Molti utenti ci hanno chiesto chiarimenti sull’esistenza e l’utilizzo dell’avverbio benissimamente, a quanto pare sempre più diffuso soprattutto in contesti colloquiali.
Benissimamente è il risultato dell’aggiunta del suffisso -mente all’avverbio benissimo, superlativo di bene.
Da un punto di vista formale, questo suffisso – l’unico che forma avverbi – ammette come basi esclusivamente gli aggettivi; tuttavia, considerata la frequenza con la quale gli avverbi venivano utilizzati soprattutto in passato, non è raro incontrare esempi di avverbi in -mente a base avverbiale; insiememente è attestato da Dante nel Trecento (“tu scusi te insiememente ed accusi”, Convivio, Trattato III, Capitolo IV) ad Antonio Labriola nell’Ottocento (“ci tocchi pur di essere insiememente e medesimamente […] operosi di conscia e ragionevole opera”, Discorrendo di socialismo e filosofia).
A conferma di una grande produttività dell’avverbio dal superlativo assoluto, evidenziamo come la ricerca effettuata nel Corpus OVI attesti la presenza, in opere composte tra il XIII e il XIV secolo, di ben 665 occorrenze di parole con suffisso -issimamente e come alcune di queste abbiano base avverbiale: spessissimamente (o ispessissimamente) (10 occorrenze), tostissimamente – da tosto con significato di presto – (4 occorrenze), prestissimamente (2 occorrenze), pianissimamente (1 occorrenza).
La ricerca di -issimamente sul Corpus DiaCORIS, invece, restituisce, per gli anni che vanno dal 1861 al 2001, solo 24 risultati e tutti solo a base aggettivale.
Tornando al più specifico benissimamente, un’indagine su Google Libri conferma un suo uso in passato:
Meno numerose ma pur sempre significative le attestazioni in scritti contemporanei:
Un rapido sondaggio sul più generale motore di ricerca Google restituisce 91.200 attestazioni di benissimamente, evidenziando come il suo uso appartenga prevalentemente a contesti vicini alla lingua parlata (blog e forum).
La ricerca effettuata negli archivi dei maggiori quotidiani italiani non ha fornito alcun dato, fatta eccezione per un articolo comparso sulla “Repubblica” il 9 dicembre 2002 nel quale questo termine viene inserito all’interno di un discorso diretto che riporta il commento di un radiocronista sportivo (“Guigou ha controllato il pallone benissimamente”, in L’invasione di campo in coppia).
Nessun vocabolario italiano registra benissimamente come forma corretta, fatta eccezione per il GDLI, che è un vocabolario storico, che infatti caratterizza l’avverbio come “Ant[ico]”, corredandolo con un solo esempio di Tommaso Campanella (1568-1639):
Benissimaménte, avv. Ant. Molto bene. Campanella, I-332: È vero dunque per San Paolo e per l'esperienza di Dante, che gli oratori benissimamente fingono, e più che li poeti forse, né pure si appellano poeti, come né Luciano, né il Franco, che han fatto dialoghi di personaggi finti e ben imitati. = Comp. di benissimo, superl. di bene (v.)
Anche il contrario malissimamente non ha maggiore fortuna tra i dizionari contemporanei: viene infatti registrato soltanto dal Vocabolario universale della lingua italiana di Niccolò Tommaseo del 1861:
Malissimamente: avv. superl. di malamente. Ar. Negr. 1. 4. (M.) Voglio rompere Lo scilinguagnolo, e dir che malissimamente fai, più tenendo cotal pratica (Ludovico Ariosto); (T) Pros. Fior. 6. 225. Nel profferire il latino ciancicherei addirittura, e voi, per intenderlo, vi confondereste malissimamente.
In conclusione, si può affermare che benissimamente abbia visto un certo uso nei secoli passati, mentre la sua presenza in scritti contemporanei è decisamente diminuita e affiora prevalentemente in contesti colloquiali. Pertanto se ne sconsiglia l’uso perché forma ridondante di benissimo, di cui sottolinea l’appartenenza categoriale, senza però modificarne il significato e la funzione. Se poi, temendo che benissimo non basti, si vuole proprio usare un avverbio in -mente, c’è ottimamente che fa perfettamente al caso e non è quindi necessario dargli un fratello inutile.
Valeria Leoncini
20 marzo 2018
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