boomer

Ambito d'uso: giovani, nuovi media, social media

Ambito d'origine: giovani

Neologismo semantico

Categoria grammaticale:

sost. m. e f. (plur. invar. o boomers)

Definizione

Appellativo ironico e spregiativo, attribuito a persona che mostri atteggiamenti o modi di pensare ritenuti ormai superati dalle nuove generazioni, per estensione a partire dal significato proprio che indica una persona nata negli anni del cosiddetto “baby boom”, e cioè nel periodo di forte incremento demografico che ha interessato diversi paesi occidentali al termine del secondo conflitto mondiale, tra il 1946 e il 1964.

Etimologia

Riduzione di baby boomer, prestito integrale dall’inglese derivato del composto baby boom, letteralmente ‘esplosione (di nascite) di bambini’, con l’aggiunta del suffisso -er proprio dei nomi d’agente.

Prima attestazione

2018 (per un isolato esempio del 1968 in N. Balestrini vedi le Note)
"I boomer nostrani a quest’ora bevono un grappino e guardano techetechete". (tweet del 10/8/2018)

Periodo di affermazione:

2019-2020

Presenza sui dizionari

Nessuna

Repertori

*Treccani Neologismi 2020

Diffusione al: 28 dicembre 2020

(i risultati sono relativi alla forma in tutti i suoi significati: non è infatti possibile discernere i risultati relativi solo al significato di nostro interesse, a cui sono sicuramente riconducibili solo i risultati relativi all’espressione formulare “ok boomer”)

Google: 15.800 r. della stringa di ricerca “i boomer”, 10.500 di “i boomers”, 18.800 di “un boomer”, 1.830 di “una boomer”, 51.400 di “ok boomer”
"Corriere della Sera": 11 r. (1993: 1; 1998: 1; 1999: 1; 2006: 1; 2014: 1; 2015: 1; 2016: 1; 2017: 2; 2019: 1; 2020: 1); 5 r. “boomers” (1998: 1; 2009: 1; 2016: 1; 2017: 1; 2018: 1); p.a. 1993
"la Repubblica": 15 r. (2016: 1; 2018: 1; 2019: 4; 2020: 9); 19 r. “boomers” (2005: 2; 2010: 1; 2012: 1; 2013: 1; 2014: 2; 2017: 3; 2018: 3; 2019: 2; 2020: 4); p.a. 2005
"La Stampa" (risultati dal 2006): 11 r. (2014: 1; 2016: 1; 2019: 3; 2020: 6); 13 r. “boomers” (2010: 1; 2011: 1; 2012: 2; 2015: 1; 2017: 1; 2018: 1; 2019: 1; 2020: 5); p.a. 2010

Derivati


Note

La parola boomer, nata negli Stati Uniti come riduzione informale del sostantivo baby boomer (‘persona nata negli anni del “baby boom”, in particolare tra il 1946 e il 1964’) e attestata per la prima volta in italiano in una poesia della fine degli anni Sessanta di Nanni Balestrini (che la impiega come prestito integrale dall’inglese, in versi che fanno riferimento alla realtà americana), comincia a diffondersi nella nostra lingua tra la metà degli anni Novanta e i primi anni Duemila, quando si incontrano le prime sporadiche occorrenze in testi specialistici di sociologia e demografia e in articoli che approfondiscono l’attualità politico-sociale degli Stati Uniti. Nel primo quindicennio del Duemila si assiste a un discreto incremento dell’uso della forma (non più impiegata con esclusivo riferimento alla popolazione americana), soprattutto nella lingua dei giornali, in cui però il termine continua a essere accompagnato dalla spiegazione del suo significato e per lo più affiancato alla variante estesa baby boomer, probabilmente col fine di evitare più ripetizioni della stessa forma all’interno del medesimo testo.

