L’immagine che inaugura la nuova serie è stata scattata dal presidente Marazzini in una strada della collina di Torino. Come vedete, adotta un espediente molto noto per superare la presunta discriminazione sessista: indica la forma maschile con una barra che precede la desinenza femminile. La novità sta nel fatto che...
L’immagine che inaugura la nuova serie è stata scattata dal presidente Marazzini in una strada della collina di Torino. Come vedete, adotta un espediente molto noto per superare la presunta discriminazione sessista: indica la forma maschile con una barra che precede la desinenza femminile. La novità sta nel fatto che questa indicazione è posta su di un cartello stradale, non in una lettera o in un documento. La nostra opinione è che un cartello, per ragioni di semplicità, di brevità e di chiarezza, possa utilizzare vantaggiosamente il maschile non marcato (su questo tema ci sarà presto un nostro pronunciamento ufficiale, connesso a una precisa domanda posta dal Comitato Pari opportunità della Corte di Cassazione). Tuttavia il motivo per cui il cartello ci pare decisamente mal costruito non dipende dal fatto che non ne condividiamo la scelta in questo specifico contesto (pur approvando in generale le buone intenzioni di chi rifiuta il linguaggio sessista). Potremmo anche apprezzare la posizione radicale ed intransigente di chi ha ideato il cartello in base a un rigido principio non sessista, se la realizzazione non avesse un aspetto comico: guardate bene la parte bassa, e leggete le ultime righe, scritte in piccolo. Vedrete che non si è coerenti. Il cartello, così come si presenta, sembra suggerire che la strada è, sì, frequentata da ciclisti e cicliste, ma solo i ciclisti (cioè i maschi) meritano attenzione e rispetto. Non ci si è resi conto che anche l’articolo, benché piccolino, ha l’importante funzione di distinguere il genere, tanto come le desinenze, ma a volte da solo: ad es. il presidente / la presidente. E dire che di recente si è tanto polemizzato proprio su questo articolo… Ma, mi si dirà, la R nel tondino segnala che qui c’è un marchio registrato, il nome di un’associazione, un logo che non si può cambiare a piacere. Vero: ma ecco una buona ragione per non scrivere così la prima parte del cartello. Esito finale: comunicazione che appare contraddittoria, incoerente, dunque scritta male.
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