doomscrolling

Varianti: doom-scrolling, doom scrolling

Ambito d'uso: nuovi media, psicologia, rete

Ambito d'origine: nuovi media, rete

Categoria grammaticale:

sost. m. inv.

Definizione

'L’azione di scorrere compulsivamente le pagine di un sito, la bacheca di un social network e sim., alla ricerca di cattive notizie'.

Etimologia

Prestito integrale dall’inglese, composto da doom ‘sventura, destino infelice’ e scrolling ‘scorrimento’.

Prima attestazione

2020
Si chiama doomscrolling o doomsurfing, forse ne avete sentito parlare. Alla fine di aprile il dizionario Merriam-Webster li ha aggiunti alle parole di tendenza. Di cosa si tratta? Della tendenza di chi continua a leggere cattive notizie, scorrendo contenuti sui social network, anche se quelle notizie sono ansiogene, tristi, scoraggianti o deprimenti, e senza la possibilità di fermarsi o fare un passo indietro. Insomma una specie di scroll continuo e colmo di negatività (Nicola Zamperini, Che cos’è il doomscrolling?, www.nicolazamperini.com, 8/6/2020). 

Periodo di affermazione:

2020-2021

Presenza sui dizionari

Nessuna

Repertori

Treccani Neologismi della settimana (22-28/11/2021)

Diffusione al: 18 novembre 2021

Google: 4.400 r. (+ 1.320 r. per doom-scrolling e doom scrolling)
Google libri: 171 r. (1 solo verificabile)
“Corriere della Sera”: 1 r.
“la Repubblica”: 0 r.
“La Stampa”: 0 r.

Note

Doomscrolling è un prestito integrale dall’inglese, composto di doom − parola che (come ricorda il Merriam-Webster) denota l’oscurità e il male e che significa ‘sventura, destino infelice’ ma anche ‘condanna’ – e di scrolling (dal verbo to scroll ‘far scorrere’), termine in uso anche nella nostra lingua, registrato dai dizionari contemporanei come lo ‘scorrimento in senso verticale del testo sullo schermo di un computer’ (Zingarelli 2021), ma anche di smartphone e tablet.

Attestato in inglese a partire dal 2018 (in un post di Twitter), il termine doomscrolling si è diffuso in rete e nella stampa angloamericana ed è stato registrato nel 2020 da diversi dizionari inglesi come una delle moltissime nuove entrate lessicali legate alla pandemia. Giunto in italiano attraverso la rete (e in qualche caso anche tramite la stampa italiana che ha ripreso e tradotto articoli inglesi e americani), il termine indica il comportamento compulsivo per il quale non riusciamo a smettere di scorrere (scrollare, appunto, verbo ormai entrato nel lessico italiano, registrato dallo Zingarelli 2021 nel significato di “scorrere sullo schermo, detto di flusso di dati”) notizie negative, tristi o deprimenti, online e sui social network, innescando un circolo vizioso di malessere. Il fenomeno non è nuovo ma ha vissuto una crescita esponenziale durante la pandemia di Covid-19. Diversi esperti e psicologi, in primis americani, si sono attivati per mettere in guardia le persone dai pericoli del doomscrolling e dalle conseguenze che tale comportamento può avere sulla salute mentale, suggerendo soluzioni pratiche volte a limitare l’uso dei social network o a promuoverne un utilizzo più consapevole.

Le prime attestazioni in italiano di doomscrollig rintracciabili sul web risalgono all’estate del 2020. I risultati delle ricerche in rete e sulla stampa suggeriscono una circolazione del termine ancora limitata. Lo troviamo in riviste e giornali online, che spesso riprendono articoli e interviste di quotidiani americani e inglesi, e, sporadicamente, nei siti e nei blog di psicologia e salute mentale.

Oltre alle varianti grafiche, minoritarie, doom scrolling e doom-scrolling, si registra anche la forma doomsurfing, dal verbo (to) surf impiegato per denotare la navigazione in rete, decisamente meno diffusa. Non sono invece attestati, almeno per il momento, traducenti italiani o forme parzialmente adattate.

Esempi d'uso

  • Doomscrolling è stata menzionata per la prima volta su Twitter nel 2018, ed è il termine, divenuto ormai popolare, che descrive, in senso lato, la lettura ossessiva delle notizie (per molti, oggi, scatenata dalla paura e dall’ansia) e, in senso stretto, il concetto si riferisce più specificamente allo scorrimento veloce dei feed e delle informazioni dal mobile. (Maria Carmela Ostillio, Doomscrolling, “SDA Bocconi Insight”, 19/6/2020)
  • Le cause del doomscrolling non sono soltanto da cercare negli esseri umani, ma anche nella tecnologia: gli algoritmi che fanno funzionare i social network sono pensati per tenere le persone incollate agli schermi, e "amplificano qualsiasi emozione ci faccia continuare a guardare, specialmente quelle negative" ha spiegato David Jay del Center for Humane Technology. (È stato anche l’anno del “doomscrolling”, “il Post”, 30/12/2020)
  • Daniele Marchesi, che ogni giorno aiuta gli utenti del web dalla sua pagina Instagram lapsicologiaperte, ha stilato un vademecum utile ad evitare il doomscrolling. […] “Con il doomscrolling si rischia di caricarsi di emozioni non proprie. Come dei cani da tartufo muoviamo il pollice con l’idea di trovare qualcosa che solletichi la nostra amigdala, alla ricerca di felicità, leggerezza e, perché no, a volte anche di rabbia e sdegno. È un modo di evadere dalla realtà che crea un nuovo spazio emotivo virtuale e restituisce una serie di emozioni che non hanno nulla a che vedere con ciò che si ha intorno. Il pericolo è di farsi assorbire dalla propria mente, pensieri e sensazioni, perdendo il senso della realtà” spiega Marchesi. (Laura Alberti, Doomscrolling, che cos’è e perché può minare la nostra salute, www.disalute.it, 7/6/2021)
  • La nostra terminologia cattura questa condizione: siamo risucchiati in «buchi neri» di «doomscrolling» o diamo linfa vitale al «vampiro temporale» dei video in riproduzione automatica. (J.B. MacKinnon, Il giorno in cui il mondo smette di comprare, Il Saggiatore, Milano, 2021)
Luisa di Valvasone

Approfondimenti e link

16 dicembre 2021


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