A una più ampia affermazione della voce come nome-etichetta di una generazione contribuisce, qualche anno più tardi, la sua adozione da parte di autorevoli istituti di ricerca, quali l’Istat in Italia e il Pew Research Center negli Stati Uniti, che tra il 2016 e il 2018 fissano gli estremi cronologici delle diverse generazioni e stabiliscono una denominazione convenzionale per ciascuna di esse, tra cui appunto quello di “Generazione dei baby boomer” o “dei boomer” per i nati nei due decenni successivi al secondo dopoguerra. L’effettivo ingresso di boomer nella lingua corrente si ha però solo tra il 2019 e il 2020, quando il termine comincia a diffondersi nell’uso dei più giovani, soprattutto in rete e nei social media, per indicare in senso ironico e spesso spregiativo non solo gli appartenenti alla generazione del “baby boom”, ma più in generale qualsiasi persona più anziana che dimostri atteggiamenti e modi di pensare ormai superati (specialmente dal punto di vista politico, sociale e tecnologico): la forma viene impiegata soprattutto all’interno dell’espressione “ok, boomer”, un meme nato negli Stati Uniti e poi diffusosi in maniera virale in diversi paesi del mondo attraverso la rete e social network come Twitter e TikTok, dove ricorre come risposta sarcastica alle critiche e alle osservazioni paternalistiche delle persone più anziane. L’ampia risonanza mediatica del meme, di cui viene ricostruita la storia e il significato non solo in rete (in blog e periodici online), ma anche in diversi articoli di giornale, contribuisce quindi di riflesso a una maggiore diffusione nell’uso comune anche del sostantivo boomer.

Per quanto riguarda la grafia del termine, boomer non richiede l’uso dell’iniziale maiuscola, in quanto si tratta non di un nome proprio, ma di un nome comune che identifica una classe di individui. Al plurale, il termine oscilla tra la forma invariata e quella che prevede l’aggiunta del morfema finale -s (marca del plurale in inglese), con una leggera prevalenza del tipo invariato, a cui sarà forse preferibile ricorrere, in quanto conforme al trattamento riservato ai prestiti stranieri attestati da tempo in italiano.

Esempi d'uso

  • Il passaggio del testimone dai “boomers” ai “millennials”, però, è significativo e anche controverso. I nati fra il 1946 e il 1964, infatti, si vantano di aver cambiato la società, inventando l’impegno politico. I “millennials”, invece, vengono descritti spesso come freddi, distaccati, egoisti, immersi nella realtà digitale e disinteressati alla società che li circonda. (Paolo Mastrolilli, Addio baby boomers, il mondo è dei millennials, Stampa.it, sez. Cultura, 21/1/2015)
  • Oggi “Ok, Boomer” è diventata una sorta di risposta-reazione alle paternali antipatiche e distanti che i membri della “Generazione Z” (cioè nati tra la fine degli anni ‘90 e la fine dei ‘00) devono sorbirsi dai “Baby boomer” (cioè nati tra la metà degli anni ‘40 e ‘60). È un’espressione ma soprattutto un meme nato su TikTok e su Twitter, finito sul New York Times e che ormai è ovunque. Praticamente una guerra tra nonni e nipoti, come se all’ennesima borbottata sui soldi di Zio Paparone, Qui Quo e Qua rispondessero insieme: “Ok, Boomer!”. (Valerio Coletta, Cosa vuol dire "Ok, Boomer", la frase che state sentendo ovunque, Esquire.com, 8/11/2019)
  • I Boomers sono caratterizzati da ansia riformista e, orgogliosi della propria storia (Sessantotto e dintorni), si considerano ancora oggi una generazione di innovatori: è la generazione che ha visto scendere il primo uomo sulla luna, quella che ha rotto col mondo contadino e preindustriale dei padri, che ha avviato il Paese versi la modernizzazione. (Federico Capeci, Generazioni: Chi siamo, che cosa vogliamo, come possiamo dialogare, Milano, FrancoAngeli, 2020).
  • Tutto vero, ma il mito che associa web e giovani smanettoni va anche sfatato, così come va sfatata la narrazione dei ragazzi della Gen Z attaccati ai device nei giorni di lockdown. O meglio: è una lettura che va quantomeno integrata, perché “peggio” dei giovanissimi hanno fatto i boomers, termine con cui sui social vengono indicati i “vecchi”. (s.n., Il boom dei boomers online, Repubblica.it, sez. Economia&Finanza, 7/5/2020)
Sara Giovine

Approfondimenti e link

26 gennaio 2021


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