che possono far crescere il tumulto; sostituirli con altrettanti oppure o ovvero costituirebbe un inaccettabile appesantimento della frase. In costrutti più lunghi o più complessi, come spesso troviamo in testi giuridici, l'uso di ovvero permette qualche volta, come precisa Luca Serianni nella sua Grammatica italiana (1988: 456) di "contrassegnare i termini principali di una coordinazione disgiuntiva rispetto ai termini accessori, distinti da o. Si veda il seguente esempio dal Codice Penale (art. 43): «[il delitto] è colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento, anche se preveduto, non è voluto dall'agente e si verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia, ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o discipline». L'ovvero serve a distinguere le due fondamentali matrici del delitto colposo: la negligenza e l'inosservanza di una legge; gli o individuano, all'interno della definizione, alternative secondarie («negligenza o imprudenza o imperizia»), oppure semplici equivalenze terminologiche («colposo, o contro l'intenzione»)". In altre parole, nei casi di cooccorenza di o e ovvero, è il termine più elevato che sembra avere maggiore importanza, e che, di conseguenza, fa da perno per strutturare il testo. Nel DP 435 del 7 dicembre 2001 ho trovato tutta una serie di esempi analoghi a quello presentato da Serianni, eccone uno: "Lo stesso liquidatore presenta la dichiarazione relativa al risultato finale delle operazioni di liquidazione entro sette mesi successivi alla chiusura della liquidazione stessa o al deposito del bilancio finale, se prescritto, per il tramite di una banca o di un ufficio postale ovvero entro l'ultimo giorno del decimo mese successivo, in via telematica". L'ovvero costituisce il perno fra i due entro, gli o indicano le scelte a un livello inferiore.
Data l'importanza di una formulazione senza equivoci nei testi giuridici, si può capire che tale uso sia relativamente frequente in questi testi, ma non se ne può dedurre che ovvero vi debba svolgere sempre questa funzione. Anche in contesti giuridici ovvero può essere usato come semplice sinonimo in alternanza con o: si veda, ad esempio, l'articolo 4 del già citato DP 352: "Responsabile del procedimento di accesso è il dirigente o, su designazione di questi, altro dipendente addetto all'unità organizzativa competente a formare l'atto od a detenerlo stabilmente. Nel caso di atti infraprocedimentali, responsabile del procedimento è, parimenti, il dirigente, o il dipendente da lui delegato, competente all'adozione dell'atto conclusivo, ovvero a detenerlo stabilmente". La formulazione delle due frasi è parallela e nei due casi la competenza del dipendente in questione è doppia: formare l'atto o detenerlo; nella prima frase, però, è indicato con od, nella seconda con ovvero.
Del tutto diverso è un altro uso di ovvero, dal Grande Dizionario Italiano dell'Uso di De Mauro (Torino, UTET, 1999-2000) addirittura dato come quello principale: l'uso esplicativo, dichiarativo o anche correttivo. I termini, in questo caso, non si escludono più ma si precisano, si chiariscono o si ridefiniscono. Ovvero condivide questa funzione con o, mentre oppure mi sembra poco usato in questo senso. "Oggi o domani" sono due giorni diversi, che si escludono; in "domenica, o/ ovvero il giorno del signore", si tratta dello stesso giorno, presentato con una circonlocuzione alternativa. È questo il significato che incontriamo nel titolo del noto romanzo del 1759 di Voltaire (e su questa falsariga anche Sciascia: Candido/ ovvero/ Un sogno fatto in Sicilia, 1977), o nella didascalia "loligine, overo calamaro" (P.M. Matthioli, 1568, cit. in «La Crusca per Voi», 26). Si tratta pur sempre di una scelta fra due termini, poiché non sparisce il valore disgiuntivo, ma i due elementi si riferiscono alla stessa realtà. De Mauro dà come esempio: "mia zia, ovvero la sorella di mia madre, viene a trovarci". Sinonimi per quest'uso sono: cioè, ossia, o piuttosto, e o meglio. Nel seguente brano, un po' sorprendente, ovvero apre una frase e vale cioè, in altre parole, vale a dire: "Hanno avuto la bella idea di regalare un volume di oltre ottocento pagine con il quotidiano. A parte gli ovvi problemi di magazzinaggio e trasporto, la questione è che non riusciamo a capire ormai qual è la pubblicazione che acquistiamo e quale l'allegato. Ovvero, compro Repubblica perché mi interessa leggere il giornale, oppure per l'oggetto che mi viene gentilmente omaggiato, a patto che poi, naturalmente a mie spese, completi la serie?" («Sottovoce», 6 settembre 2003). Il primo termine, che apparentemente manca, è costituito dall'intera frase precedente, mentre l'oppure interno struttura la scelta fra i due motivi per comprare il giornale: il piacere della lettura e l'omaggio incluso. Più ricercata per introdurre una parafrasi è la congiunzione ovverosia (in disuso ovvero sia e o vero sia). Sul sito internet del dipartimento di ingegneria elettronica dell'Università di Firenze (Telematic Lab) si può leggere, fra i protocolli di sicurezza, che "Questo certificato deve essere «firmato», ovverosia deve contenere una firma elettronica di un ente che garantisca che il certificato in questione sia valido e corrispondente ai dati in esso riportati".
La differenza fra i due usi di ovvero è prevalentemente semantica e quindi contestuale, gli indizi sintattici sono pochi. Fornaciari notava giustamente che "in senso di dichiarazione o correzione la congiunzione non si suole porre davanti al primo concetto, ma solo ai seguenti" (p. 285). Si potrebbe aggiungere la presenza frequente della virgola per separare la congiunzione dal termine precedente, ma l'uso certamente non è generale: negli esempi dati dallo stesso Fornaciari manca più volte e con un secondo termine breve non sempre si mette.
L'assenza di criteri sintattici netti può naturalmente generare dei casi dubbi: se dico di voler visitare "l'Irlanda o/ovvero l'isola verde", ho bisogno di conoscenze geografiche preliminari per sapere che si tratta di elementi sinonimici. Non è impensabile che, in certi casi difficili, quest'ambiguità possa anche dar luogo a lunghe cavillazioni giuridiche.»
4 giugno 2004
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