Varianti: casa di comunità
Ambito d'uso: burocrazia, economia, politica, sanità
Ambito d'origine: sanità, politica
Categoria grammaticale:
loc. sost. f.
Struttura prevista dal PNRR e facente parte del Servizio Sanitario Nazionale che offre servizi di cura e di assistenza sociosanitaria ai cittadini
Locuzione formata dall’unione di tre elementi: il sostantivo casa, la preposizione della e il sostantivo comunità
2020
"I servizi territoriali ci sono solo in Emilia-Romagna e in Veneto. Al Sud mancano anche i posti letto delle RSA. Telemedicina, Casa della Comunità e Ospedali della Comunità, nel peggiore dei casi, fanno parte del libro dei sogni, nel migliore del piano ministeriale di resilienza di cui si discuterà nei prossimi mesi." (Alessandro Trocino, Medici di base e Covid-hotel, cosa manca, “Corriere della Sera”, 27/10/2020, p. 11; qui Casa della Comunità potrebbe essere un refuso per Case della Comunità).
Nessuna
Diffusione al: 10 luglio 2023
“casa della comunità” + “PNRR”
Google: 121.450 r.
“la Repubblica”: 94 r. (2021: 29 r; 2022: 52r.; 2023: 13r.)
“Corriere della Sera”: 115 r. (2020: 1 r.; 2021: 50 r.; 2022: 44 r.; 2023: 20r.)
“casa di comunità” + “PNRR”
Google: 169.100 r.
“la Repubblica”: 279 r. (2021: 77 r.; 2022: 153 r.; 2023: 49 r.)
“Corriere della Sera”: 235 r. (2021: 47: 1 r.; 2022: 126 r.; 2023: 62 r.)
La locuzione casa della comunità nasce in ambito sanitario e politico per indicare una nuova struttura del Servizio Sanitario Nazionale previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Il PNRR, attraverso lo stanziamento di circa 2 miliardi di euro, prevede infatti la realizzazione di due tipologie di presìdi territoriali in grado di offrire servizi di cura e di assistenza sociosanitaria ai cittadini: le case della comunità “di riferimento” o “centrali” (definite hub, con un anglismo non adattato), ossia grandi strutture in cui gruppi di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e altri professionisti della salute assicurano la loro presenza 7 giorni su 7, 24 ore su 24, garantendo servizi di cure primarie, di cure specialistiche ambulatoriali, servizi diagnostici di base, infermieristici, punti prelievi, ecc.; le case della comunità “periferiche” (dette spoke), ossia strutture più piccole, dislocate in modo capillare nel territorio, soprattutto nelle aree rurali e montane del nostro Paese, che fanno riferimento alla casa della comunità centrale; questa seconda tipologia non è a tempo pieno e offre meno servizi sociosanitari.
Dal punto di vista linguistico, l’espressione, non registrata in nessun dizionario, è formata da N (casa) + prep. (della) + N (comunità) e può trovarsi attestata anche con la preposizione di. In effetti, in ambito sanitario solitamente si predilige la formazione di locuzioni con schema N + di + comunità o famiglia, con cui si indicano figure o presidi dedicati alla cittadinanza: es. infermiere/a di comunità e di famiglia, medico/a di comunità e di famiglia, medicina di comunità, ospedale di comunità.
Gli esempi rintracciati in testi ufficiali, nella stampa e in altri canali ufficiali di singoli politici o di strutture governative mostrano alcuni dati interessanti: 1. la crescente diffusione della locuzione; 2. l’oscillazione tra le due preposizioni, anche all’interno di uno stesso testo, ma con una netta preferenza – nonostante la denominazione del PNRR – per la forma casa di comunità; 3. l’arbitrarietà nell’uso delle maiuscole (spesso si trovano Casa della/di Comunità o Casa della/di comunità).
7 settembre 2023
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